Aggressioni in ospedale, medici e sanitari in protesta oggi a Foggia

Cronaca
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Le sigle sindacali hanno riunito all'ingresso di viale Pinto del policlinico medici e sanitari in seguito agli episodi di violenza avvenuti nelle scorse settimane nella città pugliese e in altre città. La manifestazione si è conclusa intorno alle 13.30. I sindacati di Anaao Assomed e Cimo-Fesmed: "Senza risposte adeguate pronti a proclamare lo stato di agitazione fino allo sciopero"

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“Uniti contro le aggressioni”. È lo slogan con cui medici e sanitari dell’ospedale di Foggia hanno manifestato questa mattina davanti all’ingresso del policlinico Riuniti della città pugliese. Le sigle sindacali di Anaao Assomed e dalla federazione Cimo hanno indetto la mobilitazione in seguito ai ripetuti episodi di violenza contro il personale sanitario avvenuti nel corso delle ultime settimane a Foggia e in altre città. Presenti medici, infermieri e professionisti sanitari ma anche i medici specializzandi dell'università degli studi di Foggia e l'ordine dei medici. La manifestazione si è conclusa intorno alle 13,30.

Sindacato Medici Italiani: “Investire su salute cittadini”

Ad appoggiare la manifestazione odierna è anche il consiglio nazionale del Sindacato Medici Italiani (Smi) che ha dato mandato alla segreteria nazionale di “indire lo stato di agitazione per porre all'attenzione della politica e della cittadinanza la crescita della violenza contro i medici e sanitari”. Lo stato di agitazione, come ha spiegato la segretaria generale del sindacato Pina Onotri, "è finalizzato anche a denunciare che gli stanziamenti previsti per la sanità per il 2025 e per il 2026 sono nettamente insufficienti a riportare le performance del servizio sanitario nazionale ai livelli pre-pandemia. La legge sull'autonomia differenziata peggiorerà ancor di più la situazione e a farne le spese saranno i cittadini soprattutto i più fragili". La segretaria ha poi chiesto che "le risorse spese per l'acquisto delle armi vengano, invece, investite sulla salute dei cittadini". 

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Sindacati: “Ricostruire fiducia tra sanità e cittadini”

"La manifestazione di oggi deve rappresentare il disagio dei professionisti sanitari che sono il parafulmine di un malessere della popolazione che è motivato dalla carenza strutturale, di personale e di risorse. A farne le spese sono i cittadini". A parlare è Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani, emergenza area critica (Aaroi Emac), intervenendo alla manifestazione. "Siamo qui a testimoniare l'indispensabilità di una ricostruzione del rapporto di fiducia tra sanità e cittadini che si è persa nei decenni". Per Fabrizio Corsi, segretario aziendale Anaao Assomed, "il problema è nazionale. I numeri sono chiari. Tantissime aggressioni avvengono in tutto il Paese. Bisogna investire in sanità pubblica se non si riesce a tenere nel sistema i medici che oggi cercano altre strade più redditizie e sicure, sarà difficile invertire questa tendenza".

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Sindacati: “Risposte adeguate o scioperiamo”

Senza risposte adeguate alle richieste di sicurezza del personale medico i sindacati si sono detti pronti ad arrivare fino allo sciopero generale. I medici ospedalieri, hanno affermato a inizio manifestazione Pierino Di Silverio, segretario Anaao Assomed, e Guido Quici, presidente di Cimo-Fesmed, "non sono più disposti a lavorare in ambienti poco sicuri e in condizioni psicologiche tali da non assicurare cure adeguate". Alla mobilitazione, hanno aggiunto i vertici dei sindacati, hanno preso parte centinaia di medici "che hanno voluto denunciare l'assoluta gravità di un atto barbaro nei confronti di professionisti che dedicano la loro vita a curare le persone". I sempre più numerosi episodi di aggressione a danno degli operatori sanitari sottolineano che la sanità "è in piena emergenza sociale e come tale l'emergenza va affrontata in modo deciso e risolutivo". A fronte di questo "non siamo più disposti a porgere l'altra guancia - concludono - e, se le risposte si faranno attendere, proclameremo lo stato di agitazione, a cui seguirà l'astensione dal lavoro nei modi e nei tempi che riterremo più opportuno".

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