I dipendenti sono scesi in piazza per protestare contro il piano illustrato nei giorni scorsi dal governo che prevede una riduzione delle lavorazioni nel capoluogo ligure. I manifestanti hanno lasciato lo stabilimento e si sono recati alla stazione genovese di Cornigliano, dove è in atto il presidio, annunciando di “non spostarsi fino a quando non ci saranno novità”. Salis: "Difenderò i lavoratori fino in fondo"
Sciopero dei lavoratori dell'ex Ilva di Cornigliano a Genova. I dipendenti sono scesi in piazza per protestare contro il piano illustrato nei giorni scorsi dal governo che prevede una riduzione delle lavorazioni nel capoluogo ligure. Con alcuni mezzi pesanti, i manifestanti hanno lasciato lo stabilimento e si sono recati alla stazione genovese di Cornigliano, dove è in atto il presidio, annunciando di “non spostarsi fino a quando non ci saranno novità”. Intanto, le strade sono bloccate e la città è divisa in due per la discesa in piazza dei manifestanti. Presente all'astensione anche la sindaca di Genova, Silvia Salis, la quale ha dichiarato che “difenderò i lavoratori fino in fondo, perché sono parte integrante dello sviluppo di Genova” e “questa amministrazione è al loro fianco e non farò sconti a nessuno: farò qualsiasi cosa per ottenere delle risposte".
Il piano del Mimit
Il piano comunicato dal Mimit indica un ridimensionamento dello stabilimento genovese con il trasferimento della zincatura nello stabilimento di Novi Ligure e una una riduzione dei lavoratori a 585 unità operative e 70 impegnate nella formazione. “Questa settimana tornerò a parlare con il ministro Adolfo Urso, sperando ci siano delle novità. Nel nostro ultimo incontro non ci sono state date risposte, ci è stato presentato un piano transitorio che non offre certezze né ai lavoratori né alla città. Sono risposte che non ci vanno bene, qui è in gioco lo sviluppo di questa città e la sua sostenibilità sociale”, ha detto ancora Salis. "Da sindaca l'unica domanda che mi interessa è: che cosa fa lo Stato se non intervengono investitori privati? Al ministro l'ho chiesto tre volte senza ottenere una risposta chiara. Se ha un'idea, deve dircela”, ha aggiunto.
Salis: “La politica del governo non convince me né la città”
La prima cittadina genovese ha poi ribadito che “il governo e la Regione dicono che sarebbe bello se arrivassero investitori a febbraio, ma ricordo che anche a settembre, quando ci siamo resi disponibili a ragionare sul forno elettrico, sembrava che ci fosse qualcuno pronto a investire subito. E invece non c'era nessuno”. Poi ha concluso: “Al ministro dirò che la politica che sta portando avanti non mi convince e non convince la città. Stiamo parlando di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie. È una linea strategica per il Paese”.
Salis: “Sono preoccupata perché non c'è un progetto”
"Siamo andati a Roma e ci aspettavamo non solo un impegno per i prossimi mesi, ma una visione, un progetto", ha proseguito la sindaca. "Il tema è che non c'è un progetto su come mantenere insieme tutti i siti, su come fare gli investimenti, non c'è chiarezza sugli investitori e soprattutto, la cosa più importante e che spaventa di più i lavoratrici e i lavoratori è che lo Stato non si è impegnato nettamente nel dire in caso di mancata assegnazione 'noi ci impegneremo con una statalizzazione' anche provvisoria e transitoria per poter garantire la produzione, poter garantire l'arrivo di nuovi investitori", ha aggiunto Salis. La prima cittadina ha poi precisato che "questo ha spaventato enormemente, non ci sono state buone notizie. Dare un contentino per qualche mese per la produzione, che tra l'altro a Genova chiude una linea e mette personale sovrabbondante sull'altra linea è una non-soluzione anche tecnicamente rigettata dai lavoratori. Devo dire che sono molto preoccupata".