Agenda rossa di Borsellino, perquisite case dell'ex magistrato Tinebra. Pm: "Era massone"

Cronaca
©Ansa

I Ros sono entrati in casa dell'ex procuratore di Caltanissetta, Giovanni Tinebra, morto nel 2017, sul quale la Procura della stessa località siciliana sta indagando. Per ora non c'è traccia del prezioso reperto su cui il magistrato scomparso nella strage di via D'Amelio avrebbe conservato importanti spunti investigativi

ascolta articolo

Nuove perquisizioni dei Ros aprono un clamoroso scenario investigativo sulla strage di via D’Amelio, che 33 anni fa costò la vita al magistrato antimafia Paolo Borsellino e agli agenti della sua scorta. La Procura di Caltanissetta, che indaga su quello che è stato descritto come “il più grande depistaggio della storia d’Italia”, ha disposto la ricerca della famosa agenda rossa del procuratore (mai più trovata dal 1992) nelle case dell’ex procuratore di Caltanissetta, Giovanni Tinebra, morto nel 2017. L'uomo avrebbe avuto anche dei legami con la massoneria, presumibilmente con una loggia nata all'indomani della caduta della P2. Per questo i Ros sono entrati in due case di proprietà di Tinebra, che si trovano nella medesima località siciliana, e una ad Acicastello, alle porte di Catania. Per ora dell'agenda rossa non c'è traccia.

Perché le perquisizioni

Tinebra sarebbe stato affiliato a una loggia massonica scoperta a Nicosia, in provincia di Enna, città dove ha prestato servizio come pm dal 1969 al 1992. A questa scoperta si è arrivati dopo lunghe ricerche. Proprio lui è stato a capo della Procura di Caltanissetta quando venne creato il falso pentito Vincenzo Scarantino e con lui venne dato corpo al grande depistaggio con la regia, come si è sempre ipotizzato, del capo della squadra mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera, morto anche lui nel 2002.

Il rapporto tra La Barbera e Tinebra

Il legame tra La Barbera e Tinebra sarebbe proprio l’agenda rossa di Borsellino, secondo gli inquirenti. Una nota della Procura di Caltanissetta richiama un appunto del 20 luglio 1992 firmato proprio da La Barbera. "In data odierna, alle 12 - si legge in quel documento - viene consegnato al dr. Tinebra, uno scatolo in cartone contenente una borsa in pelle ed una agenda appartenenti al giudice Borsellino". La Procura di Caltanissetta sottolinea che “detto appunto, privo di qualsiasi sottoscrizione per ricevuta di quanto indicato da parte del dott. Tinebra, non era mai stato trasmesso a quest'ufficio nell'ambito delle indagini per la strage di via D'Amelio, né il dott. La Barbera ne aveva mai fatto menzione nel corso delle sue escussioni". 

Approfondimento

Giovanni Brusca libero, si accende dibattito su legge pentiti di mafia

Gli accertamenti

Non sarebbe stata verificata dai pm la consegna effettiva dell’agenda nelle mani di Tinebra. Non si è nemmeno certi che si tratti della famosa agenda rossa, piuttosto che di quella ordinaria “poi effettivamente rinvenuta”. Il procuratore Salvatore De Luca, però, osserva che la borsa recuperata in via D'Amelio sarebbe "pervenuta nella disponibilità del dott. La Barbera il 19 luglio sera" e sarebbe stata consegnata nella tarda mattinata del 20 luglio 1992, con la conseguenza che La Barbera "avrebbe avuto tutto il tempo di prelevare o estrarre copia della più volte citata agenda rossa", il prezioso reperto sul quale il magistrato antimafia annotava importanti spunti investigativi e che è scomparso dopo il suo assassinio. Attraverso questa nuova indagine, comunque, la Procura di Caltanissetta ha fatto emergere diversi elementi di interesse della vita di Tinebra, come i suoi legami con la massoneria. Nello specifico, era legato a una loggia nata dalle ceneri della P2 di cui si parla sin dagli anni Novanta, e che sarebbe stata utile a favorire infiltrazioni in uffici pubblici. 

Approfondimento

Strage di Ustica, dalla tragedia ai processi: un mistero mai chiarito

Cronaca: i più letti