I dati contro la violenza di genere in Italia hanno un problema

Quando il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara ha dichiarato davanti a Gino Cecchettin la sua opinione sulle violenze sessuali legate all'immigrazione irregolare, affermando che "i dati sono purtroppo inequivocabili", abbiamo provato a cercarli: quali sono questi dati inequivocabili? E quanto sono aggiornati? È difficile scoprirlo. I dati che riguardano il fenomeno della violenza contro le donne in Italia sono prodotti a livello istituzionale dal ministero dell’Interno, con report settimanali e analisi semestrali e dall’Istat. Ma i tipi di dati disponibili e la confrontabilità tra le varie statistiche annuali non rende facile il compito di verificare le affermazioni del ministro. Per trovare informazioni aggiornate sulla violenza di genere, bisogna compiere un viaggio di portale in portale e non sempre i dati sono accessibili in formato aperto e scaricabile per una vera e propria analisi. Ma partiamo dall’inizio. Lunedì 18 novembre scorso, in occasione della presentazione della “Fondazione Giulia Cecchettin”, in memoria della ragazza uccisa nel 2023 dall’ex fidanzato Filippo Turetta, il ministro Valditara ha dichiarato che usare il “patriarcato” per fermare la violenza contro le donne è ideologico, perché “come fenomeno giuridico è finito con la riforma del diritto di famiglia del 1975”. Ha poi aggiunto in seguito di non aver mai dato la colpa dei femminicidi agli stranieri, ma che c'è stato un "aumento preoccupante delle violenze sessuali" e ha suggerito che la marginalità e la devianza collegate all'immigrazione irregolare siano fattori che contribuiscono a questo fenomeno. A quali dati si riferisce? Per cercarli cominciamo dal sito dell’Istat. Nella sezione tematica "Violenza sulle donne" troviamo informazioni per avere un quadro generale del fenomeno, comprese le caratteristiche demografiche delle vittime e la frequenza con cui si rivolgono al numero antiviolenza 1522. Ma il problema principale è che i dati più recenti riguardanti l'incidenza della violenza sulle donne risalgono al 2014, confrontabili solo con l’indagine precedente, del 2006. Dopo la descrizione delle rilevazioni c’è un link per accedere alla banca dati sulla violenza contro le donne, ma questo risulta in manutenzione . All'interno della stessa sezione tematica possiamo poi trovare i report annuali sui femminicidi e altre statistiche che arrivano al 2023 o al 2022. Da qui però è difficile ricavare dati su chi commette violenza e, nello specifico, sull'eventuale incidenza dell'immigrazione irregolare. Se Valditara fa riferimento a un "aumento preoccupante" del fenomeno, dobbiamo immaginare che stia utilizzando dati che lo dimostrano. Cerchiamo direttamente nei database Istat, nella sezione “Esplora dati” che riguarda la “Giustizia e la sicurezza”, dove c’è un box dedicato alla “violenza contro le donne”. Lì troviamo dati su Opinioni su ruoli di genere e su violenza contro le donne Utenti del 1522 Donne che hanno subito violenza - caratteristiche demografiche e abitudini Vittime che si rivolgono al 1522 Non ci sono dati su chi commette violenza e sui reati denunciati, e nemmeno dati sugli omicidi di genere, ad esempio per confrontare le classi d’età, le caratteristiche dell’autore e del rapporto con la vittima. Torniamo indietro, cercando la tabella degli “autori di delitto”, e filtrando per violenze sessuali. Lì è possibile ricavare il dato secondo cui nel 2022 il 42,2% degli autori di violenza sessuale denunciati o arrestati dalle forze dell'ordine era straniero . Considerando che, all'inizio del 2024, secondo l’Istat, in Italia risiedevano 2.627.415 di cittadini stranieri maschi, comunitari e non comunitari, che rappresentano il 9% del totale dei residenti, l’incidenza sul totale delle violenze resta alta . Non possiamo sapere però quanti di questi stranieri fossero “irregolari” e manca la correlazione con le violenze denunciate, e gli stranieri contro cui sono state esposte denunce potrebbero essere turisti presenti sul nostro territorio per un breve periodo. Per avere un quadro più completo - e verificare le dichiarazioni del ministro -, sarebbe necessario incrociare i dati sulla violenza sessuale con quelli relativi alle condizioni socioeconomiche degli autori e delle vittime. Se vogliamo studiare la marginalità sociale come un fattore determinante, indipendentemente dall'origine nazionale, questo tipo di indagine ha senso. Ma nei dati Istat non troviamo riscontro di queste informazioni. Possiamo però cercare altre informazioni nei report pubblicati dalle associazioni che si occupano di lotta alla violenza di genere, come il coordinamento nazionale dei centri antiviolenza Di.Re: secondo gli ultimi dati, riferiti al 2023, il 74% degli autori delle violenze denunciate ai centri è di nazionalità italiana, mentre il restante 26% è di nazionalità straniera. L’età è compresa tra i 30 e i 59 anni , il 46,2% degli autori delle violenze ha un lavoro stabile. Come confermato dai dati Istat rispetto agli omicidi di genere , nel 74,2% dei casi la violenza viene esercitata da un uomo in relazione affettiva con la donna . Se si aggiunge la percentuale dei casi in cui l'autore è un familiare, si arriva all'84% del totale. Si tratta di persone che solo nel 18,6% dei casi presentano dipendenze da sostanze stupefacenti, e un quarto non ha alcun tipo di disagio o precedenti. Di che ordini di grandezza parliamo nei casi di violenza sessuale? Quanti sono davvero i casi in Italia? Ricavare questo tipo di dati è un problema, come nota anche la redazione di Pagella Politica nel tentativo di verificare le dichiarazioni di Valditara. Secondo l’ultima indagine Istat disponibile, quella 2014, solo il 16% delle donne che ha subito una violenza sessuale di qualche tipo ha scelto di denunciarla e, se otto donne su dieci non denunciano le violenze subite, usare qualsiasi numero per fare dichiarazioni su chi le commette è molto rischioso. Andiamo oltre il sito Istat, e vediamo se otteniamo risposte dal sito del ministero dell’Interno: il report del Servizio Analisi Criminale fornisce una panoramica dei reati legati alla violenza di genere, ma non menziona esplicitamente l'incidenza degli stranieri nei reati sessuali o la correlazione con la marginalità sociale. C’è scritto che circa il 91% delle vittime di violenze sessuali sono donne, una percentuale che è rimasta stabile negli ultimi anni, e si registra un incremento delle segnalazioni di autori noti per violenze sessuali tra il 2021 e il 2023, con un ulteriore aumento nel primo semestre del 2024. Le vittime che denunciano lo fanno sempre di più anche quando conoscono l’autore della violenza. A pubblicare altri dati è la Polizia di Stato: nell’ultimo report sulla violenza domestica o di genere nel 2023 si legge che le richieste di aiuto sono state 13.793. Di queste, nel 61,5% dei casi, l'autore della violenza era legato alla vittima da una relazione sentimentale, attuale o passata. Ma non ci sono informazioni sulla cittadinanza di chi commette violenze. Il 20 novembre 2024 è poi uscito il report annuale sulle vittime di omicidio a cura dell’Istat, in cui si conferma che che la maggioranza delle donne italiane è vittima di italiani, il 43,8% delle donne straniere di propri connazionali. Non è possibile ricavare il dato della percentuale di omicidi volontari di donne commessi da stranieri guardando questo report, perché per le donne straniere è solo indicato che il resto degli omicidi è compiuto da persone con nazionalità diversa, ma non per forza potrebbe essere italiana. Che non ci siano dati è un problema Nella ricerca di indagini sui dati di genere, emerge l’esistenza di un “Osservatorio violenza di genere e domestica”, che risulta essere stato creato sotto il ministero della Giustizia, dove sono elencate le varie attività che questo gruppo di lavoro, presieduto da Maria Rosaria Covelli, capo dell’Ispettorato Generale del Ministero, dovrebbe svolgere. Tutti gli eventi sono fermi al novembre 2023 e se tra le buone prassi c’è anche la raccolta e il monitoraggio dei dati statistici, tutto resta in formato descrittivo. Le attività sono “da svolgere”, mai realizzate, a quanto pare. Al di là della verifica delle frasi di Valditara, quello che è importante notare è che manca la possibilità, per un cittadino qualsiasi, di accedere a informazioni in modo facile e completo per farsi un’idea della situazione italiana sul contrasto alla violenza di genere: come si può conoscere l’effettiva incidenza delle iniziative governative da un anno all’altro se non esistono dati confrontabili? È vero che le statistiche migliorano di anno in anno, esistono monitoraggi nazionali e istituzionali sui centri antiviolenza coordinati da Istat, si fanno indagini tematiche periodiche, ma bisogna saperle trovare. Per ricavare le statistiche che abbiamo riportato in questo pezzo abbiamo aperto non meno di quattro report in formato pdf, diversi per tipologia e istituzione che li ha prodotti, e abbiamo dovuto cercare altri dati nelle banche dati con un viaggio di numerosi clic per mettere in relazione dati sulla violenza di genere e autori dei delitti. Il primo atto di sostegno alle iniziative contro la violenza sulle donne è pubblicare periodicamente e in modo coerente i dati che riguardano tutto il fenomeno. Prima di vedere aumentare le curve dei reati commessi.