Figlicidi, la madre di Federico Barakat: "Approvare il ddl per salvare i bambini"

Cronaca
Giulia Mengolini

Giulia Mengolini

I casi negli ultimi 20 anni sono 535. Nel 2009 Federico Barakat, otto anni, è stato ucciso dal padre durante un incontro protetto. Una morte senza responsabili, per via di un vuoto giuridico che il disegno di legge 91 presentato in Senato vuole colmare. "Riguarda tutti i bambini e non ha colore politico", dice la madre Antonella Penati a Sky TG24: "Un genitore violento non può mai essere un buon genitore"

Federico Barakat aveva otto anni quando nel 2009 venne ucciso da suo padre durante un incontro con il genitore nell’ambito “protetto”, o almeno così sarebbe dovuto essere, all’interno dell’ASL di San Donato Milanese. Nonostante le dieci denunce sporte dalla madre Antonella Penati, preoccupata dalla pericolosità dell’ex, l’uomo è potuto entrare nella stanza dove doveva incontrare suo figlio con un coltello, con cui lo ha colpito 37 volte prima di togliersi la vita. Sono passati quasi 15 anni, e la morte di Federico Barakat è ancora senza un colpevole. La Giustizia ha stabilito che l’Asl in questione non aveva alcuna responsabilità: il decreto di affido si preoccupava di garantire il rispetto della genitorialità, ma non la tutela della vita del bambino. Un buco normativo in risposta al quale il 5 luglio in Senato è stato presentato un disegno di legge (il numero 91) di cui prima firmataria è la senatrice dem Valeria Valente, che vuole colmare i vuoti legislativi, come quello di Federico, in materia di provvedimenti dei figli nei casi di violenza di genere o domestica. A presentare il ddl, insieme a Valente c’erano la mamma di Federico, Antonella Penati, e Federico Sinicato, rispettivamente presidente e vicepresidente dell'associazione Federico nel cuore, oltre a Vittoria Tola, responsabile nazionale dell'Udi (Unione Donne Italiane), e Alessandra Menelao, responsabile dei centri di ascolto mobbing e stalking. "Questo ddl", ha dichiarato Valente in Senato, "è tanto semplice quanto radicale e profondo: un compagno, un marito violento non può essere un buon padre".

Figlicidi, 515 i casi dal 2009. L'87% compiuto dai padri

Quello dei figlicidi in Italia è un quadro nero: negli ultimi 20 anni, i casi sono stati 535, dal 2009 a oggi 515, “uno ogni 15 giorni” sottolinea Penati a Sky TG24. L'anno peggiore è stato il 2014, con 39 figlicidi, seguito dal 2018 con 33, mentre dal 2020 ad oggi se ne contano già 31 (non esiste una rilevazione Istat sui figlicidi: i dati sono stati forniti dall'associazione Federico nel cuore onlus, ndr). Nell'87% dei casi gli assassini sono i padri, nel 13% le madri. Racconta Penati che il ddl è stato ripresentato perché a causa della caduta del governo Draghi non era arrivato all’approvazione. “Abbiamo dovuto ricominciare tutto da capo. Fortunatamente questo disegno di legge è sostenuto da molti senatori, in conferenza stampa erano presenti anche quelli dell’opposizione”. Ci tiene a sottolineare la madre di Federico che “questo ddl riguarda tutti i bambini, non ha colore politico e dovrebbe essere sostenuto da tutti i partiti”.

Dieci denunce inascoltate e l'incontro obbligato

L’obiettivo è colmare un profondo vuoto legislativo e tutelare i piccoli che non possono difendersi di fronte a un genitore violento. “Federico non ha avuto giustizia per via di una ragione agghiacciante”, spiega Penati: “Perché nel decreto di affido non era specificato che l’ente affidatario - cioè le parti terze che possono essere i servizi sociali come il Comune – avesse l’obbligo di tutelarlo nella sua incolumità fisica e psichica, ma solo quello di favorire l’incontro genitoriale con il padre”. Nonostante la madre di Federico avesse sporto nei confronti dell’ex dieci denunce, “e fosse reo confesso di tentata aggressione e omicidio a mio carico”, racconta, il bambino è stato prelevato da scuola e portato all'incontro con il genitore. “Questo è incostituzionale secondo l’articolo 32 della Costituzione” secondo cui La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività.

"Un genitore violento non può essere un buon genitore"

Per la morte di Federico Bakarat non ci sono responsabili. “Nessuno ha pagato per quello che è successo in un contesto protetto dallo Stato, mio figlio non ha mai avuto giustizia”. Il ddl 91, dice Penati, “stabilisce finalmente che un bambino inserito in un contesto dove uno o entrambi genitori sono violenti o inadeguati non deve essere esposto alla violenza”, che si traduce con il divieto di incontro con il genitore maltrattante, ponendo il bambino al centro e facendo prevalere il principio per cui la tutela dei bambini prevale sul diritto dei genitori di vedere i propri figli. C’è infatti anche un tema culturale su cui vale la pena porre l’attenzione. “E’ pur sempre suo padre”, si dice spesso per legittimare il legame biologico che val al di là delle circostanze. “Ma un genitore, se violento, non può in alcun modo essere un buon genitore”, ribadisce la madre di Federico. “Ed è importante sottolineare che l’87% di chi compie un figlicidio è un uomo, e nella maggior parte dei casi lo fa per vendetta nei confronti della madre del bambino, per punirla”. Il ddl vuole anche impedire "che le donne che denunciano siano ritenute, come spesso avviene, madri non adeguate o calunniatrici. Paradosso che ha comportato un preoccupante incremento di minori affidati ai servizi sociali, spesso privi della necessaria formazione".  

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Partita anche una petizione su Change.org (si può firmare qui) che ha già superato le 11mila firme e sollecita “il Presidente del Senato e il Ministro della Giustizia affinché il disegno di legge sia posto con urgenza in discussione e approvato in tempi brevi, prima di dover leggere sui giornali la notizia di un ulteriore e inaccettabile figlicidio”. Penati racconta di aver scritto anche alla premier Giorgia Meloni, dalla quale non ha ricevuto risposta, per chiedere un segnale concreto. “Litigate su quello che volete, schieratevi, ma mettete i bambini al centro e proteggeteli. Non hanno identità politica”, è il senso di quello che ha scritto nella lettera. Quella di Antonella, che si definisce fiduciosa ma “esausta”, è una battaglia “di tutti” perché quello che è successo a suo figlio non continui ad accadere. “Federico non c’è più, ma questo ddl può dare senso alla sua morte. Spero che presto possa essere ricordato per un progetto di legge che tutela tutti gli altri bambini”.

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ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

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