Perché il Comune di Bari non si scioglie

Il Comune di Bari, quindi, non verrà sciolto. Non ce n’erano evidentemente le condizioni, e probabilmente non ci sono mai state. Lo sapevano, del resto, anche quanti hanno per mesi “cavalcato” politicamente l’insediamento della Commissione d’accesso, quella che il ministero dell’Interno nomina tutte le volte che le inchieste della magistratura adombrano sospetti sulla contiguità alle mafie di un’amministrazione comunale, e che sul “caso Bari”, dopo sei mesi di lavoro, non ha trovato tracce di infiltrazioni della criminalità organizzata nell’attività amministrativa. Ma liquidare tutta la vicenda solo come un disdicevole episodio di speculazione politica, sarebbe un errore, anche questo molto grave. Non lo ha fatto, con grande senso di responsabilità istituzionale, il sindaco Vito Leccese, che un anno fa, a poche settimane dall’ufficializzazione della sua candidatura, si vide costretto a convivere con una bufera giudiziaria che non lo chiamava direttamente in causa, ma rischiava di vanificare sul nascere la sua corsa alla successione di Antonio Decaro. Leccese, pur parlando di riscatto rispetto a certe accuse oggettivamente sommarie e strumentali, ha ammesso l’esistenza di “zone grigie su cui c'è tutto l'interesse da parte dell'amministrazione di scavare profondamente per rimuovere quello che c'è di marcio e illegale". Gli ispettori della Commissione d’accesso, e prim’ancora, la Squadra mobile e la Procura Antimafia di Bari, che un anno fa firmarono l’inchiesta “Codice Interno”, 130 arresti, un enorme lavoro investigativo da cui nasce tutta questa vicenda, quelle zone grigie le avevano individuate in alcune società municipalizzate del Comune. Come l’Amtab, la più importante di tutte, quella che si occupa dei trasporti urbani, ora in amministrazione straordinaria nonostante la governance non risulti indagata, e dove si “entrava con la politica o la mafia”, per usare le parole di un collaboratore di giustizia. Ma episodi di contiguità alla criminalità organizzata sono emersi anche dalle verifiche sull’ Amiu, che si occupa invece della raccolta dei rifiuti, la Multiservizi e persino la Polizia Municipale. Ed è su queste situazioni che il Viminale, ora, ha intenzione di intervenire con fermezza, ricorrendo a misure che saranno chiarite meglio nei prossimi giorni. Si parla, genericamente, di commissariamento, ma in realtà si tratterà di una vera e propria attività di tutoraggio sulle società. Esperti nominati dalla Prefettura, si occuperanno del loro risanamento, e parallelamente saranno passate al vaglio operazioni, affidamenti di incarichi e atti di gestione. Un vero e proprio screening della storia recente delle “partecipate”, con i riflettori ovviamente puntati su quelle zone d’ombra individuate dalle indagini della magistratura prima e dagli accertamenti degli ispettori ministeriali poi. Nessun provvedimento, naturalmente, sull’attività amministrativa del Comune, sulla quale, tuttavia, il prefetto sarà chiamato ad esercitare una certa forma di controllo, con particolare attenzione alle procedure di assunzione, che tante criticità hanno evidenziato nella gestione delle municipalizzate.

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