R&S in Italia, aumentano gli investimenti al Sud e nelle Isole

Nel 2023 la spesa italiana per ricerca e sviluppo è cresciuta in tutti i settori, trainata soprattutto dalle università e dal settore pubblico: una tendenza positiva che, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istat, dovrebbe riconfermarsi anche nel 2024 e nel 2025. Il Sud registra segnali positivi, con aumenti significativi in Molise, Calabria e Sicilia. Tuttavia, oltre metà della spesa continua a concentrarsi in Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Piemonte. Nel privato, le grandi imprese e le multinazionali restano il motore della ricerca privata in Italia: i settori che ricevono più fondi sono la produzione di autoveicoli, macchinari e altri mezzi di trasporto, l’elettronica, l’informatica e l’ambito farmaceutico. Spesa in aumento rispetto al 2022 Nel 2023 la spesa per ricerca e sviluppo in Italia ha raggiunto i 29,4 miliardi di euro, con un incremento del 7,7% rispetto all’anno precedente. A trainare la crescita sono soprattutto le istituzioni pubbliche e le università , mentre l’aumento è più contenuto nel settore privato . Se non visualizzi il grafico, clicca qui In parallelo cresce anche il numero di persone impiegate in attività di ricerca: nel 2023 gli addetti sono circa 519mila, il 3,1% in più rispetto al 2022. Il personale cresce in modo più marcato nelle amministrazioni pubbliche e nelle università , mentre nel privato l’espansione resta più limitata. I ricercatori e le ricercatrici rappresentano quasi la metà del totale, pari a circa 170mila persone, e sono in crescita dell’1,9% su base annua. La loro presenza è più forte nelle università e nelle istituzioni pubbliche , mentre nelle aziende la quota resta più bassa . Un segnale incoraggiante arriva sul fronte della parità di genere: le donne impegnate nella ricerca sono 183mila, pari al 35,3% del totale, e aumentano del 5,1% in un solo anno. Crescono soprattutto nel pubblico e nelle università, dove rappresentano ormai circa la metà del personale di ricerca, mentre nel settore privato restano una minoranza . Cresce la ricerca al Sud e nelle Isole A livello geografico, Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Piemonte assorbono da sole oltre la metà della spesa nazionale in ricerca e sviluppo: la Lombardia da sola contribuisce a circa il 20% del totale, mentre le altre tre regioni superano ciascuna il 10%. A seguire, quattro regioni investono più di un miliardo di euro ciascuna. Se non visualizzi il grafico, clicca qui Rispetto al 2022, la spesa in ricerca e sviluppo è aumentata in tutto il territorio nazionale, in particolare nel Nord-est e nelle Isole . Proprio la Sicilia guida la crescita, con un incremento del 17,1%, seguita da Molise e Calabria . Nello specifico, nel Sud e nel Lazio la spesa è sostenuta soprattutto dal settore pubblico e dal mondo accademico, che arrivano a rappresentare fino all’80% del totale in regioni come Sardegna e Calabria. Al contrario, nel Nord e in parte del Centro prevale il sostegno dell’ambito privato. Il ruolo centrale delle multinazionali In ambito aziendale, l’aumento della spesa in ricerca e sviluppo del 2023 non è stato uniforme. Nelle imprese con meno di 50 addetti la spesa è infatti diminuita del 2,3%, mentre le grandi imprese hanno registrato un incremento del 7,3%. Queste ultime restano il motore della ricerca privata in Italia: con circa 12,5 miliardi di euro, assorbono oltre il 73% della spesa complessiva delle imprese, contro i 3,4 miliardi destinati dalle piccole e medie imprese. Da non sottovalutare è il ruolo delle multinazionali, che finanziano più dell’80% della ricerca industriale nazionale. In particolare, quelle a controllo estero rappresentano il 44,6% della spesa complessiva, superando le multinazionali italiane . Dal punto di vista settoriale, la produzione di autoveicoli, macchinari e altri mezzi di trasporto riguarda oltre il 38% della spesa complessiva. Seguono l’elettronica, la ricerca pura, l’informatica e l’ambito farmaceutica con quote superiori al 5%. La crescita più consistente si osserva proprio nella meccanica e nei trasporti , mentre calano le spese nelle telecomunicazioni e nell’assistenza sanitaria . Se non visualizzi il grafico, clicca qui Le scienze ingegneristiche e la ricerca tecnologica restano il principale campo di investimento, assorbendo oltre la metà delle risorse complessive. A seguire, le scienze naturali e le scienze mediche e sanitarie . Nello specifico, le imprese si concentrano sull’innovazione ingegneristica , il settore non profit privilegia la ricerca medica, mentre università e istituzioni pubbliche mantengono un profilo più diversificato. Per il 2024 le stime indicano una crescita moderata della spesa complessiva in ricerca e sviluppo , ma più sostenuta nel settore pubblico e nel non profit . Le previsioni per il 2025 sono più ottimistiche: le imprese stimano un aumento del 4%, e il settore pubblico dovrebbe accelerare ulteriormente .

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Roberta Cavaglià