Alla notizia del decesso della giovane ci fu una spedizione punitiva nel reparto da parte dei famigliari della 23enne che aggredirono il personale sanitario presente tanto da costringere l'equipe medica a rifugiarsi in una stanza dell'ospedale per sfuggire alla violenza dei parenti
Venti dipendenti del Policlinico Riuniti di Foggia, tra medici ed infermieri, sono indagati per cooperazione in omicidio colposo in relazione al decesso di Natasha Pugliese, la 23enne di Cerignola morta il 4 settembre nella sala operatoria della chirurgia toracica per le complicazioni seguite ad incidente stradale avvenuto nel giugno scorso mentre era a bordo di un monopattino elettrico. Un atto dovuto, quello della procura, per permettere agli indagati di nominare un loro consulente di parte che possa assistere all'esame autoptico.
L'aggressione all'equipe medica
La famiglia della ragazza, che è parte offesa, tramite il suo legale ha chiesto alla magistratura di fare chiarezza sulle cause del decesso. Il reato ipotizzato dal pm inquirente, Paola de Martino, è quello di omicidio colposo: si tratta di capire se le persone coinvolte hanno "cagionato o cooperato nel cagionare, per colpa, il decesso omettendo prestazioni sanitarie con riferimento al periodo che va dal 16 di agosto fino al giorno del decesso". Sulla morte della giovane ci sono tre inchieste: due della Procura di Foggia (una sulle cause del decesso, l'altra sull'aggressione a medici, infermieri, personale del reparto e della vigilanza della chirurgia toracica) e la terza, interna, del Policlinico Riuniti con il servizio ispettivo della Regione Puglia. Alla notizia del decesso della giovane, infatti, ci fu una spedizione punitiva nel reparto da parte dei famigliari della 23enne che aggredirono il personale sanitario presente tanto da costringere l'equipe medica a rifugiarsi in una stanza dell'ospedale per sfuggire alla violenza dei parenti. Dopo l'esame autoptico il medico legale, Vittorio Fineschi, avrà fino a 90 giorni di tempo per depositare le sue conclusioni.