
L'appuntamento è dal 9 al 13 aprile a Perugia, dove a raccontare il mondo di oggi sono attesi oltre 500 speaker, pronti a confrontarsi in più di 200 panel per ridefinire i confini dell’infosfera e tracciare un quadro aggiornato della geopolitica dell’informazione. Tra loro premi Nobel e Pulitzer che lottano per la libertà di stampa
Torna a Perugia dal 9 al 13 aprile l'appuntamento annuale con il Festival del Giornalismo. In un contesto segnato da guerre, autocrazie, plutocrazie che hanno ridisegnato un nuovo ‘disordine mondiale’ e creato un caos informativo senza precedenti, le eccellenze del giornalismo, dell’attivismo, della ricerca accademica, scientifica e tecnologica da ogni parte del mondo si danno appuntamento a #ijf25, il festival fondato e diretto da Arianna Ciccone e Chris Potter. A raccontare il mondo di oggi sono attesi oltre 500 speaker, pronti a confrontarsi in più di 200 panel per ridefinire i confini dell’infosfera e tracciare un quadro aggiornato della geopolitica dell’informazione, alla luce dei profondi cambiamenti globali e delle ultime evoluzioni tecnologiche (IL PROGRAMMA COMPLETO). Attraverso dibattiti, reportage e testimonianze dirette, verranno analizzate le implicazioni dei conflitti in corso in Medio Oriente, Europa, Africa e Asia, con particolare attenzione alle situazioni in Ucraina, Palestina, Sudan e Siria, e al loro impatto sul diritto internazionale e sui diritti umani. Al centro del programma: le guerre, la crisi del diritto internazionale, il crollo globale del finanziamento al giornalismo, accelerato dalla sospensione dei fondi USAID; la crisi della libertà di stampa, tra leggi repressive e attacchi ai media indipendenti; la manipolazione dell’informazione nell’era dell’IA, con piattaforme che ridefiniscono la realtà stessa; la pressione degli oligarchi nei media e il declino dell’editoria indipendente; le inchieste giornalistiche che sfidano il potere, dai crimini di guerra in Ucraina ai regimi repressivi nel Medio Oriente; le donne nel giornalismo investigativo e il coraggio di raccontare storie censurate. Si discuterà anche del ruolo cruciale dell’informazione nella crisi climatica, della necessità di modelli editoriali sostenibili per garantire il futuro del giornalismo indipendente e del crescente impatto dell’intelligenza artificiale sulla produzione e diffusione delle notizie. Di seguito, alcuni dei 500 speaker internazionali di questa edizione attesi a Perugia.
Maria Ressa, premio Nobel per la pace 2021
A poche settimane dall’arresto di Duterte nelle Filippine, torna al Festival Internazionale del Giornalismo la vincitrice del Premio Nobel per la Pace 2021, Maria Ressa, simbolo globale della lotta per la libertà di stampa e contro la disinformazione. Perseguitata e arrestata dal governo filippino per le sue critiche all’ex presidente Rodrigo Duterte e alla sua brutale “guerra alla droga”, Ressa ha dovuto affrontare numerosi procedimenti giudiziari, pagando la cauzione dieci volte per rimanere in libertà, mentre Rappler, il sito di informazione da lei fondato, diventava bersaglio di campagne di discredito orchestrate sui social media. A #ijf25, Maria Ressa commenterà in live gli sviluppi legati all’arresto di Duterte, offrendo un’analisi delle implicazioni politiche e delle sfide per la libertà di stampa nelle Filippine e nel mondo. Ressa sarà protagonista del panel "Broken trust: time to abandon a manipulated metric".
Julie Pace, direttrice Associated Press, due volte premio Pulitzer
Julie Pace è Senior Vice President ed Executive Editor di The Associated Press, alla guida di una delle più influenti agenzie di stampa del mondo. Dal 2021, sotto la sua direzione, l'AP ha ampliato significativamente la propria offerta digitale, ha vinto due Premi Pulitzer e ha prodotto un documentario sulla guerra in Ucraina, nominato agli Oscar e ai BAFTA. In precedenza, Pace è stata capo dell'ufficio di Washington, ha diretto la copertura della Casa Bianca, della politica e del governo degli Stati Uniti. Come corrispondente dalla Casa Bianca, ha ricevuto nel 2013 il Merriman Smith Award della White House Correspondents' Association per il suo lavoro sulla strategia elettorale di Barack Obama. Con l'insediamento di Trump, il rapporto tra stampa e presidenza è cambiato radicalmente. The Associated Press, tuttavia, ha mantenuto salde le proprie linee guida, consolidando la sua reputazione di punto di riferimento globale per l'informazione. Infatti, quando Trump ha deciso unilateralmente che il "Golfo del Messico" avrebbe dovuto essere rinominato "Golfo d'America", molte testate giornalistiche e aziende tecnologiche, tra cui Google e Apple, si sono adeguate senza obiezioni. The Associated Press, invece, si è opposta. Con un pubblico internazionale da servire, l’agenzia di stampa ha continuato a utilizzare "Golfo del Messico" nei suoi articoli, pur menzionando, quando necessario, la preferenza terminologica di Trump. La reazione della Casa Bianca non ha tardato ad arrivare. I giornalisti e i fotografi di Associated Press sono stati esclusi dalle conferenze stampa e non possono più viaggiare con il presidente. Julie Pace non si è lasciata intimidire ed è rimasta salda sulla linea editoriale adottata. AP ha anche presentato una causa contro tre funzionari dell’amministrazione Trump, sulla base della violazione del Primo Emendamento. A #ijf25, Julie Pace parteciperà al panel "Rebuilding trust in the news ecosystem", in cui affronterà la crisi di fiducia nel giornalismo contemporaneo.
Yuval Abraham, premio Oscar 2025 per "No other land"
Yuval Abraham, giornalista e regista, Premio Oscar 2025 per il documentario "No Other Land" (che sarà proiettato al Festival), il film che ha co-diretto con Basel Adra, Hamdan Ballal e Rachel Szor, collettivo israelo-palestinese che, in cinque anni di riprese sul campo, ha documentato gli sforzi di Basel Adra e di altri attivisti palestinesi per opporsi alla distruzione dei loro villaggi nativi in Palestina e Cisgiordania, sacrificati per lasciare spazio a zone di addestramento militare e insediamenti israeliani in espansione. Durante la cerimonia degli Oscar, Abraham ha pronunciato un discorso che ha scosso gli animi: "C’è una strada diversa, una soluzione politica, senza supremazia etnica, con diritti nazionali per entrambi i nostri popoli. La distruzione di Gaza deve finire, gli ostaggi israeliani devono essere liberati". Yuval Abraham, nel suo ruolo di giornalista investigativo, parteciperà al panel "Espionage, abuse of AI and torture in broad daylight: groundbreaking investigations that can change the world", in cui analizzerà con il pluripremiato reporter Meron Rapoport le inchieste pubblicate da +972 Magazine e Local Call su temi come l’uso dell’IA negli attacchi israeliani su Gaza, le operazioni di spionaggio contro la Corte Penale Internazionale, la connessione tra propaganda e fake news, la tortura nei centri di detenzione israeliani e i traffici d’armi internazionali.
Alsu Kurmasheva, giornalista ostaggio del regime russo
Tra gli speaker internazionali c'è anche Alsu Kurmasheva, una giornalista di Radio Free Europe/Radio Liberty che ha pagato con la prigione il suo impegno per la libertà di stampa in Russia. Dopo essere stata multata per non aver registrato il suo passaporto statunitense, Alsu Kurmasheva è stata arrestata nell’ottobre 2023 con l’accusa di non essersi dichiarata "agente straniero". Pochi mesi dopo, a dicembre, il regime di Putin ha avviato contro di lei un terzo procedimento per “diffusione di informazioni false” sull’esercito russo. Sottoposta a un processo-lampo e segreto, nel luglio 2024 è stata condannata a sei anni e mezzo di carcere. Il suo arresto ha scatenato indignazione a livello internazionale: governi, istituzioni e organizzazioni per la libertà di stampa, tra cui Amnesty International, il Committee to Protect Journalists, Reporters Without Borders e la International Federation of Journalists, hanno chiesto la sua immediata liberazione. Anche il presidente Joe Biden ha menzionato il suo caso alla White House Correspondents’ Dinner del 2024, rafforzando la pressione diplomatica per la sua scarcerazione. Dopo oltre nove mesi di detenzione, nell’agosto 2024 è stata infine rilasciata nell’ambito di uno scambio di prigionieri tra Stati Uniti e Russia. A #ijf25, Alsu Kurmasheva sarà protagonista del panel "#FreeThePress: in conversation with Alsu Kurmasheva and Omar Radi", moderato dalla CEO del Committee to Protect Journalists, Jodie Ginsberg.
Christina Assi, fotogiornalista libanese rimbolo della resilienza
Il 13 ottobre 2023, Christina Assi, fotogiornalista e photo editor libanese dell’Agence France-Presse (AFP), è stata colpita dal fuoco di un carro armato israeliano mentre documentava gli scontri nel sud del Libano. L’attacco ha ucciso il suo collega e amico Issam Abdallah, giornalista di Reuters, e ha ferito altri reporter presenti sul campo. Christina Assi è sopravvissuta, ma ha subito l’amputazione della gamba destra e ha trascorso mesi in terapia intensiva. Dopo questa tragica esperienza, è diventata una voce autorevole nella difesa della sicurezza dei giornalisti. Ha partecipato alla staffetta della torcia olimpica di Parigi 2024, dedicando il suo percorso alla memoria di tutti i reporter caduti nell’esercizio della professione. A dicembre 2024, la BBC l’ha inclusa tra le 100 donne più influenti dell’anno. A #ijf25, Christina Assi sarà in conversazione con Phil Chetwynd, Global News Director di Agence France-Presse. Durante l’incontro, racconterà l’impatto devastante di quell’attacco sulla sua vita, la sua battaglia per ottenere giustizia e la fragile condizione della libertà di stampa per i giornalisti che operano in zone di guerra. Condividerà anche il suo percorso di riabilitazione e la sua determinazione a tornare a camminare, correre e rilanciare la sua carriera di fotogiornalista.
Mona Eltahawy, la rivoluzione femminista contro la censura
Scrive, denuncia e agisce per scardinare le strutture di potere che opprimono donne, comunità LGBTQI+ e minoranzein tutto il mondo. Mona Eltahawy è una delle voci più dirompenti del femminismo contemporaneo e una delle più coraggiose giornaliste impegnate nella lotta contro la censura e il patriarcato nei media. Il suo attivismo l’ha resa bersaglio di repressione: arrestata e brutalmente picchiata durante la Rivoluzione Egiziana del 2011, continua a essere una voce intransigente contro regimi autoritari e discriminazione di genere. Autrice di saggi divenuti manifesto del femminismo radicale, come Headscarves and Hymens e The Seven Necessary Sins for Women and Girls, ha scritto per testate di rilievo come The New York Times, The Washington Post e The Guardian. A #ijf25, Mona Eltahawy partecipa al panel "Lessons from feminist investigative journalists around the world", in cui affronterà il tema del giornalismo investigativo femminista.
Nathan Thrall, giornalismo narrativo da premio Pulitzer
Il Festival Internazionale del Giornalismo ospiterà l’incontro con Nathan Thrall, vincitore del Premio Pulitzer 2024 per la saggistica, autore del bestseller internazionale A Day in the Life of Abed Salama. Il libro, tradotto in oltre due dozzine di lingue e acclamato dalla critica, racconta con straordinaria profondità una storia di dolore e ingiustizia in Palestina, intrecciando il personale e il politico in un reportage unico. A intervistarlo sarà Jodie Ginsberg, CEO del Committee to Protect Journalists e voce autorevole nella difesa della libertà di stampa a livello globale.
