
Chi è Alfredo Cospito, l'anarchico detenuto con il 41 bis in sciopero della fame
Detenuto da oltre 10 anni, nell'ottobre 2022 ha iniziato questa forma di protesta contro l'applicazione del carcere duro nei suoi confronti. Condannato per aver gambizzato nel 2012 l'ad di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi e per aver piazzato due ordigni esplosivi fuori da una caserma di Cuneo nel 2006, i suoi legali ritengono che non ci siano le condizioni per tenerlo in cella con il regime del carcere duro e dell'ergastolo ostativo

Continua lo sciopero della fame di Alfredo Cospito (in foto). L’anarchico italiano che ha militato tra le file della Fai, Federazione Anarchica Informale – detenuto da oltre 10 anni nel carcere di Bancali, in provincia di Sassari – ha iniziato questa forma di protesta lo scorso 20 ottobre 2022 contro l’applicazione nei suoi confronti dell’articolo 41-bis dell’ordinamento penitenziario, quello che prevede il “carcere duro”, e dell’ergastolo ostativo, per cui non può accedere ai benefici penitenziari che sono invece concessi ad altri incarcerati
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LE CONDANNE DI COSPITO – Cospito si trova in carcere perché ritenuto responsabile di due diversi episodi portati a termine e rivendicati dalla Fai. Il primo è l’esplosione, avvenuta il 2 giugno 2006, di due ordigni piazzati davanti all’ex caserma degli allievi dei Carabinieri di Fossano, Cuneo. La magistratura torinese ha condannato a 20 anni Cospito per quei fatti, inizialmente qualificati sotto il reato di tentata strage, anche se non provocarono né morti né feriti. In foto, Cospito nel 2013
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Dopo un passaggio in Cassazione, il procedimento è però tornato alla Corte d’Appello di Torino, con l’ipotesi di reato riconfigurata in strage ai danni dello Stato e con richiesta di condanna all’ergastolo con 12 mesi di isolamento diurno. Cospito è stato poi condannato a 10 anni e 8 mesi per aver gambizzato a Genova, il 7 maggio 2012, l’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi. In foto, il comunicato con cui la Fai ha rivendicato l'attentato ad Adinolfi
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IL 41-BIS - Il regime del “carcere duro”, prima della vicenda di Cospito, non era mai stato applicato nei confronti di un anarchico. Gli unici condannati a cui era stato riservato erano stati i capi e i sottocapi dei clan mafiosi e i terroristi. La norma è stata pensata per evitare che i vertici delle organizzazioni criminali, una volta detenuti, riescano a comunicare con gli affiliati all’esterno delle strutture carcerarie, così da neutralizzare ulteriori pericoli per l’ordine e la sicurezza dello Stato. In foto, Cospito nel 2013
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Si vanno quindi a limitare tutte le possibilità di contatto con altre persone del detenuto in 41-bis, a partire da quelle con altri incarcerati e arrivando a ridurre anche i suoi momenti al di fuori della cella (sempre sorvegliata) e i colloqui con i familiari. In foto, Cospito nel 2012

LE POLEMICHE E LO SCIOPERO DELLA FAME – La scelta di applicare il 41-bis a Cospito è motivata dal diffondersi di una serie di alcuni suoi scritti e opuscoli che, invitando gli anarchici a non rinunciare alla violenza, per i giudici lasciano intendere un suo collegamento con la militanza attiva al di fuori del carcere. In foto, Cospito nel 2012

Cospito viene quindi ritenuto capace di spingere i movimenti anarchici verso nuovi atti criminali, indicando anche i potenziali obiettivi da colpire. In conferenza con la Corte d’Appello di Torino, lo stesso Cospito – che ha definito l’articolo 41bis e l’ergastolo ostativo come “abomini repressivi” – ha ribadito di non sentirsi né “un sanguinario” né un “professionista degli esplosivi”, pur riconoscendo le sue responsabilità per i reati che lo hanno visto condannato

Contro l’applicazione del regime del 41-bis a Cospito i suoi legali avevano fatto reclamo al Tribunale di Sorveglianza di Roma, che ha respinto la richiesta perché il detenuto potrebbe continuare ad esercitare "il suo ruolo apicale" nella Fai anche dal carcere. I legali di Cospito hanno quindi fatto appello al ministro della Giustizia Nordio e ricorso in Cassazione. Gli avvocati ritengono che la motivazione alla base della scelta del 41bis nei suoi confronti sia carente, considerando che non esisterebbe nessuna associazione terroristica da ricondurre a Cospito

Se è vero che la Fai è ancora operativa, dal 2012 – sostengono gli avvocati di Cospito – non si può più parlare di un'associazione terroristica vera e propria. Venendo meno questa condizione, per la difesa si sgretolerebbero i presupposti per tenere in carcere il loro assistito con il 41-bis

Oltre a diverse manifestazioni di strada a favore della richiesta di Cospito, da quando l'uomo ha dato inizio al suo sciopero della fame si sono moltiplicati gli appelli alle istituzioni per ripensare all'applicazione del 41-bis nei suoi confronti. Nel gennaio 2023, 38 fra intellettuali e giuristi - tra cui Don Ciotti, Massimo Cacciari e Moni Ovadia - hanno inviato una lettera con cui chiedono a Nordio un intervento che ponga fine alla protesta di Cospito

A fine gennaio 2023 lo sciopero della fame di Cospito ha superato i 100 giorni, e il Garante dei detenuti e il suo medico di fiducia hanno lanciato l'allarme sulle condizioni di salute dell'anarchico. L'uomo continua a rifiutare anche l'alimentazione forzata ed è dimagrito di oltre 40 kg

Contemporaneamente si sono moltiplicate le azioni degli anarchici che protestano in suo favore. E il governo ha scelto la linea dura: “Lo Stato - ha detto il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi - non si lascerà mai intimidire e condizionare da queste azioni del tutto inaccettabili, nella convinzione che nessuna rivendicazione o proposta possa essere presa in considerazione se viene portata avanti con questi metodi, ancor più se rivolti contro le forze dell'ordine”

Il legale di Cospito ha presentato un ricorso in Cassazione contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma che ha respinto un reclamo contro l'applicazione del 41 bis per 4 anni. L'udienza sul caso è stata anticipata al 7 marzo 2023
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