Famiglia Ligresti, l'impero di mattone e finanza finito tra i processi

Cronaca

Francesco Sicilia

Salvatore Ligresti con i figli Paolo, Jonella e Giulia (archivio Fotogramma)
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Negli anni '80 l'ascesa di "Don Salvatore", ribattezzato poi "Mister 5%" per le sue partecipazioni in importanti gruppi italiani. In mezzo tante vicissitudini: dal sequestro della moglie alle inchieste che hanno coinvolto anche i figli

Prima l’ascesa e i fasti nell’Italia del boom economico, poi le vicende di cronaca, le indagini e i processi. Storia della famiglia Ligresti, storia di una famiglia che tra edilizia, assicurazioni e grande finanza, in un modo o nell’altro, è stata tra le dinastie italiane più chiacchierate dell’ultimo mezzo secolo. La scalata dell’ingegnere Salvatore Ligresti, nato a Paternò (Catania) e morto nello scorso maggio all’età di 86 anni, incontra i primi ostacoli col sequestro della moglie, Antonietta Susini, detta “Bambi”, nel 1981. Arrivano successivamente i guai giudiziari dello scandalo “Aree d’oro”. Ma è Tangentopoli a travolgere “Don Salvatore”, con 112 giorni passati nel carcere di San Vittore. Ligresti però riesce a ripartire e conquista l’appellativo di “Mister 5%” dovuto alle sue piccole partecipazioni in importanti gruppi, tra cui anche Rcs e Unicredit. Dal 2012 inizia la parabola discendente di Fondiaria-Sai, finita nel tentativo di evitare il fallimento sotto il controllo di un altro colosso delle assicurazioni, la Unipol. Una vicenda che ha lasciato strascichi giudiziari ai figli Jonella, Giulia e Paolo (ORDINE DI CARCERAZIONE PER GIULIA LIGRESTI).

L’ascesa di Ligresti

Approdato in Lombardia dopo la laurea, Ligresti, mattone dopo mattone, riesce a fare fortuna costruendo palazzi a Milano. Partito da uno studio di progettazione, si sposa a 34 anni con Antonietta Susini, figlia del provveditore alle opere pubbliche della Lombardia, e nell'arco di vent’anni si inserisce nel mondo della finanza e degli affari, per diventare negli anni Ottanta uno degli uomini più facoltosi d’Italia, grazie alla ricchezza accumulata con l’edilizia. “Don Salvatore”, una delle figure rampanti della Milano da bere dei socialisti di Bettino Craxi, entra nei salotti della finanza sotto l'ala di altri protagonisti di quegli anni: l'avvocato siciliano Antonino La Russa (padre di Ignazio) e il numero uno di Mediobanca, Enrico Cuccia.

Il sequestro della moglie e le “Aree d’oro”

Nel febbraio 1981, la famiglia Ligresti finisce nel mirino di una banda di sequestratori: la moglie di Salvatore, “Bambi” Susini, viene rapita mentre sta andando a prendere i figli Jonella, Giulia e Paolo da scuola, in zona San Siro. Viene liberata dopo quasi due mesi dietro pagamento di un riscatto. Si parla all’epoca di circa 600 milioni di lire. Successivamente, due dei sequestratori verranno uccisi: uno in carcere, uno carbonizzato. A metà anni Ottanta, “Don Salvatore” finisce coinvolto nello scandalo delle aree d'oro, legate all'acquisto a caro prezzo da parte del Comune di Milano di terreni agricoli dell'ingegnere.

Gli anni di Tangentopoli

Nel 1992, Salvatore Ligresti viene travolto dall’uragano giudiziario di Tangentopoli.  Arrestato con l’accusa di corruzione finalizzata all’aggiudicazione di appalti di Ferrovie Nord e della metropolitana milanese, Ligresti passa 4 mesi in carcere: Nel 1997 arriva la condanna definitiva che sancisce la perdita dei requisiti di onorabilità richiesti per ricoprire incarichi in Premafin e Fondiaria-Sai. Don Salvatore cede il gruppo ai suoi figli.

I figli di Ligresti

La primogenita è Jonella, nata nel 1967. Nel 2007 è la prima donna a entrare nel cda di Mediobanca. Prima, quando aveva 23 anni, è approdata in Premafin, dove è stata anche vicepresidente. In Fonsai, invece, ha ricoperto la carica di presidente. La seconda figlia è Giulia, nata nel 1968: è stata presidente e amministratore delegato di Premafin Finanziaria Holding e vicepresidente di Fonsai. Il più giovane è Paolo, del 1969, che oltre a essere vicepresidente di Premafin e di Milano Assicurazioni, è stato presidente di Immobiliare Lombarda e di Atahotels e membro del Cda del Milan.

Il crac Fonsai

Nel 2011, Fonsai, Milano Assicurazioni e Premafin, capisaldi della “holding Ligresti” sono in grave difficoltà. Mediobanca, storico partner della famiglia, spinge i Ligresti a cederne il controllo alla Unipol. Da lì partono due inchieste delle Procure di Milano e Torino. Nel 2012 viene aperta un'indagine su Ligresti per il reato di aggiotaggio in relazione a due trust esteri titolari del 20% di Premafin, riconducibili a lui; un secondo filone d'inchiesta riguarda la bancarotta delle holding immobiliari di famiglia. Il 17 luglio 2013 Ligresti viene arrestato dalla guardia di finanza su ordine della Procura di Torino per il reato di falso in bilancio e manipolazione di mercato. La magistratura ritiene che Ligresti, ai domiciliari a causa dell'età avanzata, abbia nascosto l'ammanco di 600 milioni di euro nel bilancio della compagnia assicurativa con 253 milioni di presunti dividendi ritenuti illeciti e distribuiti tra i componenti della sua famiglia. La ricostruzione del crac Fonsai fatta dalla procura di Torino è confermata dalla sentenza di primo grado del tribunale che, a ottobre del 2016, condanna Ligresti a 6 anni per falso in bilancio. Altra sentenza di primo grado riguarda la vicenda Premafin: a fine novembre 2017 il Tribunale di Milano condanna l'imprenditore di origini siciliane a 5 anni per aggiotaggio.

Le vicende giudiziarie dei figli

Gli strascichi giudiziari hanno travolto anche i figli di “Don Salvatore”. Nel luglio 2018 l’ultimogenito Paolo, dopo il primo grado, è stato assolto anche in appello nel processo milanese per falso in bilancio e aggiotaggio, nell'ambito di un filone dell’inchiesta su presunti illeciti nella passata gestione di Fonsai. Il procedimento milanese è una costola di quello avviato a Torino (che in primo grado si è concluso con varie condanne) per cui Paolo Ligresti, nell'estate 2013, era stato uno dei destinatari assieme, tra gli altri, al padre e alle sorelle Jonella e Giulia, di una ordinanza di custodia cautelare in carcere mai eseguita in quanto cittadino svizzero. Nel 2015, però, ha deciso di rientrare in Italia per costituirsi e per affrontare il processo in abbreviato che si è chiuso con la sua assoluzione e la revoca degli arresti domiciliari. La sorella Giulia deve scontare due anni e mezzo dopo aver patteggiato la condanna. Nel procedimento principale di Torino, gli imputati sono in attesa della fissazione dell’appello. In primo grado, l’11 ottobre 2016, il Tribunale di Milano aveva condannato, fra gli altri, Salvatore e la figlia maggiore Jonella rispettivamente a 6 anni e 5 anni e 8 mesi di reclusione.

La morte di "Don Salvatore"

Mentre è ancora in mezzo alle tante sue vicissitudini giudiziarie, Salvatore Ligresti, ormai ritiratosi da tempo a vita privata, si ammala e muore, nel maggio 2018, all'ospedale San Raffaele di Milano.

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