Maturità, studente non fa l'orale per protesta ed è promosso. Presidi: "Cambiare regole"
CronacaUno studente di 19 anni del liceo scientifico Fermi di Padova si è rifiutato di sostenere l'esame orale di maturità per protesta, ed è stato ugualmente promosso. ”Non è accettabile", ha detto Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi. "Modificherei le norme esistenti", ha ribadito, parlando anche del "rischio di emulazione"
Serve una “modifica alle norme esistenti”. È questo l'appello lanciato dal presidente dell'Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, a proposito del caso di uno studente del liceo scientifico Fermi di Padova che, per protesta, si è rifiutato di sostenere l'esame orale di maturità ed è stato ugualmente promosso. ”Non è accettabile che un ragazzo si rifiuti di sostenere il colloquio alla maturità. Deve essere previsto che sostenere il colloquio è insostituibile, chi si rifiuta di sostenere l'esame orale non deve poter superare l'esame", ha precisato Giannelli. "Modificherei le norme esistenti prevedendo come obbligatorio aver sostenuto tutte le prove”, ha incalzato il presidente parlando anche di un “rischio di emulazione”
Il caso dello studente di Padova
Lo studente padovano, Gianmaria Favaretto, 19 anni, si è rifiutato volutamente di sostenere la prova orale all'esame di Stato, ma è stato ugualmente promosso perchè aveva già superato la sufficienza grazie ai voti dei crediti dell'ultimo triennio (31) e dei due scritti (17 e 14). Secondo il 19enne, l'attuale meccanismo di valutazione degli studenti, non rispecchierebbe la reale capacità dei ragazzi. "Mi hanno trattenuto”, ha raccontato Favaretto riferendosi alla commissione esaminatrice. “C'è stato un confronto, mi hanno chiesto che cosa mi è piaciuto del programma. Sarei voluto uscire subito, ma non volevo creare problemi. Mi hanno anche dato 3 punti. Ora mi aspetta l'università", ha aggiunto.
La protesta dello studente
Favaretto avrebbe scelto di non sostenere la prova perché "i voti da alcuni alunni vengono vissuti malissimo. In classe c'è molta competizione”, ha detto. “Ho cominciato a rifletterci, vedendo le reazioni di alcuni compagni: come vivevano la cosa, senza capire che cosa significasse davvero un voto. Erano estremamente attaccati al risultato, diventando addirittura cattivi. Forse è il carattere, i professori, le pressioni della famiglia. Non so", ha spiegato. Davanti al suo rifiuto, i commissari d'esame hanno manifestato stupore, "soprattutto i professori interni, quelli che mi hanno seguito negli anni”, ma “ho spiegato le mie ragioni", ha precisato. I genitori "hanno visto il risultato finale, ho spiegato loro come la penso”, ma “sono stati comprensivi". Intanto, la presidente della Commissione d'esame, Lisa Sgarabotto, docente in un altro liceo padovano, ha avvertito della vicenda l'Ufficio scolastico regionale per il Veneto.
Giannelli: “Rischio di emulazione, non deve esistere”
Secondo Giannelli, si tratta di “un discorso di rispetto per le regole, la commissione e gli altri candidati”. “Il rifiuto del rispetto delle regole è uno dei nostri problemi: la scuola deve educare", ha ribadito. Il presidente dell'Associazione nazionale presidi ha denunciato poi il "rischio di emulazione": "Temo questi casi aumenteranno, gli escamotage non devono esistere".