Introduzione
È passato un anno dall’omicidio di Giulia Cecchettin, la studentessa di ingegneria biomedica di Vigonovo, in Veneto, uccisa dal suo ex fidanzato Filippo Turetta con 75 coltellate nella notte tra l'11 e il 12 novembre 2023. "Volevo stessimo insieme, noi due soli. Passare del tempo assieme, prima eventualmente di toglierle la vita, anche se non lo avevo ancora deciso", ha dichiarato il ragazzo nel corso del processo
Quello che devi sapere
Chi era Giulia
- Giulia Cecchettin,22enne di Vigonovo in provincia di Padova era iscritta al corso di ingegneria biomedica dell'Università di Padova. Viveva con il padre, l’ingegnere Gino Cecchettin, la sorella maggiore, Elena, e un fratello minore, Davide. La mamma, Monica Camerotto, era venuta a mancare nel corso del 2022 a causa di un tumore
Per approfondire:
Omicidio Giulia Cecchettin, Turetta nel memoriale: "Ho 20mila foto di lei nel cellulare"
La storia con Turetta
- All’università Giulia conosce Filippo, ragazzo di 21 anni di Torreglia e suo compagno di studi. I due hanno una breve storia sentimentale, che finisce ad agosto 2023. I due però continuano a vedersi, in primis per i ricatti di lui di togliersi la vita
L’ultima uscita
- L’11 novembre 2023 Giulia manda prima una mail alla sua relatrice con l’ultima versione della sua tesi, da discutere il successivo 16 novembre, e poi si reca, accompagnata da Filippo, in un centro commerciale a Marghera per acquistare delle scarpe per la cerimonia di laurea. I due giovani cenano nel fast food del centro commerciale, Giulia scrive alcuni messaggi alla sorella Elena e poi, dopo le 22:43 non si hanno più sue notizie
Le foto
- Al processo Filippo ha in seguito raccontato: "Ogni volta che ci vedevamo facevo tante foto a Lei o a entrambi insieme. Mi piaceva farlo ed era un'abitudine. Ci saranno almeno tra le 15mila e le 20mila foto nella galleria del mio cellulare". Anche il pomeriggio del delitto, sabato 11 novembre 2023, quando i due vanno a fare shopping al centro commerciale di Marghera, non mancano le foto: "Ne ho scattate diverse, a noi o solo a Lei, ma non c'è niente di strano in questo: Giulia è stata la mia prima e sola ragazza"
L’aggressione e l’accoltellamento
- Sin dalle prime ore della scomparsa, subito dopo la denuncia fatta dal padre, emergono i primi dettagli. Un vicino di casa Cecchettin racconta di aver sentito una coppia litigare in un parcheggio. "Una ragazza urla, poi viene spinta in auto", racconterà ai Carabinieri, che però almeno all’inizio non fanno sopralluoghi. La ricostruzione dei movimenti dell’auto di lui, una Fiat Grande Punto di colore nero, evidenzia il passaggio dei due a Fossò, nel Veneziano: lì una telecamera di zona registra l’aggressione di Filippo Turetta ai danni di Giulia. Sul posto i Carabinieri rinvengono una grande quantità di sangue e un coltello con una lama lunga 21 centimetri: scatta il mandato d’arresto europeo per Turetta
L’occultamento di cadavere
- Il cadavere di Giulia viene ritrovato il 18 novembre nei pressi del lago di Barcis, in Friuli-Venezia Giulia: il ritrovamento avviene grazie al tracciamento della macchina di Turetta, che viene vista fermarsi nella zona per più di due ore prima di passare il confine con l’Austria. La causa dell’omicidio è chiara: le coltellate sul corpo di Giulia fanno capire come la ragazza sia morta per dissanguamento
La fuga in Germania
- Intanto Filippo è già fuggito all’estero: dopo aver passato l’Austria si trova in Germania, dove il 18 novembre viene arrestato mentre era fermo sulla corsia d'emergenza dell'autostrada A9 tra Bad Dürrenberg e lo svincolo Rippachtal, con l’auto ferma senza benzina. Condotto nel carcere di Halle, viene estradato in Italia il 25 novembre e portato nella casa circondariale di Verona
I funerali
- Il 5 dicembre 2023 si tengono i funerali di Giulia nella basilica di Santa Giustina a Padova, officiati dal vescovo Claudio Cipolla alla presenza di 8 mila persone e delle più alte autorità civili e militari, compreso il governatore del Veneto Luca Zaia e il ministro della Giustizia Carlo Nordio. “Il vero amore non è né fisico né romantico. Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà”, sono le parole della poesia “Vero amore” di Khalil Gibran che Gino Cecchettin legge in chiesa
Il processo
- Il 23 settembre 2024 inizia il processo con rito abbreviato a Filippo Turetta (LA SENTENZA), accusato di omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione, crudeltà, efferatezza, stalking e dall’occultamento di cadavere, nell'aula di Assise di Venezia. La famiglia Cecchettin si è costituita parte civile, mentre la Corte respinge le posizioni di cinque associazioni di difesa delle donne, come Penelope Italia, Differenza Donna, Punto Ups, Prevenzione "Marianna" e I Care You Care, e dei comuni di Fossò e Vigonovo
Il racconto di Turetta
- Il 23 ottobre Turetta compare per la prima volta in aula per essere interrogato. Nel memoriale riporta tutto, dalle liti alle aggressioni fino alla fissazione finale: “Ho pensato di rapirla e sequestrarla se le cose non fossero migliorate tra noi". Il primo atto, premeditato, sostiene il Pm Andrea Petroni, avviene il 7 novembre in quella lista in cui Turetta scrisse le "cose da fare": fare cassa usando un bancomat da eliminare, comprare scotch per legare la ragazza, sacchi neri, coltelli, cartine stradali. Questo mentre in internet cercava luoghi appartati, modalità per rendere non rintracciabile la propria auto. “Era una lista che mi tranquillizzava”, sostiene Turetta. Dettagliato anche l’omicidio: “Ero accasciato sopra di lei che era per terra e continuava a gridava forte. In quel momento volevo toglierle la vita. Non ne potevo più di sentirla urlare. Volevo che tutta quella situazione finisse al più presto. Ho iniziato a colpirla con il coltello, avrei voluto darle solo un colpo al collo perché fosse meno 'doloroso' e più veloce, ma lei si difendeva con le braccia. Così ho iniziato a colpire più velocemente possibile senza neanche guardare dove stessi colpendo e pensare al male che le stavo causando. Ad un certo punto è come non la avessi sentita più urlare”, ha dichiarato in aula
Le iniziative del papà di Giulia
- Il femminicidio di Cecchettin ha suscitato un'onda emotiva che ha segnato la società italiana, con la moltiplicazione di iniziative contro la violenza sulle donne. Il merito va soprattutto a Gino Cecchettin, il papà della vittima, che ha dedicato a propria figlia un libro ("Cara Giulia") presentandolo in decine di incontri nelle università, nelle scuole, in tv. Gino ha anche lanciato la "Fondazione per Giulia", che fa attività di formazione di giovani generazioni contro la violenza di genere. La Fondazione ha un sito (www.fondazionegiulia.org) lanciato proprio in questi giorni. L'obiettivo primario è "promuovere la parità, operando per una società equa e inclusiva". Gino si è anche lasciato andare, in alcune apparizioni pubbliche, ad alcune riflessioni toccanti: "Ho cercato di astrarmi dal mero dolore per cercare di capire, per prima cosa, cosa avessi sbagliato io e poi per cercare di dare aiuto a chi ancora può salvarsi. Ho cercato di capire le cause che mi hanno fatto vivere questa tremenda avventura, e una possibile soluzione ammesso ci sia. Mi trovo a combattere mio malgrado una battaglia: una battaglia di cui io stesso non ero a conoscenza prima"
La sorella Elena: "Fate rumore"
- Da ricordare anche le dichiarazioni pubbliche di Elena Cecchettin, sorella sorella di Giulia, che ha riportato nel lessico quotidiano il termine "patriarcato". Elena ha chiesto di riconoscere e combattere la cultura patriarcale della nostra società, nonché le istituzioni e la mentalità che la alimentano. Ha altresì criticato i media che minimizzano (se non addirittura giustificano) la violenza di genere. "I mostri non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro", scrisse la sorella di Giulia sui social. "La cultura dello stupro è ciò che legittima ogni comportamento che va a ledere la figura della donna, a partire dalle cose a cui talvolta non viene data importanza come il controllo, la possessività, il catcalling. Ogni uomo viene privilegiato da questa cultura. Viene spesso detto 'Non tutti gli uomini'. Tutti gli uomini no, ma sono sempre uomini". Proprio in seguito alle sue prese di posizione, in cui chiedeva altresì di "fare rumore per Giulia", le piazze per settimane si riempirono per ricordare la giovane uccisa e per scuotere le coscienze sulla piaga del femminicidio
Per approfondire:
Femminicidio Cecchettin, sul cellulare di Turetta diario segreto e “lista di cose da fare”