Il 50enne, condannato a 30 anni di reclusione per aver ucciso madre, padre e fratello nel 1998, era evaso a fine ottobre dalla casa lavoro di Castelfranco Emilia. È stato individuato all'interno di un'abitazione nel suo paese di origine, nel Varesotto. Pm Modena e Varese: "Aiutato nella fuga"
Elia del Grande è stato arrestato. Condannato a 30 anni per l'omicidio dei genitori e del fratello, il 30 ottobre era evaso dalla casa lavoro di Castelfranco Emilia (Modena) che lo ospitava, dopo aver scontato già 25 anni di pena. Era stato affidato alla comunità lo scorso settembre. Oggi 49enne, è stato rintracciato nel Comune di Cadrezzate, Varese, il suo paese d’origine, all'interno di un'abitazione. Portato in caserma al comando provinciale carabinieri di Varese, con ogni probabilità adesso verrà affidato alla Polizia Penitenziaria, aspettando le decisioni del magistrato di sorveglianza di Modena. Si cerca di capire se abbia avuto dei complici sia durante la fuga che durante la latitanza.
Il pm: "Fuga anche con pedalò e aiutato da complici"
Quella di Elia Del Grande è stata una fuga tra i canneti lacustri e le darsene, anche a bordo di un pedalò sul lago di Monate, di notte, portata avanti anche grazie a delle complicità. Da latitante, ha "potuto contare su persone che lo hanno favorito", scrivono in una nota congiunta il procuratore di Modena, Antonio Gustapane, e quello di Modena, Luca Masini. "Le indagini, condotte tra le due Procure e le due componenti investigative dell'Arma di Modena e Varese, si sono, da subito, concentrate nel Varesotto - si legge nel comunicato - dove Del Grande era cresciuto e dove aveva vissuto, non solo prima del compimento della 'strage dei fornai' del 1998, ma anche prima del 30 settembre scorso, quando i carabinieri della Compagnia di Gallarate lo avevano sottoposto alla misura di sicurezza della permanenza nella casa di lavoro".
Cattura non facile
Non è stato facile catturarlo, spiegano gli inquirenti, anche per "la conoscenza del territorio di Del Grande che non ha agevolato le operazioni di ricerca del fuggitivo, che si è spostato ripetutamente con facilità tra la ricca vegetazione dell'area ricompresa tra Ternate, Travedona Monate e Cadrezzate con Osmate, potendo anche contare su soggetti che lo hanno favorito". Del Grande "non ha esitato anche a utilizzare un pedalò per spostarsi sul lago di Monate, di notte, evidenziando particolare disinvoltura, tra darsene e canneti lacustri". Fino all'epilogo di stasera quando è stato trovato a Cadrezzate, a casa sua, dove si era spostato alcune ore prima.
La strage dei fornai
Del Grande, sempre a Cadrezzate, il 7 gennaio 1998, a 22 anni, sterminò la famiglia uccidendo padre, madre e fratello, perché contrari alla sua relazione con una ragazza originaria di Santo Domingo. Il triplice omicidio fu ribattezzato "la strage dei fornai": l'intera famiglia lavorava nel forno di proprietà. In fuga, fu fermato a Lavena Ponte Tresa, al confine con la Svizzera. In primo grado fu condannato all'ergastolo, in appello la pena fu ridotta a 30 anni per seminfermità di mente.
La fuga dalla casa lavoro
Dopo 25 anni di reclusione, in mezzo a cui ci fu già un tentativo di fuga, nel 2023 Del Grande entra in regime di libertà vigilata. L'ultimo periodo di detenzione lo passa in Sardegna, poi torna a Cadrezzate. Colleziona qualche problema con la giustizia, dovuto principalmente alle liti con i vicini, violando più volte le regole della libertà vigilata. Circostanza che ha convinto i giudici di sorveglianza a ritenerlo ancora "socialmente pericoloso" e a collocarlo per sei mesi nella casa lavoro di Castelfranco, struttura ibrida dove i detenuti lavorano e sono coinvolti in programmi di reinserimento. Da lì era scappato calandosi con una fune dalle mura.
L'evasione e poi la lettera: "Fuggito perché case lavoro sono del tutto inadeguate"
Il 6 novembre Del Grande aveva mandato una lettera alla testata Varese News, dove spiegava le ragioni del suo gesto. "Pago lo scotto del mio nome e di quello che ho commesso, stavo ricostruendomi una vita. Il mio gesto è dovuto alla totale inadeguatezza che ancora incredibilmente sopravvive in certi istituti, come le case lavoro, che dovrebbero tendere a ri-socializzare e reinserire con il lavoro, per l'appunto cosa che non esiste affatto, le case lavoro di oggi sono in realtà i vecchi Opg dismessi nel 2015, grazie a una legge stimolata da qualcuno che ha voluto aprire gli occhi su quello scempio che era ancora in essere, cosa che non è accaduto per le case di lavoro che in realtà sono recipiente di coloro che hanno problemi psichiatrici e che non hanno posto nelle Rems". Le case di lavoro, sono, secondo Del Grande "delle carceri effettive in piena regole, con sbarre, cancelli e polizia, regole e doveri. Con la piccola differenza che chi è sottoposto alla casa di lavoro non è un detenuto, bensì un internato, ovvero né detenuto, né libero. Il disagio che ho visto lì dentro credo di non averlo mai conosciuto e sono scappato, anzi mi sono allontanato".