Morte Andrea Purgatori, la perizia: "Catastrofica sequela di errori"

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Per i periti consultati dal Tribunale di Roma "un corretto trattamento diagnostico-terapeutico avrebbe consentito al paziente un periodo di sopravvivenza superiore a quanto ebbe a verificarsi". Indagati per omicidio colposo il radiologo, il cardiologo e i loro assistenti

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"Una catastrofica sequela di errori ed omissioni". È il giudizio della perizia medico-legale sulla morte del giornalista Andrea Purgatori, il 19 luglio 2023. Secondo i periti, "un corretto trattamento diagnostico-terapeutico avrebbe consentito al paziente Purgatori un periodo di sopravvivenza superiore a quanto ebbe a verificarsi". Il giornalista conviveva da tempo con un tumore ai polmoni. 

 

Con l’accusa di omicidio colposo sono finiti nel registro degli indagati il radiologo Gianfranco Gualdi, l’assistente Claudio di Biasi e la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo, oltre al cardiologo Guido Laudani. Il contenuto della perizia verrà illustrato nell’udienza del 26 settembre.

Il percorso clinico: visite specialiste e ricoveri

"I neuroradiologi indagati refertarono non correttamente l'esame di risonanza magnetica dell'8 maggio 2023 per imperizia e imprudenza e quelli del 6 giugno e dell'8 luglio per imperizia", spiegano i periti. Inoltre, "il cardiologo Laudani effettuò approfondimenti diagnostici insufficienti" e da lui c'è stata "una catastrofica sequela di errori ed omissioni".

 

I periti: "La condotta dei neuroradiologi ha ritardato il trattamento"

La letteratura scientifica "considera il tasso di sopravvivenza a 1 anno in misura dell'80% qualora l'endocardite venga tempestivamente adeguatamente trattata". L’endocardite, cioè l'infezione delle valvole cardiache che ha causato il decesso di Purgatori, "avrebbe potuto essere individuata più tempestivamente, per lo meno all'inizio del ricovero dal 10 al 23 giugno del 2023, o ancora prima, nella seconda età di maggio 2023 qualora i neuroradiologi avessero correttamente valutato l'esito degli accertamenti svolti".

L’errore del cardiologo: "Interpretò male i risultati dell’esame"

Laudani, secondo la perizia, "interpretò non correttamente i risultati dell'esame holter, giungendo alla conclusione che l'embolizzazione multiorgano fosse conseguenza di fibrillazione atriale". Non fu in grado di valutare adeguatamente il quadro clinico e gli effetti della terapia che era stata somministrata, affermano i periti.

L’errore nella gestione clinica: "La severa anemia avrebbe controindicato la dimissione"

Purgatori fu dimesso, secondo la ricostruzione, senza visionare i risultati di un prelievo "dove si rileva la severa anemia che avrebbe controindicato la dimissione". Secondo i medici, "non vi è dubbio che l'errata diagnosi di secondarismi neoplastici piuttosto che di lesioni ischemiche abbia condizionato il percorso assistenziale". Purgatori, quindi sarebbe stato "inviato a radioterapia encefalica quando non ve ne era la necessità e non è stato effettuato alcun tempestivo approfondimento diagnostico e trattamento per l'endocardite che ha causato lesioni diffuse e progressive e, in ultima analisi, ha portato a morte".

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