La giornata è un’occasione riflettere su un fenomeno che colpisce tutti i Paesi e rallenta lo sviluppo economico. Secondo l'Indice di percezione della corruzione 2023, l’Italia è al 42esimo posto su 180 Paesi, con un punteggio stabile di 56. La Danimarca guida la classifica globale, mentre Somalia e Venezuela chiudono la graduatoria
Il 9 dicembre si celebra la Giornata internazionale contro la corruzione, un momento di riflessione sulle conseguenze di un fenomeno sociale, politico ed economico che colpisce tutti i Paesi, priva i cittadini di diritti fondamentali, rallenta lo sviluppo economico e mina le istituzioni. Per affrontare questa sfida globale, l’Assemblea generale dell’Onu ha adottato il primo strumento giuridico vincolante a livello internazionale, la Convenzione delle Nazioni Unite contro la Corruzione, il 31 ottobre 2003. Entrata in vigore nel dicembre 2005, la convenzione promuove un approccio integrato e multisettoriale, con misure preventive e la criminalizzazione delle principali forme di corruzione. Ma qual è la situazione in Italia?
La situazione dell’Italia
Secondo l’Indice di Percezione della Corruzione 2023 (Cpi) di Transparency International (pubblicato a gennaio 2024), l’Italia conferma un punteggio di 56, posizionandosi al 42esimo posto su 180 Paesi e in 17esima posizione tra i 27 Stati dell’Unione europea. "Il consolidamento del punteggio del nostro Paese nel Cpi 2023 conferma l'Italia nel gruppo dei Paesi europei più impegnati sul fronte della trasparenza e del contrasto alla corruzione. Un risultato che è anche frutto dell'applicazione di alcune misure normative adottate in materia di whistleblowing e di appalti pubblici", ha dichiarato Michele Calleri, presidente di Transparency International Italia. L’Indice misura la corruzione percepita nel settore pubblico utilizzando 13 strumenti di analisi e sondaggi rivolti a esperti. Il punteggio varia da 0 (alto livello di corruzione percepita) a 100 (basso livello).
I Paesi più virtuosi e quelli più colpiti
La Danimarca guida la classifica con un punteggio di 90, seguita da Finlandia (87), Nuova Zelanda (85), Norvegia (84), Singapore (83), Svezia e Svizzera (82). In fondo alla classifica troviamo la Somalia con 11 punti, seguita da Venezuela, Siria e Sud Sudan (13 punti) e Yemen (16 punti). La media globale rimane invariata per il dodicesimo anno consecutivo. Tuttavia, i dati mostrano che 28 Paesi hanno compiuto progressi significativi nell’ultimo decennio, mentre 35 hanno registrato un peggioramento. Se l’Europa occidentale mantiene il punteggio medio più alto (65), le regioni più colpite sono l’Africa sub-sahariana (33 punti) e l’Europa dell’Est e l’Asia centrale (35 punti).
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