Femminicidi in Italia: limiti, criticità e ritardi nell’uso dei braccialetti elettronici

L'ennesimo femminicidio, un altro braccialetto elettronico che non ha funzionato. Tiziana Vinci, 54 anni, sapeva che il suo ex marito era violento, e per questo l'aveva denunciato più volte. Ma non poteva immaginare che sarebbe morta con tre coltellate in un fianco, lasciando nel dolore sei figli. La donna è morta ieri in un lago di sangue nella villa dove lavorava come collaboratrice domestica. A ucciderla Umberto Efeso, il suo ex marito, l'uomo che aveva denunciato più volte per stalking e violenze, che aveva alla caviglia un braccialetto elettronico che non funzionava. Una storia di violenza, persecuzioni, minacce. A giugno, l'ennesima denuncia aveva trasformato il grido d'aiuto della 54enne in un 'Codice rosso' che introduce misure urgenti per la tutela delle vittime di violenza domestica e di genere. Codice rosso che aveva portato nel giro di 48 ore l'applicazione e l'attivazione del braccialetto elettronico sulla caviglia dell'ex. Uno strumento di controllo che, quando funziona, può veramente aiutare le vittime di violenza a tenere lontano chi le perseguita. In più, un mese dopo l'attivazione del braccialetto, il questore della Spezia aveva firmato un provvedimento con il quale ammoniva l'uomo a non avvicinarsi alla donna. Ma l'uomo ha ignorato l'ammonimento, e in più questa volta il braccialetto non ha funzionato. I carabinieri de La Spezia, che avevano in carico quel Codice rosso, si erano subito accorti del malfunzionamento del dispositivo e immediatamente hanno segnalato più volte il problema all'azienda privata che ne gestisce la manutenzione, ma l'intervento di revisione non è stato attuato. E ieri l'uomo ha ucciso l'ex moglie mentre si trovava al lavoro. Poi si è costituito. L'ennesimo femminicidio che si poteva evitare se solo il braccialetto elettronico avesse funzionato a dovere. Introdotti per proteggere le vittime di violenza, i braccialetti elettronici sono da tempo al centro di critiche per malfunzionamenti e falsi allarmi. La commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio ha avviato intanto un ciclo di audizioni con esperti e tecnici per migliorare il sistema di controllo. Ma è possibile che la vita delle donne sia appesa a malfunzionamenti tecnici? Non vuole entrare nel merito dei fatti che andranno appurati, Francesco Menditto, Procuratore della Repubblica di Tivoli, ospite a Timeline su Sky TG24, ma segnala un problema di carenze. “In Italia si continuano a fare leggi a costo zero, in particolare in materia di codice rosso, con risorse invariate”, spiega. “Il ministro degli Interni ha previsto che bastassero i 1200 braccialetti mensili previsti dal precedente contratto, ma l'esperienza ha dimostrato che ne servono 300 in più. Per cui il braccialetto si applica con un periodo di rischio”. In quanto tempo è disponibile un braccialetto? Spiega Menditto che i braccialetti dovrebbero essere applicati massimo in 4 giorni, ma in realtà a volte servono persino 15-20 giorni: “Un fatto gravissimo che abbiamo segnalato ai ministeri”. Il secondo caso riguarda i malfunzionamenti. “La società Fastweb per contratto deve intervenire quando c'è un malfunzionamento: i carabinieri lo devono segnalare immediatamente con una PEC a Fastweb, tenuta a risolvere il problema tra le 8 ore e le 36 ore a seconda della tipologia di malfunzionamento". Menditto ricorda anche che salvo casi gravi ed eccezionali il braccialetto è uno strumento “dissuasivo verso l'indagato che ha salvato molte vite”. “Se le verifiche ci porteranno a confermare effettivamente questi dati, direi che veramente la situazione in realtà è allarmante”, commenta Cristina Carelli, presidente di Donne in rete contro la violenza e coordinatrice di Cadmi. “Il sistema antiviolenza innanzitutto si deve avvalere di tanti tipi di intervento, si parla infatti di multidisciplinarietà: nel momento in cui c'è una variabile di questo tipo – un malfunzionamento - deve intervenire un sistema di protezione che si avvale anche di una nuova valutazione del rischio, e predisporre delle misure di sicurezza ancora maggiori”. Carelli si chiede se la vittima è stata orientata a un centro antiviolenza, se ha avuto tutto il sostegno che doveva avere da un sistema antiviolenza che in Italia sulla carta è un sistema perfetto, in realtà risente ancora di tante lacune”. “Risentiamo anche di una mancata preparazione: quando c'è un rischio che cambia l'intervento deve essere un complesso, e prevedere il coinvolgimento di diversi soggetti. Non dimentichiamo che esistono dei soggetti specializzati come i centri antiviolenza che in questi casi è bene coinvolgere”. Per quanto riguarda una nuova valutazione del rischio, Menditto spiega che “non esiste un protocollo specifico, ma un criterio di carattere generale che deve assicurare sempre la massima protezione alla vittima sulla base dell'evoluzione dei fatti che sono portati a conoscenza del Pubblico Ministero, di Polizia e Carabinieri, e in questo il ruolo dei centri antiviolenza, come ha detto la dottoressa Carelli, è fondamentale”. Ma se la manutenzione tarda quando il braccialetto smette di funzionare, può scattare un meccanismo temporaneo per cui si protegge la donna in attesa che venga riparato? “Certamente se fosse stata aiutata a rivolgersi a un centro antiviolenza, sicuramente di fronte a questo tipo di rischio avrebbe proposto probabilmente un periodo di messa in protezione in una casa rifugio, una sospensione temporanea di quelle che sono le abitudini della donna, un costo alto per le donne quando ci sono figli, ma è una misura assolutamente prevista, che prevede la messa in campo di tante professionalità pronte a sostenere la donna anche in questa fase così delicata”.

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Femminicidi in Italia: limiti, criticità e ritardi nell’uso dei braccialetti elettronici

Giulia Mengolini