Carceri, Alemanno scrive a Nordio: "Sovraffollamento insostenibile"

Cronaca
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L'ex sindaco di Roma scrive una lettera al ministro della Giustizia insieme al detenuto Fabio Falbo. Nella missiva si mettono in evidenza le criticità delle carceri italiane e si avanzano lalcune proposte per risolvere il problema del sovraffollamento

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Una lettera al ministro Nordio per denunciare le condizioni insostenibili in cui si trovano le carceri italiane. L’iniziativa è dell’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e di Fabio Falbo, che in carcere si è laureato in giurisprudenza, entrambi detenuti nel carcere di Rebibbia. "Le stiamo scrivendo perché vogliamo sensibilizzare le istituzioni e l'opinione pubblica sull'attuale situazione carceraria, che a noi, e non solo a noi, appare insostenibile e contraria ai dettati costituzionali", esordisce la lettera indirizzata al ministro. "Le vogliamo indicare - prosegue la missiva - quelle che secondo noi sono le priorità per far fronte al sovraffollamento negli istituti di pena e, in particolare, alla situazione tragica delle morti, dei suicidi, dell'assistenza sanitaria inadeguata, di tutti gli ultrasettantenni in carcere, dell'affettività negata, della mancata scindibilità dei cumuli e dell'accesso limitato al lavoro in aziende private attraverso l'art. 21 Ordinamento penitenziario e del principio di progressività trattamentale".

"Tanti gli ultraottantenni che vedono rifiutate le richieste su detenzione domiciliare"

In particolare, sulla detenzione domiciliare per gli anziani, Alemanno e Falbo fanno notare che gli Uffici di sorveglianza non tengono conto della sentenza n. 56/2021 della Corte costituzionale che ha stabilito che i condannati che hanno più di settant'anni possono beneficiare della detenzione domiciliare. "In realtà qui a Rebibbia sono diversi gli ultraottantenni, anche non recidivi, che continuano a vedersi rigettare le loro richieste di accedere a questa misura". Anche sui permessi premio, secondo Alemanno e Falbo viene ignorata dalla magistratura di sorveglianza una sentenza della Corte costituzionale (n. 253/1919). Sentenza che "potrebbe essere recepita da una norma di legge tale da risolvere ogni problema interpretativo. Inoltre si potrebbe introdurre per legge un 'permesso trattamentale' che superi i limiti di applicazione del 'permesso premio' che oggi non può essere concesso a chi ha pene brevi". Quanto all'affettività negata, "è urgente che il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria ripristini un numero adeguato di colloqui telefonici e dia impulso, anche in via sperimentale, alla creazione di spazi dedicati all'affettività nei diversi istituti penitenziari", si legge nella lettera.

 

"Abuso di carcerazione preventina e braccialetti elettronici inutilizzati"

 Alemanno e Falbo intervengono poi sui cumuli di pena, l'"accesso limitato" per il lavoro in aziende private e la carcerazione preventiva, che, in quest'ultimo caso, "per comprenderne la gravità dell'abuso basta citare il dato delle 1.180 domande di risarcimento per ingiusta detenzione per un totale di quasi 27,4 milioni di euro pagati dallo Stato italiano", abuso che "contribuisce in modo rilevante ad aggravare il sovraffollamento delle carceri". Stesso discorso "può essere fatto anche per il limitatissimo accesso alla detenzione presso il domicilio ex legge 199/2010, nonostante la spesa di diversi milioni di euro per acquistare i cosiddetti 'braccialetti elettronici' che rimangono in larga parte inutilizzati".  

 

"Detenuti pezzo vulnerabile della società"

"Le persone detenute - conclude la lettera -  sono un pezzo della società e sono un pezzo vulnerabile della stessa, come tante volte ci ha ricordato il compianto Papa Francesco. Compiere un atto di riconoscimento delle condizioni insostenibili in cui vivono queste persone, non vuol dire cedere ad una tentazione permissiva contraria al principio della certezza della pena. Significa solo compiere una necessaria conciliazione tra questo principio e quello della finalità rieducativa della pena previsto dall'art. 27 della nostra Costituzione".

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