Siamo un Paese sempre più secolarizzato

Quanti italiani vanno a messa con regolarità? Sempre meno. I dati 2024 del Censis mostrano che il 71% della popolazione si definisce cattolico, ma solo il 15% si dice praticante. La gran parte di chi si definisce cattolico nel nostro Paese, infatti, è non praticante o è un “cattolico occasionale” . Questo è lo specchio di una società, quella italiana, in cui la religione riveste un ruolo sempre più marginale e in cui la religiosità viene vissuta in maniera ormai più individuale che collettiva. I cattolici non praticanti, del resto, sono comunque più dei non credenti: atei e agnostici sono infatti il 19%. Quasi un italiano su cinque si dice quindi non credente, ma il dato è significativamente più alto tra i giovani adulti, perché si identifica come tale il 28% dei residenti in Italia nella fascia 18-29 anni. Questo si riflette anche nei dati sull’insegnamento della religione cattolica, che è opzionale: il 16% degli studenti, nell’anno scolastico 2022/2023, non ha frequentato infatti l’ora di religione, e il dato è significativamente più alto nel Nord Italia rispetto al Mezzogiorno. Questi trend di secolarizzazione non riguardano solo l’Italia, ma tutti i Paesi europei. In Italia, però, questo trend è “in ritardo” rispetto agli altri, per via di una cultura cattolica più radicata, non foss’altro che per via della presenza del Vaticano. Anche se siamo un Paese sempre meno di cattolici, e nello specifico di cattolici praticanti, l’80% degli italiani definisce infatti comunque la propria base culturale come “di ispirazione cattolica” e il 61% è d’accordo sul fatto che il cattolicesimo sia parte fondante della nostra identità nazionale. Ma quali sono i motivi per cui non si frequenta o si frequenta poco la Chiesa? Le due motivazioni principali, sempre stando all’indagine del Censis, sono il fatto che si tende a vivere interiormente la propria fede e la mancanza di tempo . Tuttavia, emergono anche motivazioni più profonde: il 68% degli italiani si dice d’accordo sul fatto che la Chiesa sia ormai screditata per via degli scandali e il 51% ritiene che non sappia parlare al mondo contemporaneo. Questi dati sottolineano una crisi di fiducia e di rilevanza che la Chiesa deve affrontare. Troviamo un riflesso di questa tendenza, per esempio, nel numero dei matrimoni concordatari: sono sempre meno e, dal 2018, sono stati superati dai matrimoni civili, complice anche il fatto che le nozze successive al primo matrimonio - che in percentuale pesano sempre più - non sono celebrabili con rito cattolico. Nel 2023, per esempio, sono stati celebrati 79 mila matrimoni concordatari a fronte di 109 mila matrimoni civili. Questo calo del cattolicesimo in Italia si riflette anche sul clero, perché le vocazioni sono sempre meno: in mezzo secolo, secondo l’Annuario Pontificio, le vocazioni sono diminuite di oltre il 60%, passando dalle 6.337 del 1970 alle 2.103 del 2019. La percezione della Chiesa come un’istituzione maschilista e troppo antica è un altro elemento che contribuisce al distacco degli italiani e la pandemia di COVID-19 ha accelerato il processo di secolarizzazione, portando molte persone a riconsiderare la propria spiritualità al di fuori delle istituzioni religiose tradizionali. La sfida principale per la Chiesa Cattolica è dunque quella di provare ad arrestare o quantomeno rallentare questo declino.

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