Monia Bortolotti, pm chiede nuova perizia psichiatrica nel processo per infanticidio

Cronaca
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Si è aperto il processo per la 29enne di Pedrengo, arrestata nel novembre 2023 con l’accusa di aver ucciso i suoi due bambini, di 4 e 2 mesi. La pm Maria Esposito contesta il risultato dell'incidente probatorio secondo cui la donna è incapace di intendere e di volere perché affetta da una depressione con caratteristiche psicotiche. Si ritiene che abbia soffocato i suoi figli perché non sopportava il loro pianto e che avrebbe attuato una serie di depistaggi per cancellare ricerche e messaggi compromettenti

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Si è aperto oggi, 17 gennaio, il processo presso la Corte d’Assise di Bergamo contro Monia Bortolotti, la 29enne di Pedrengo arrestata nel novembre 2023 dai carabinieri con l’accusa di aver ucciso i suoi due bambini, Alice e Mattia Zorzi (rispettivamente di 4 e 2 mesi), tra il 2021 e il 2022. La pm Maria Esposito - in un'aula senza telecamere - ha chiesto che si proceda a una nuova perizia psichiatrica: quella già effettuata non sarebbe stata abbastanza approfondita. La difesa si oppone e continua invece a puntare sull’incapacità di intendere e di volere dell’imputata (espressa anche dal perito in incidente probatorio), che sarebbe affetta da una forma di depressione maggiore "con caratteristiche psicotiche congruenti all'umore". La Corte ha deciso di prendere tempo: la decisione su una nuova eventuale perizia è rimandata al prossimo 15 aprile. Bortolotti, ricoverata alla Rems di Castiglione delle Stiviere, era assente in aula.

L'accusa chiede una nuova perizia psichiatrica per Bortolotti

Come riportano varie testate locali, l’accusa ritiene in sintesi che Bortolotti sarebbe stata lucida al momento degli omicidi. La pm, che ha lavorato insieme al consulente psichiatrico Sergio Mochieri, ha sottolineato come in passato – nello specifico durante le gravidanze – sei professionisti avessero parlato non tanto di tratti psicotici ma piuttosto di un disturbo della personalità con tratti borderline. Viene poi messo in luce come le intercettazioni a carico di Bortolotti mostrino una persona lucida, fredda e molto coinvolta nel preparare la sua strategia difensiva. Per la pm inoltre l’imputata avrebbe tentato, forte dei suoi studi in psicologia, di manipolare l’esito dei test a cui è stata sottoposta. Anche questo aspetto fu segnalato in passato da una professionista che lavorò con Bortolotti nel novembre 2023, dopo il suo arresto. 

La pm: "Soffocò i figli perché non sopportava il pianto"

La tesi espressa già in udienza preliminare dalla procura è che la donna, seguita da uno psicologo fin dall’adolescenza, avrebbe soffocato i suoi figli perché non sopportava il loro pianto. Una versione che sembra trovare conferme dall’autopsia del piccolo Mattia, la cui morte è stata attribuita ad un’asfissia meccanica e non al latte dato un'ora prima, come dichiarato dalla donna ai soccorritori e di cui non ci sono tracce. Per Alice, invece, gli inquirenti non sono riusciti a trovare la causa della morte per via del deterioramento del corpo. La donna avrebbe poi attuato una serie di lucidi depistaggi nel tempo per coprire ricerche e messaggi compromettenti. Un esempio è il ripristino del suo smartphone il 7 novembre 2022, pochi giorni dopo la morte del suo secondogenito, e poi il 25 novembre, un dettaglio che emerge anche dall’ordinanza di custodia cautelare con la quale la gip Federica Gaudino dispose il carcere un anno fa. La donna ha inoltre eliminato anche una domanda postata su Facebook sui tempi richiesti per un’autopsia e ha cancellato i suoi profili su Instagram e Facebook per crearne di nuovi. 

I dubbi e le testimonianze

Nell’ordinanza di rinvio a giudizio Bortolotti viene definita come “fredda e distaccata” per la morte dei figli, su cui peraltro ha spesso cambiato versione. Come nel caso di Alice, dichiarata morta perché soffocata da un rigurgito, nonostante il medico legale avesse evidenziato l'impossibilità di un’ostruzione causata dal cibo visto che la culla era pulita: una versione successivamente “aggiustata” da Bortolotti, che al compagno e padre dei bimbi avrebbe invece dichiarato di averla girata su un fianco tra alcuni cuscini come aveva consigliato la pediatra, venendo poi smentita da quest’ultima. Restano poi i dubbi anche sulla morte di Mattia, come il primo ricovero del bimbo all’ospedale Papa Giovanni XXIII, le difficoltà a gestirlo e la completa solitudine al momento della tragedia, esattamente come era successo per la sorellina. I genitori della ragazza hanno preferito non costituirsi parte civile.

La difesa

Il legale difensore di Bortolotti, Luca Bosisio, continua a sostenere come la sua assistita sia incapace di intendere e di volere, come peraltro messo nero su bianco da quello che definisce un incidente probatorio effettuato da un pull di professionisti "di grande spessore”. In ogni caso, ha aggiunto, il ricovero detentivo nella Rems dove si trova "è già di per sé una condanna, una sporta di ergastolo bianco". Poi ha spinto sul fatto che l’imputata non avrebbe potuto sabotare gli esami a cui è stata sottoposta, vista la mole di farmaci che stava assumendo. 

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