Rischio povertà, Sicilia e Calabria tra le peggiori in Europa

Sono più di 70 milioni gli europei a rischio povertà. Il numero è tratto dai dati appena pubblicati da Eurostat sulle condizioni di vita dei cittadini dell’Unione europea relativo al 2023. Un dato in calo rispetto agli anni precedenti ma che presenta marcate differenze non tanto a livello nazionale quanto a livello regionale. Eurostat, infatti, raccoglie i dati per porzioni di territorio, il che mette in risalto la pessima performance di alcune regioni e soprattutto la disomogeneità nel tenore di vita all’interno di uno stato. E l’Italia da questo punto di vista rappresenta il Paese con gli estremi più divergenti. Crisi sullo Stretto Con l’eccezione della Guyana francese - territorio d’oltremare in America del sud - le due regioni col maggior rischio di povertà dell’Unione europea sono la Calabria e la Sicilia. In Calabria la percentuale di abitanti a rischio povertà supera il 40% , quota sfiorata anche sull’altra sponda dello Stretto di Messina . E non vanno molto meglio le cose in Campania, dove il 36,1 per cento della popolazione è a rischio. Ma in Italia c’è anche la seconda regione meno a rischio povertà del continente, la Provincia autonoma di Bolzano, dove solo il 3,9 per cento dei cittadini fatica a sostenersi; e sono rassicuranti anche i dati che giungono dall’Emilia Romagna e dalla Provincia autonoma di Trento . Insomma una disomogeneità che segue la direttrice nord-sud e che taglia in due il Paese. Le regioni settentrionali si aggirano su una percentuale intorno al 10 per cento, quelle del Centro sopra il 20 per cento mentre Sud e isole superano il 30. E sono solo 6 le regioni europee con una percentuale oltre il 30 per cento: le tre italiane, l’Andalusia in Spagna e due regioni della Romania. E proprio la Romania - dove c’è la regione Ue con il più basso rischio di povertà e due tra quelle sopra il 30 per cento - è l’unica nazione che presenta differenze regionali accentuate come in Italia. Molto più omogenea la situazione in altre nazioni, come la Francia, i Paesi Bassi e il Belgio dove la differenza tra regioni non supera il 10 per cento. A livello nazionale l’Italia ha una percentuale di popolazione a rischio povertà del 17,2 per cento, pari a più di 11 milioni di persone. La percentuale è tra le più alte dell’Unione e ben sopra la media, attestata a 14,3. Rischio povertà Il dato sul rischio di povertà non va confuso con altri indicatori: indica infatti la quota di persone con un reddito disponibile al di sotto della soglia di rischio di povertà, che è fissata al 60% della media nazionale del reddito. Non misura dunque la ricchezza o la povertà assoluta, ma il basso reddito rispetto ad altri residenti in quel Paese. Dunque, è bene chiarirlo, non implica necessariamente un basso tenore di vita di un’area di un Paese rispetto a un’area di un altro. Per misurare la distribuzione del reddito nazionale tra i cittadini, Eurostat si avvale del coefficiente di Gini . Un coefficiente pari a 0 esprime la situazione di perfetta uguaglianza in cui tutti percepiscono lo stesso reddito, mentre un coefficiente pari a 100 esprime la situazione di disuguaglianza totale in cui una sola persona ha tutto il reddito. La media Ue è di 29,7, mentre l’Italia è leggermente sopra media . I Paesi più virtuosi sono la Slovacchia, la Slovenia, il Belgio e la Repubblica Ceca, dove il coefficiente è inferiore a 25. Quelli in cui è maggiore la diseguaglianza nella distribuzione del reddito, invece, Bulgaria , Lituania e Lettonia .

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