Dopo l'accordo con l'Erario, la vicenda per la presunta evasione da 1,2 miliardi da parte dell'imprenditore più ricco d'Italia si è chiusa. Pignataro, accusato di dichiarazione infedele, si era impegnato nei mesi scorsi a versare 283 milioni per sanare le pendenze col Fisco
L'indagine per evasione fiscale per il finanziere Andrea Pignataro è stata archiviata. Dopo l'accordo con l'Erario, la vicenda per la presunta evasione da 1,2 miliardi da parte dell'imprenditore più ricco d'Italia si è chiusa a Bologna. Come hanno riferito il Corriere della Sera e il Resto del Carlino, Pignataro, accusato di dichiarazione infedele, si era impegnato nei mesi scorsi a versare 283 milioni per sanare le pendenze col Fisco. Il fascicolo era nato per verificare se la residenza fiscale all'estero dell'imprenditore, nato e cresciuto a Bologna, non fosse da considerarsi fittizia.
L'archiviazione
Il Gip ha riconosciuto che l'imprenditore si era prevalentemente occupato della gestione della Ion Group, che si svolge quasi interamente all'estero, dal momento che il fatturato delle società italiane, ricomprese tra le 330 di cui si compone la multinazionale, ammonta ad appena il 4% del totale (costituendo quindi, secondo il giudice, una componente del tutto marginale). Il centro degli interessi di Pignataro era dunque all'estero e la presenza dell'imprenditore in Italia era dovuta ai legami familiari. Secondo il Gip, l'incertezza sui criteri per determinare la residenza avrebbe inciso sulla consapevolezza dell'indagato e dunque sull'elemento soggettivo del reato. La difesa ha depositato anche i piani di volo del jet privato per dimostrare che il finanziere era sempre in giro per il mondo e che, quindi, non poteva essere accusato di avere la residenza in Italia e di aver evaso le tasse.