Roberto Palumbo, cosa sappiamo del caso del primario di Nefrologia arrestato a Roma

Cronaca
©Ansa

Introduzione

Continuano a emergere nuovi dettagli sullo scandalo che ha coinvolto Roberto Palumbo, primario del reparto Nefrologia dell'ospedale Sant'Eugenio di Roma, arrestato in flagranza e portato in carcere nei giorni scorsi mentre intascava una mazzetta da tremila euro dall'imprenditore Maurizio Terra. Per entrambi il gip ha disposto gli arresti domiciliari. Secondo le accuse, il dottore riceveva mazzette a cadenza mensile, come fossero uno stipendio. Il medico, si legge nell’ordinanza, gestiva “un meccanismo oliato che andava avanti da anni. Un sistema di smistamento pazienti dializzati con regole precise”. Ecco cosa sappiamo.

Quello che devi sapere

La rete del medico

Dall'ordinanza emessa dal gip della Capitale emergono i dettagli della rete creata da Palumbo con una serie di centri privati romani che in cambio di denaro ed utilità "ha permesso la creazione di corsie preferenziali" lungo le quali "i pazienti in dimissione dall'ospedale siano indirizzati verso i centri dialisi ‘amici'". Nell'indagine si procede per corruzione. Ci sono 12 persone iscritte nel registro degli indagati.

 

Per approfondire: Roma, arrestato primario del Sant'Eugenio: per i pm intascava 3mila euro a paziente. VIDEO

“Primario aveva controllo destinazione pazienti”

Palumbo "aveva un controllo della destinazione dei pazienti verso i vari centri e li indirizzava in modo da raggiungere il massimale consentito verso la Dilaeur, struttura del quale egli ha, di fatto il 60% delle quote”, ha scritto il gip di Roma. Il giudice - che definisce "gravi i fatti contestati" - aggiunge che "Terra ha, sostanzialmente, ammesso i fatti e anche Palumbo, che nel corso dell'interrogatorio reso dinanzi al pm era parso più reticente ha, infine, operato ammissioni di responsabilità nel corso dell'udienza di convalida".

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Le ammissioni di colpa

Nel provvedimento il giudice spiega che "Terra ha ammesso, con più trasparenza, le proprie responsabilità, ha fornito elementi atti a ricostruire compiutamente i fatti, ha mostrato, soprattutto all'udienza di convalida, di essere quasi sollevato dall'emersione della vicenda che, in qualche modo, gli ha consentito di sottrarsi a procedure e condotte necessarie per poter svolger e la propria attività ma vissute anche come imposizioni. Ha chiaramente detto che la titolarità formale del 60% delle quote gli è stata sostanzialmente imposta ed ha avuto uno sviluppo, nel tempo, da lui patito e, certamente, non voluto, non avendogli portato alcun vantaggio". Per quanto riguarda Palumbo "ha reso dichiarazioni che, comunque, hanno permesso una più esatta ricostruzione dei fatti e, tuttavia, la sua condotta va valutata come più grave perché la contestazione consente di cogliere una costanza di comportamenti e, dunque, una pervicacia, significative di una personalità incline alla commissione di reati della specie di quello per cui si procede" scrive il gip spiegando che il primario "ha dichiarato di non essere interessato a mantenere il ruolo di direttore della struttura, ha dichiarato di voler lasciare il pubblico e, tuttavia, da anni, mantiene la sua posizione di potere e continua e lavorare nella struttura pubblica”.

La mazzetta da 3mila euro a paziente

L'imprenditore dalla cui denuncia è partita l'indagine ha raccontato: “Palumbo mi fece chiaramente intendere che avrei dovuto sborsare la somma di 3.000 euro per paziente, facendomi intendere che questa fosse la prassi che egli adoperava anche con altre strutture”. L'imprenditore colloca "tale episodio nell'anno 2016 ed aggiungendo - è detto nell'atto - che circolava voce negli ambienti che Palumbo consigliava ai pazienti in dimissione dall'Ospedale Sant'Eugenio di recarsi presso specifici centri accreditati dicendo che tali strutture erano a lui collegate e, dunque, egli avrebbe potuto seguirli meglio e personalmente". Secondo il denunciante "le dazioni di denaro si erano rese necessarie poiché, avendo constatato una contrazione nel numero di pazienti avviati - all'atto della dimissione dall'Ospedale Sant'Eugenio - alla sua struttura, aveva chiesto spiegazioni al direttore Palumbo, apprendendo che, per poter portare avanti la propria attività imprenditoriale, avrebbe dovuto operare elargizioni di somme di denaro”. L'imprenditore ha aggiunto, inoltre, che " nel tempo, le richieste del primario erano divenute “sempre più pressanti ed esorbitanti”.

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Gip: “Mazzette a primario a carattere mensile”

Le mazzette che Palumbo incassava erano "a carattere mensile”, si legge nell'ordinanza di custodia cautelare. Nel provvedimento sono citate una serie di intercettazioni tra lui e l'imprenditore Maurizio Terra. In un dialogo carpito, a detta del giudice, c'è la prova del passaggio di denaro mensile. Il primario afferma "è urgente a questo punto, uno come deve fare e basta.." a cui Terra replica "l'unica è cambiare sistema e finisce la storia, sennò ogni mese è così". Nell'atto il giudice cita alcuni episodi, a partire dall'aprile scorso, in cui il medico avrebbe ricevuto del denaro in contanti.

Le somme

Gli inquirenti quantificano in 120mila euro il denaro ricevuto dall'imprenditore a cui vanno aggiunti la locazione di un appartamento non lontano da San Pietro, il leasing di una Mercedes e un contratto di consulenza da 2500 euro mensili per la compagna del primario. Palumbo, inoltre, poteva utilizzare tre carte di credito per ristoranti, alberghi, esercizi commerciali.

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Difensore primario: “Mazzetta? Utili per attività imprenditore”

"Ciò che emerge al momento è che Palumbo non ha preso tremila euro in contanti per una mazzetta ma in quanto erano utili derivanti dall'attività di imprenditore occultamente svolta rispetto alla società Dilaeur”, ha affermato l'avvocato Antonello Madeo, difensore del primario. "Ciò che la difesa può al momento dire è che il decreto di perquisizione era stato emesso su una ipotesi di concussione che a seguito della documentazione prodotte dalla difesa è stato poi qualificato come corruzione". Madeo aggiunge che "la convenzione che l'Asl Roma 2 aveva stipulato con una struttura privata romana non aveva prodotto danni all'Asl in quanto  Palumbo con la sua equipe andava ad operare in loco e la struttura privata pagava direttamente Azienda sanitaria locale in quanto il primario era in regime di 'intra moenia’".

Il modus operandi

"Le intercettazioni telefoniche - si legge nell'ordinanza - hanno permesso di comprendere l'esistenza di un filo diretto tra il Sant'Eugenio ed alcuni centri dialisi" e “come Palumbo mantenga frequenti legami sempre con i medesimi centri ed i suoi rappresentanti, avvalendosi anche di una dirigente dell'Unità operativa semplice del nosocomio che svolge un'attività di raccordo”. I pagamenti avevano cadenza mensile. L'ultimo risale al 4 dicembre con Terra che fornisce il denaro, in tagli da 50 e 100 euro, in auto a poca distanza dalla sede della Regione Lazio. Per il gip da parte dell'indagato c'era "un controllo della destinazione dei pazienti verso i vari centri" che venivano indirizzati anche in modo da "raggiungere il massimale consentito verso la Dialeur, struttura del quale egli ha, di fatto il 60% delle quote”.

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Asl Roma 2 apre un fascicolo e sospende il primario arrestato

Questa mattina la Asl Roma 2 ha aperto un fascicolo interno e ha attivato l'ufficio di disciplina nei confronti di Roberto Palumbo. Per il medico, si apprende dalla Asl, è scattata la sospensione obbligatoria dal servizio dal 5 dicembre, ai sensi dell'articolo 51, comma 1, del contratto collettivo della sanità.

Società Nefrologia: “Discuteremo sospensione”

La Società Italiana di Nefrologia ha comunicato che “nel prossimo Consiglio Direttivo sarà discussa la sospensione dell'iscrizione di Palumbo - sottolinea Luca De Nicola, Presidente della Sin e Professore Ordinario di Nefrologia presso l'Università della Campania Luigi Vanvitelli - e di eventuali altri colleghi coinvolti nella vicenda, in attesa che la giustizia faccia il suo corso, a tutela dell'integrità morale e professionale dell'intera comunità nefrologica italiana".

 

Per approfondire: Roma, arrestato primario per tangenti 3mila euro a paziente. VIDEO

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