Università e lavoro: perché abbiamo sempre più bisogno di medici

L’allarme non è più nemmeno allarme. Nel senso che è stato ripetuto così spesso che è diventato un dato di contesto: in Italia abbiamo bisogno di medici. Anche per questo è stato abolito il numero chiuso per l’accesso alle facoltà di Medicina, un accorgimento che tuttavia difficilmente risolverà il problema dal momento che la selezione verrà comunque fatta, solo più avanti, e che le carenze di personale riguardano soprattutto alcune specialità, come il pronto soccorso o alcune chirurgie, che attraggono poco i laureati. Tutto questo per dire che quello medico è un ambito particolare con problematiche specifiche e con dinamiche del mercato del lavoro diverse da quelle di altri campi. Un ambito che, seppure con questa avvertenza, non può non essere trattato in una serie che si occupa di università e occupazione. Sempre, ripetiamolo, sulla base delle indagini di AlmaLaurea. LAVORO E UNIVERSITÀ: GLI APPROFONDIMENTI IN PROGRAMMA Economia Giurisprudenza Ingegneria Medicina Informatica Architettura Formazione primaria Psicologia Politico-sociale Settore scientifico I dati sull'occupazione Partiamo dunque dalle basi. Ovvero dalle prospettive di occupazione. Che per una laurea in Medicina risultano tra le più alte in assoluto. Parliamo di una percentuale di occupati a tre anni dalla fine degli studi del 96,9%. Quote così ampie, per intenderci, si ritrovano solo in alcuni indirizzi di Ingegneria e informatica. Certo, la maggior parte dei laureati in Medicina all’interno di questo arco di tempo è in tutta probabilità ancora impegnato nella specializzazione che, come sappiamo, è retribuita. Ma se si allarga la visuale ai 5 anni le percentuali restano pressoché immutate. I primi stipendi a confronto Insomma, le prospettive occupazionali sono più che buone. Sia per gli uomini che per le donne, le quali costituiscono la maggior parte di coloro che ottengono la laurea in questo campo. Ma forse questa non è una sorpresa. Così come non è una sorpresa, sempre forse, che i primi stipendi siano più che discreti almeno a confronto con i salari consentiti nello stesso lasso di tempo da altri tipi di lauree. Non sono i più alti, questo no, ma si collocano comunque nella fascia superiore: 1.716 euro netti al mese in media a tre anni dalla discussione della tesi, che salgono a 1.896 entro cinque anni dal termine dell’università. Particolare non secondario, gli stipendi dei neolaureati in Medicina sono tra i più omogenei per quanto riguarda i generi. Vale a dire, sono tra quelli in cui le differenze tra uomini e donne sono tra le più basse, anche se sempre a favore dei primi. I laureati maschi guadagnano in media 58 euro mensili più delle femmine dopo tre anni e 68 in più dopo cinque anni. Si tratta, in entrambi i casi, di differenze intorno al 3,5% a favore dei dottori rispetto alle dottoresse. A tenere più contenuto il divario rispetto ad altri settori gioca probabilmente il fatto che nove laureati su dieci in Medicina lavorano nel settore pubblico, dove solitamente il fossato di genere negli stipendi tende ad essere meno ampio. Quanto è efficace quello che studi per il tuo lavoro? C’è un ultimo aspetto che rende la laurea in Medicina particolare. Un aspetto del quale tutti - dottori, aspiranti dottori e, soprattutto, pazienti - dovrebbero essere grati. Ovvero il fatto che coloro che sono arrivati a svolgere la professione di medico, o comunque la stanno iniziando, giudicano il percorso di studi che hanno concluso assolutamente rilevante nel loro lavoro. Tradotto in numeri fa forse più effetto: il 99,2% dei laureati in Medicina afferma che il bagaglio di nozioni che ha appreso negli anni dell’Università è “efficace” o “molto efficace”. Si tratta della percentuale più alta tra tutti i percorsi di laurea, e di un buon segnale per la salute pubblica. Non tutte le specialità sono uguali Ma, come si diceva all’inizio, l’universo di Medicina non è tutto uguale. Così come non sono uguali i problemi. Se è vero che, complessivamente, la laurea garantisce buoni risultati occupazionali e discreti stipendi sul breve termine, il discorso cambia se si guarda ad un orizzonte più lungo in cui entrano in gioco anche considerazioni differenti, come i costi e i benefici di una determinata branca rispetto ad un’altra. E, infatti, come denuncia da tempo il sindacato di medici e dirigenti sanitari ANAAO - Assomed, il problema della carenza dei dottori non è generalizzato ma riguarda soprattutto alcune specialità che evidentemente sono giudicate poco attrattive dai neolaureati. Per esempio, nel 2025 sono state assegnate solo poco più della metà delle borse di specializzazione disponibili in medicina di urgenza, vale a dire pronto soccorso. Solo il 40% di quelle nell’ambito delle cure palliative, un settore assai importante nel contesto di progressivo invecchiamento della popolazione nel quale ci troviamo. Poche anche per radioterapia , chirurgia toracica e chirurgia generale . Al contrario, radiodiagnostica, chirurgia plastica, pediatria, solo per citarne alcune, hanno fatto l'en plein: 100% di borse assegnate tra quelle a disposizione. Si tratta di differenze molto grandi su cui tutti - politica, università, associazioni di categoria - concordano: è necessario intervenire.

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Raffaele Mastrolonardo