Il magistrato sparì nel nulla il 2 luglio di 31 anni fa a 52 anni. Quella mattina, prima di uscire dalla sua abitazione in zona Farnesina, aveva salutato la moglie annunciando che sarebbe tornato per ora di pranzo. Da quel giorno, però, si sono perse le tracce. Ora le indagini sono state riaperte e si stanno svolgendo scavi sotto la Casa del Jazz a Roma, su un bene confiscato alla Banda della Magliana, dove si ipotizza possa trovarsi il suo corpo
La scomparsa del magistrato Paolo Adinolfi è un giallo che dura da 31 anni. Il giudice è infatti sparito il 2 luglio 1994, dopo essere uscito dalla sua abitazione in via della Farnesina a Roma senza farvi più ritorno. Di formazione cattolica, superato da giovanissimo il concorso in magistratura, dopo una prima esperienza a Milano, tornò a Roma dove - al momento della scomparsa - era da poco diventato consigliere alla Corte di Appello, dopo anni passati alla sezione fallimentare. Quella mattina, alle 9, si trovava nella biblioteca del Tribunale Civile di Roma, in viale Giulio Cesare, dove aveva lavorato a lungo, prima presso la sezione fallimentare e poi alla seconda civile. La sua automobile venne ritrovata lo stesso giorno nella zona del Villaggio Olimpico. Ora, a distanza di 31 anni, le indagini sulla sua scomparsa sono state riaperte e si stanno effettuando scavi per trovare i suoi resti sotto la Casa del Jazz, punto di riferimento della cultura romana all’inizio di via Cristoforo Colombo nato sulle ceneri di un bene sequestrato alla malavita organizzata nella Capitale, su un terreno confiscato alla Banda della Magliana, dove si ipotizza possa essere stato sepolto il corpo del magistrato. Adinolfi resta l’unico giudice scomparso nella storia della Repubblica.
Le indagini sulla sua sparizione
Le indagini sono proseguite nel corso degli anni e si sono fatte numerose ipotesi sui motivi della scomparsa. Adinolfi aveva lavorato per anni al tribunale civile della Capitale nella sezione Fallimentare, dove si era occupato di molte aziende anche di livello nazionale, e poi alla seconda sezione. Quando scomparve si era trasferito da circa venti giorni alla Corte d'Appello della Capitale. Nel suo incarico precedente alla nomina appena ricevuta aveva avuto a che fare con casi importanti passati dalla sezione Fallimentare, allora come oggi ufficio che decide su questioni che possono avere risvolti anche in vicende di criminalità. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, nelle indagini svolte, quella mattina Adinolfi si recò nella biblioteca del Tribunale Civile di Roma e lì raggiunse lo sportello bancario interno alla struttura per effettuare il trasferimento di un conto corrente nell'agenzia allora presente in Appello a via Varisco. Poi verso le 11 si era recato ad un ufficio postale nella zona del Villaggio Olimpico - dopo essere passato in ufficio a piazzale Clodio - da dove aveva spedito un vaglia da 500 mila lire alla moglie. Da lì il giudice sarebbe salito - secondo alcune testimonianze- a bordo di un bus per raggiungere l'abitazione della madre nel quartiere Parioli. In quello stabile, nella cassetta postale, furono poi rinvenute le chiavi di casa e della sua automobile. Su cosa sia accaduto dopo gli elementi sono discordanti. Alcuni testi riferirono di averlo incontrato su un altro bus che dai Parioli portava in direzione della stazione Termini e nell'area sud della Capitale. L’inchiesta sulla sua sparizione è stata archiviata ma i misteri sono rimasti. Secondo una serie di testimonianze, Adinolfi fu visto su un autobus quando era invece uscito di casa in macchina. E anche un’altra sulla presenza accanto a lui negli uffici giudiziari di piazzale Clodio di un giovane sconosciuto.
Adinolfi due giorni dopo la sparizione, sarebbe dovuto andare a Milano dove ancora si indaga sui filoni nati da Tangentopoli. Secondo alcuni testimoni avrebbe dovuto riportare al pm milanese Nocerino alcuni documenti su investimenti miliardari da parte di membri dei Servizi coinvolti in reati come bancarotte fraudolente, falsi, peculati, compravendita fittizia di immobili. Tutte le indagini, affidate per competenza alla Procura di Perugia, si sono sempre chiuse con archiviazioni.
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Le ipotesi seguite dagli inquirenti
Molte le piste seguite negli anni per tentare di accertare i motivi della scomparsa: un malore, la ''perdita della memoria'', un rapimento legato ad alcuni casi di cui si era occupato come giudice fallimentare. Nello Speciale "Chi l'ha Visto?" del 30 giugno 1995, il Parroco di S. Valentino ha riferito di alcune telefonate anonime che parlavano di un assassinio del magistrato. Già nella trasmissione del 25 ottobre 1994 era giunta una telefonata anonima che annunciava la morte di Adinolfi, ma anche allora la notizia non aveva avuto alcun riscontro. Tra le piste anche quella di un collegamento fra la scomparsa del giudice e il fatto che negli anni precedenti si fosse occupato del fallimento della Fiscom, e poi anche quella della Ambra Assicurazioni. Nel primo caso, fu condannato Enrico Nicoletti, considerato dagli investigatori il cassiere della Banda della Magliana, e per molto tempo si è ipotizzato che il giudice fosse sepolto in una sua proprietà. Proprio come l’attuale Casa del Jazz dove si è deciso di scavare alla ricerca dei suoi resti. Fra la fine degli anni 70 e l’inizio dei '90, svariate organizzazioni criminali attive sul territorio nazionale cambiano modus operandi, e iniziano a riciclare il denaro sporco in attività legali, anche con l'utilizzo di prestanomi e società fantasma. Sono gli anni in cui le grosse organizzazioni criminali del Paese varcano la linea gotica e si trasferiscono al nord, anche grazie a gruppi criminali locali. È un po' quello che avviene a Roma, dove a preparare il terreno c'è la Banda della Magliana in grado di controllare tutto il territorio della Capitale. Fatto è che al tribunale fallimentare di Roma, dove molte di queste inchieste passano, opera proprio Adinolfi che ha la fama di essere un integerrimo servitore dello Stato. In questa vicenda, si è sospettato che nelle aule di giustizia romane ci fosse un "commercio di sentenze" e che proprio Adinolfi fosse il meccanismo che faceva inceppare il meccanismo della corruzione. Questo è il filone dominante sulla sparizione del giudice e il coinvolgimento della Banda della Magliana che avrebbe trovato il modo di risolvere "il problema".