Covid, 5 anni fa Italia chiusa per il lockdown. Gli scienziati: "Era l'unica soluzione”
Cronaca
"Ci siamo svegliati con un virus nuovo che faceva casi e vittime e si doveva intervenire" dichiara l'infettivologo Matteo Bassetti. " Senza lockdown sarebbe stata una catastrofe senza precedenti per il nostro Paese" sottolinea il virologo Roberto Burioni
Era il 9 marzo 2020 quando l'allora presidente del consiglio, Giuseppe Conte, si presentò in diretta televisiva per annunciare il primo lockdown dell'Italia intera. Il repentino aumento dei contagi da Covid costrinse il governo a correre ai ripari, ordinando la chiusura totale del Paese, l'inasprimento di quella che era stata la breve sperimentazione della zona rossa in Lombardia. Da allora sono passati cinque anni, quasi 27 milioni di casi totali e 198 mila morti.
Cinque anni fa l'Italia piombò nel silenzio
Strade vuote, le passeggiate attorno casa, le uniche concesse insieme all'attività sportiva. Ad inizio 2020 una coppia cinese venne ricoverata a Roma, allo Spallanzani, l'ospedale che per mesi divenne punto di riferimento per la cura e la ricerca. Il virus, si scoprirà solo dopo, era però già in circolo in Italia. Il 21 febbraio del 2020 arrivò la notizia del primo decesso: Adriano Trevisan, 78 anni, residente a Vo' Euganeo, morto all'ospedale padovano di Schiavonia. Il paziente numero 1 venne identificato in un 38enne di Codogno, Mattia Maestri. In undici comuni tra Lombardia e Veneto scattò la “zona rossa”.

Approfondimento
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Il provvedimento “Io resto a casa”
Il 9 marzo il premier Giuseppe Conte si presentò davanti alle telecamere e annunciò agli italiani il lockdown contro un nuovo virus: "Sto per firmare un provvedimento che possiamo sintetizzare con l'espressione "io resto a casa": non ci sarà più una zona rossa, non ci sarà più la zona uno e e la zona due della Penisola, ci sarà l'Italia zona protetta". Poi aggiunse: "Le nostre abitudini vanno cambiate ora: dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell'Italia".
Dopo 5 anni
Sono passati cinque anni da allora e la pandemia Covid è ormai un ricordo. L'ultimo bollettino settimanale ieri ha registrato 485 casi e 17 morti nell'ultima settimana, da mesi in calo. Dal giorno del lockdown fino alle prime riaperture della seconda fase dell'emergenza, è stato un susseguirsi di nuove regole da seguire per evitare la diffusione del Sars-CoV-2, provvedimenti varati dal Governo e supportati dal Comitato tecnico scientifico.
Bassetti: il lockdown era l'unica cosa da fare
"Io sono stato sempre abbastanza critico non tanto sul fatto di aver chiuso in quel momento l'Italia, perché allora era l'unica soluzione, ma per avere mantenuto il lockdown per troppo tempo - spiega all'Adnkronos l'infettivologo Matteo Bassetti - Il problema non fu all'inizio, ci siamo svegliati con un virus nuovo che faceva casi e vittime e si doveva intervenire, ma dopo in una fase successiva dell'emergenza si è continuato con le chiusure e obblighi, come la Dad per le scuole o le mascherine sempre o dove mangiare e a che ora, sono state esagerate. Il 9 marzo però il lockdown era l'unica cosa da fare, il giudizio sui primi tre mesi deve vederci concordi perché alcune scelte impopolari andavano prese. Sul dopo invece alcune decisioni non sono state corrette. Questo doveva essere il compito della Commissione parlamentare d'inchiesta e non altro".
Burioni: senza lockdown sarebbe stata una catastrofe
Il virologo Roberto Burioni su X ha ricordato come "senza lockdown tutti gli ospedali sarebbero andati in tilt e avremmo cominciato a contare non solo i morti di Covid, ma anche di infarto, ictus e altre malattie curabili. Sarebbe stata una catastrofe senza precedenti per il nostro Paese".