Dedicato alle gemelle Kessler e a chi da solo non può stare

Mentre, come tutti, rimango commossa per il dadaumpa con cui Alice ed Ellen hanno deciso di uscire di scena, inevitabilmente, , penso. A chi invece è poco incline o poco abituato alla tabellina dell’uno. A chi, al di là di quanto fosse popolato il suo sacco amniotico, fuori da lì cerca, non cerca, comunque trova: e s’aggemella. Con un uomo, una donna, un’amica, un figlio, un cane. A chi da solo finisce per non sapersi più pensare, non potersi vivere. Quali pericoli corre? A quali emozioni che al resto del mondo sono negate può invece accedere? Da uno studio della solita Università Americana sulle coppie eterosessuali simbiotiche, per partire dal caso più comune di aggemellamento, emerge che siano le prime in cui si spegne il fuoco della passione- perché dove non c’è più l’Altro, come può il nostro corpo continuare a rimanere nervoso e a tendersi? Che bisogno avrebbe di farlo, se l’Altro è già in sé, se l’Altro è sé? Addirittura pare che gli uomini di queste coppie, con il tempo passato insieme, giorno dopo giorno dopo giorno, e ogni giorno allacciato a quello della compagna, finiscano per assumere fisicamente dei tratti, delle posture femminili. E le donne dei tratti e delle posture maschili. Che paura: potremmo pensare. Se non fosse che, appunto, la decisione delle Kessler ci commuove. Ci commuove il villino in Germania, a Grunwald, il sobborgo ricco a sud di Monaco, con gli ingressi indipendenti e le due camere da letto al piano di sopra, dove abitavano da quarant’anni. Cenando insieme sera dopo sera dopo sera- una volta alla settimana con una coppia di amici. Ci commuovono i ventiquattro anni a Roma - sera dopo sera dopo sera. Insieme. Prestandosi Alice a un uomo sposato, Enrico Maria Salerno, con apparente esibita allegria, l’altra a un traditore, Umberto Orsini, soffrendo in silenzio: ma regalandosi pienamente solo l’una all’altra. Accompagnandosi forse a due persone in qualche modo irraggiungibili, proprio per rimanere così. Lei e lei, nel sacco amniotico in cui hanno trasformato il loro destino. Che paura: che incanto, dev’essere. Sapere, sentire di non essere soli, mai. Avere quattro gambe, due cervelli - ascolta/come mi batte forte il tuo cuore… Poter dire che sì: in questo largo, largo mondo, qualcuno l’abbiamo incontrato per davvero. L’abbiamo conosciuto, amato, ci ha riconosciuti, ci ha amati. Non è possibile che accada senza dovere necessariamente rinunciare ai tratti del nostro viso, a una vita sessuale appagante? O noi, o io e te? Non ho dubbi che l’Università Americana abbia dedicato studi e studi a queste domande, per arrivare a sostenere che le relazioni più sane siano quelle in cui l’individuo rimane centrato in se stesso e proprio per questo può legarsi all’altro eccetera eccetera. Grazie, Università Americana. Peccato però che la poesia, se si tratta di relazioni, ne sappia sempre un po’ di più della psicologia. Ascolta/come mi batte forte il tuo cuore… Se a qualcuno è successo di sentirlo, io credo che l’io non possa che rimanere invaso per sempre. Finché morte non ci separi, per quanto riguarda noi semplici creature. Anche oltre, per le persone che somigliano a stelle.

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Dedicato alle gemelle Kessler e a chi da solo non può stare

Chiara Gamberale