
Sono passati quasi 44 anni dalla conclusione di una delle vicende di cronaca che hanno segnato maggiormente il Dopoguerra italiano. Mercoledì 10 giugno del 1981 un bambino di 6 anni cade e resta intrappolato in un pozzo artesiano nelle campagne di Vermicino, ai Castelli Romani. Per tre giorni i soccorritori provano a tirarlo fuori ma il 13 giugno il cuore del piccolo smette di battere
Quel bambino che tenne per giorni l’Italia con il fiato sospeso nella prima, vera, diretta televisiva del nostro Paese avrebbe compiuto oggi 50 anni. Alfredino Rampi era nato l’11 aprile del 1975. La sua vita si è spezzata in fondo a un pozzo artesiano, a decine di metri di profondità nelle campagne dei Castelli Romani, il 13 giugno del 1981.

La scomparsa e i soccorsi
Sono passati quasi 44 anni dalla conclusione di una delle vicende di cronaca che hanno segnato maggiormente il Dopoguerra italiano. Mercoledì 10 giugno del 1981 un bambino di 6 anni, tornando a casa verso le 19 di sera, cade e resta intrappolato in un pozzo artesiano nelle campagne di Vermicino, ai Castelli Romani. Il suo nome è Alfredo Rampi. Per tre giorni i soccorritori provano a tirarlo fuori da quel pozzo largo solo 28 centimetri e profondo 80 metri. Il proprietario (che viene poi arrestato per omicidio colposo) ne aveva chiuso l’entrata con una lamiera intorno alle 21, ignorando che all’interno ci fosse un bambino. È un agente di polizia a sentire i lamenti del piccolo. Sul posto arriva anche l'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini. Si fa dare il microfono e prova a incoraggiare il bambino. Dalla mattina del 12 giugno Alfredino (che aveva anche problemi cardiaci congeniti) smette di rispondere ai soccorritori. Muore là sotto, a 60 metri di profondità, dopo tre giorni di soccorsi falliti.
