Il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS), ente che da oltre 70 anni effettua soccorsi tecnici – sanitari e non – in ambiente montano, ha pubblicato un report che raccoglie diversi dati relativi agli interventi effettuati nel corso dello scorso anno. Facendo un confronto sui numeri anche rispetto agli anni precedenti
"Nel corso dell’anno appena trascorso, il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico ha effettuato 12.063 missioni di soccorso, portando assistenza a 11.789 persone. Il dato conferma la stabilizzazione dei numeri su livelli molto elevati, in linea con gli ultimi due anni. Le ore/uomo impiegate sono state 183.846, per un totale di 314.228 giornate/uomo, con 42.589 tecnici volontari coinvolti". Sono questi alcuni dei numeri che il CNSAS ha diffuso a proposito di quanto successo sulle montagne del nostro Paese nel corso del 2024.
I motivi degli interventi e le attività coinvolte
Il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologicoente "da oltre 70 anni effettua soccorsi tecnici – sanitari e non – in ambiente montano, in grotta e negli ambienti impervi del territorio nazionale con più di 7.000 operatori altamente specializzati", si legge in un rapporto diffuso online, ha dunque fatto il punto della situazione rispetto alle attività svolte nel corso del 2024. Tutte sono svolte "in collaborazione con il Servizio Sanitario Nazionale e il sistema 118" e sono "finalizzate a garantire il soccorso e l’assistenza immediata ai soggetti infortunati, alle persone in difficoltà o in imminente pericolo di vita, alla ricerca e al recupero di dispersi e caduti". Ma entrando nel vivo del resoconto ecco che emerge come le principali cause degli interventi rimangano di fatto "invariate rispetto agli anni precedenti" e sono così suddivise: caduta o scivolata (43,2%), incapacità durante l’attività svolta (26,5%), malore (12,7%). Tra le altre cause (9,6%) rientrano maltempo (4,1%), frane (1,3%), eventi valanghivi (0,7%) e shock anafilattico (0,4%). In generale l’attività al centro della maggior parte degli incidenti è l’escursionismo (44,3% dei casi), ma rientrano nel novero anche sci alpino e nordico (14%), mountain bike (6,8%), alpinismo (5,9%), ricerca di funghi (3,4%), attività lavorative (2,6%) e attività su ferrate e falesie (3,6%).
Morti, feriti e i territori più coinvolti da incidenti
Proseguendo nel rapporto, il CNSAS sottolinea come nel 2024 si siano registrati 466 morti sulle montagne, 1.431 feriti gravi, 5.288 feriti lievi 299 feriti con compromissione delle funzioni vitali, 4.187 illesi e 118 dispersi. Il profilo prevalente di chi incappa in incidenti montani è quello di un "uomo italiano tra i 50 e i 60 anni, leggermente ferito dopo una caduta durante un’escursione nel mese di agosto, che si conferma il periodo con il maggior numero di interventi (18%)". I soccorsi nell' 80,4% dei casi, dunque, riguardano italiani, seguono cittadini di Germania (6,8%), Francia (1,6%) e Austria (1%), l'età prevalente è tra i 50 e i 60 anni (16,36%), seguiti da over 60 e giovani tra i 20 e i 30 anni.Nel 67,9% gli incidenti coinvolgono maschi e nel 32,1% femmine. Inoltre, ecco i territori più coinvolti: Piemonte (15,9%), Valle d’Aosta (14,3%), Trentino (11,7%), Alto Adige (10,9%), Lombardia (10,4%) e Veneto (9,2%).

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In definitiva, stando ai dati, nel triennio 2022–2024 viene segnalato un "andamento stabile e costantemente elevato del numero complessivo di missioni di soccorso effettuate dal CNSAS". Nello specifico, "dopo il picco del 2023, con 12.349 missioni, il 2024 si attesta su 12.063 missioni, un dato in linea con quello dell’anno precedente e in forte aumento rispetto alle 10.367 missioni del 2022". Considerando il numero delle persone soccorse, anche questo rimane elevato con 11.789 nel 2024, 12.365 nel 2023 e 10.125 nel 2022. Considerando i decessi "si osserva una lieve flessione rispetto agli anni precedenti, pur restando il dato altamente significativo". I morti sono stati 466 nel 2024, 491 nel 2023 e 504 nel 2022 L’analisi, concludono gli esperti, "conferma una pressione costante sul sistema di soccorso in montagna, con numeri che evidenziano quanto sia necessaria una costante attività di prevenzione, sensibilizzazione e formazione per ridurre i rischi e limitare gli incidenti".
