Le prime informazioni, riportate anche nella convalida del fermo dell'uomo, parlavano di almeno 24 coltellate inflitte con una lama di 9 centimetri. Secondo quanto emerge dall’ordinanza del gip di Milano, Tommaso Perna, il femminicidio di Pamela era stato “pianificato da almeno una settimana”
"Più di trenta coltellate". E' il primo esito dell'autopsia sul corpo di Pamela Genini (CHI ERA), uccisa dall'ex compagno Gianluca Soncin (CHI È) nell'appartamento della ventinovenne in via Iglesias a Milano. Le prime informazioni, riportate anche nella convalida del fermo dell'uomo, parlavano di almeno 24 coltellate inflitte con una lama di 9 centimetri. Secondo quanto emerge dall’ordinanza del gip di Milano, Tommaso Perna, il femminicidio di Pamela era stato “pianificato da almeno una settimana”: una vera e propria “spedizione” organizzata da Gianluca Soncin, ora detenuto in isolamento nel carcere di San Vittore.
Il dolore della madre della vittima
"Faccio fatica a parlare, però vi dico che per tutto quello che ha fatto quel mostro a mia figlia deve pagare, ma pagare. L'ha fatta soffrire tanto": Così Una, la mamma di Pamela Genini, parlando di Gianluca Soncin, il 52enne che ha ucciso la ragazza che voleva lasciarlo con almeno 24 coltellate. “Mia figlia sembrava serena – aveva detto ieri la donna -. Se avessi saputo prima quello che ho saputo ora, le cose sarebbero andate in un altro modo. Avrei fatto di tutto per riportarla qui con me”. Visibilmente provata dal dolore, la signora Una ha risposto alle domande dei cronisti. “Nemmeno cinque ergastoli basteranno per cancellare quello che ha fatto a mia figlia. Lei era tutto per me” dice. E ancora: "Era bella, era un sole, amore puro. Un angelo caduto dal cielo. Una luce che c’era in me”.
Genini era già stata aggredita da Soncin nel 2024
Genini era già stata aggredita da Soncin nel 2024. Dito fratturato e una prognosi di 20 giorni: è quanto riportato nel referto dell’aggressione subita
da Pamela Genini il 3 settembre 2024 a Cervia e registrata il giorno successivo all’ospedale di Seriate, nella Bergamasca. Al pronto soccorso la donna spiegò di essere stata aggredita dal compagno Gianluca Soncin, ma nessuna segnalazione era arrivata né alla Procura di Bergamo né a quella di Ravenna. La notizia è riportata da Corriere della Sera, la Repubblica, il Giorno, la Stampa e il Messaggero. Dopo l'aggressione a Cervia, Pamela Soncin partì in macchina e decise di andare a dormire da un'amica nella Bergamasca. Il giorno dopo andò a farsi visitare la mano. Raccontò di essere stata picchiata da Soncin ma non sporse denuncia e, nonostante l'intervento dei Carabinieri, sia a Cervia chiamati per una lite domestica, sia a Seriate allertati dall'ospedale, non arrivò nessun documento nelle questure e nelle procure di Bergamo e Ravenna che quindi non attivarono il “codice rosso” per Soncin o altre misure preventive.
Convalidato il fermo per Soncin
Durante l’interrogatorio di ieri davanti al gip, Soncin si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il giudice ha convalidato il fermo e disposto la misura della custodia cautelare in carcere. L'ordinanza ha anche confermato tutte le aggravanti contestate dalla Procura: premeditazione, crudeltà, futili motivi, vincolo della relazione affettiva e stalking. Per il gip, Soncin "si è recato presso l'abitazione" di Pamela Genini per ucciderla "munito di ben due coltelli a serramanico, di cui uno lasciato all'interno dell'abitacolo della sua vettura e l'altro portato sino all'appartamento della vittima”. A casa dell’uomo sono stati trovati altri dieci coltelli.
La ricostruzione del femminicidio
Quando Gianluca Soncin ha fatto irruzione in casa, Pamela Genini era al telefono con un ex fidanzato, con cui era diventata amica e al quale aveva confidato i suoi timori: prima di interrompere la conversazione, ha gridato “aiuto” e gli ha chiesto di chiamare la polizia. Quando gli agenti sono arrivati, lei era ferita, ha risposto al citofono e, fingendo fosse una consegna a domicilio, ha indicato il piano. Poi altre urla: "Mi sta accoltellando, aiuto". Quando le forze dell’ordine sono riuscite ad aprire la porta, la donna era a terra e respirava "sempre più affannosamente". Per lei non c’è stato nulla da fare.