Medicina "senza" test: ci sono abbastanza posti per i 60mila iscritti?

Le nuove iscrizioni al semestre aperto o, per meglio dire, al “semestre filtro” di Medicina sono chiuse. Il 1° settembre, 54.313 studenti e studentesse siederanno sui banchi degli atenei italiani per frequentare tre corsi propedeutici: Chimica e propedeutica biochimica, Fisica e Biologia. Sono quasi il triplo delle matricole che hanno superato il test dello scorso anno , ma l’esame di ammissione arriverà anche per loro. È solo rimandato ai due appelli di novembre e dicembre 2025, quando gli oltre 50mila aspiranti medici dovranno affrontare tre prove, una per ciascuno degli insegnamenti del semestre, uguali a livello nazionale e utili a stilare la graduatoria per il nuovo numero chiuso. Nel frattempo, però, le università dovranno trovare un posto per tutti gli iscritti, mai tanto numerosi: “Questi numeri erano prevedibili, così come il caos che genereranno – spiega a Sky tg24 Insider Pierino Di Silverio, segretario Anaao-Assomed – Oggi creano problemi alle università nella gestione dei corsi e domani ne daranno a tutti gli studenti che si troveranno esclusi da Medicina dopo 6 mesi di studio. Questa riforma anticipa solo il precariato”. Segretario, comprendendo anche i corsi di Odontoiatria e Veterinaria, le nuove matricole saranno 64.825. C’è posto per tutti? Non credo. Ospitare il triplo degli studenti ammessi dal test dello scorso anno significa anche che buona parte di loro dovremo lasciarli a casa a seguire le lezioni online. Ma ricordo che, da ordinamento, a Medicina la formazione in presenza è obbligatoria. La cosa ancor più grave, poi, è che quando il test a dicembre ridurrà il numero degli iscritti a Medicina a poco più di 20mila, gli altri 45mila non sapranno cosa fare. Se avranno superato gli esami, però, potranno contare sui primi 18 crediti formativi da inserire nel libretto universitario e da spendere in altri corsi universitari. È vero. Ma, se decideranno di optare per altre facoltà di branca sanitaria, cominceranno quel percorso senza poter sostenere esami nei primi 6 mesi, nei casi di trasferimento. Quindi, di fatto, avranno perso un anno intero e avranno investito almeno un semestre di tempo personale, tempo didattico e risorse economiche delle famiglie. Ma si tratta sostanzialmente di un investimento a perdere. Che sarà ancor più oneroso per chi non sceglierà un’altra facoltà attinente, rimanendo a spasso. Parliamo del semestre aperto. I tre corsi propedeutici proposti la convincono? Sono parte delle materie che appartengono già al primo anno di Medicina e sono, appunto, propedeutiche perché stanno alla base della comprensione delle dinamiche del funzionamento del nostro corpo. Non trovo problemi sugli argomenti dei corsi. Ma ricordo che, fino a quest’anno, le stesse materie erano accompagnate da tirocini. Si tratta di discipline che richiedono un approfondimento: non possono certamente essere insegnate attraverso uno schermo, come rischiamo ora. È un metodo che abbiamo superato dopo la pandemia da Covid-19. In più, anche i 6 mesi concessi per lo studio sono un tempo troppo breve a parer mio. Gli esami di novembre e dicembre, invece, prevederanno 31 domande per ciascuna delle tre materie del semestre. Di queste, 15 saranno a risposta multipla e 16 a completamento, con 45 minuti di tempo a disposizione per ogni prova. La convince questo test? Non credo che ci siano problemi con il test. Da anni era necessaria una riforma dell’accesso a Medicina, che finora non teneva conto della competenza e della preparazione di base dei ragazzi. È importante che abbiano una bibliografia nazionale di riferimento e che possano studiare autonomamente gli argomenti su cui effettuare la prova. Quel che non è convincente è che questo test arriva dopo 6 mesi in cui non ci sarà tempo per prepararsi, lasciando di fatto spazio a quello che da anni condanniamo come baronato. Cosa intende? Credo che con queste premesse possa tornare il baronato universitario. Mi chiedo come sia possibile dire a uno studente, che magari avrà passato gli esami con una media del 27, che non potrà entrare a Medicina perché altri circa 20mila colleghi avranno superato le prove con 27,2 o poco più. Il rischio è di tener fuori dalla facoltà di Medicina ragazzi in gamba, trasformando il diritto allo studio in un diritto all’iscrizione. Peraltro, momentanea. Oggi, soprattutto in certe specializzazioni, i medici sono carenti. Ma le proiezioni descrivono, per i prossimi anni, un’inversione di tendenza con la possibilità di arrivare persino a un eccesso di camici bianchi nel breve futuro. Cosa cambierà, nei numeri, con il nuovo test? Il test non incide sui numeri futuri. Quel che avrà un impatto è la scorretta programmazione degli ingressi. Continuare a programmare un aumento di ingressi indiscriminato, senza aumentare contestualmente i posti nelle scuole di specializzazione, significa sfornare professionisti che non potranno formarsi. E, in Italia, se non hai un titolo di specialista, non puoi lavorare di fatto in ospedale. E che fine faranno questi laureati? Al momento, in Italia viviamo una carenza di alcuni medici specialisti perché esistono branche poco appetibili. Di questo passo tra 10 anni, ovvero il tempo necessario alla formazione di un professionista, avremo un surplus. Rischiamo, cioè, di formare almeno 30mila colleghi che non sapranno dove andare. Non si risolve la carenza di medici semplicemente aumentando i posti. Né, tantomeno, con la millantata abolizione del numero chiuso che invece esiste ancora. Se le dessero carta bianca per riformare il test, come lo cambierebbe? Lo cambierei nella sostanza, nei contenuti, stilando un programma nazionale. Offrirei una bibliografia ministeriale uguale per tutti, arricchita da corsi gratuiti del Ministero, che permetterebbe agli studenti di affrontare una prova di selezione su argomenti che già conoscono. Così, eviteremmo agli studenti di perdere mesi di tempo e bloccheremmo anche il caos delle valutazioni a cui assisteremo a dicembre.

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Andrea Ceredani