Bolzano, in scuola elementare classe di “non tedeschi”: “Non sanno la lingua”. Polemica

Cronaca
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"In una classe tutti gli alunni partono da zero, nessuno parla tedesco. Devo garantire l'insegnamento, ma non devo neanche perdere di vista i bambini madrelingua”, ha spiegato la preside della Goethe-Schule, Christina Holzer, al quotidiano Dolomiten. Critiche da Anpi e opposizioni 

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La scuola elementare di lingua tedesca Goethe nel centro storico di Bolzano introduce per la prima volta una prima classe formata esclusivamente da bambini 'non tedeschi', cioè italiani e migranti. La decisione ha generato molte polemiche a livello politico: la Svp è divisa, il partner di coalizione Fdi ha manifestato perplessità, l'opposizione e l'Anpi sono critici. 

Le parole della preside

La preside della Goethe-Schule, Christina Holzer, ha spiegato la sua scelta al quotidiano Dolomiten: "In una classe tutti gli alunni partono da zero, nessuno parla tedesco. Devo garantire l'insegnamento, ma non devo neanche perdere di vista i bambini di madrelingua". Ha poi ricordato che molti bambini con background migratorio sono cittadini italiani: "Di 500 alunni solo 47 hanno cittadinanza straniera, ma il 40% ha difficoltà linguistiche".

Il principio della madrelingua

In Alto Adige vige il principio dell'insegnamento nella madrelingua: i bambini di madrelingua italiana frequentano scuole italiane, quelli di madrelingua tedesca frequentano le scuole tedesche. Queste ultime però vengono spesso scelte anche da famiglie italiane: la lingua tedesca è infatti indispensabile per ricevere il 'patentino' e lavorare nel pubblico impiego. 

Studenti e professori  all'ingresso del liceo Ennio Quirino Visconti per l'inizio del nuovo anno scolastico a Roma 12 Settembre 2016, ANSA/GIUSEPPE LAMI

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Le reazioni della politica

Come accennato, la Svp (Südtiroler Volkspartei, il Partito Polare Sudtirolese) su questo tema si è diviso. Secondo il presidente Dieter Steger "la strada intrapresa dalla scuola Goethe è l'unica che non è a svantaggio dei bambini tedeschi". Il segretario della Volkspartei Harald Stauder fa presente che in alcuni comuni con una forte presenza di migranti "i genitori mandano i figli nei paesi limitrofi oppure in scuole private". L'assessore provinciale competente e collega di partito Philipp Achammer ribadisce invece che "l'istituzione di classi speciali - indipendentemente dalla loro natura - non è consentita dalla legge a livello statale e provinciale. Vale quanto scritto nel programma di coalizione", sottolinea, "il sostegno differenziato per lingua e per gruppi negli asili e nelle scuole attraverso l'assegnazione aggiuntiva di personale docente".  

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Divisi anche i partner di coalizione, con i Freiheitlichen che applaudono all'iniziativa ("L'Alto Adige non può permettersi altri anni di vuote promesse e annunci irrealizzabili") e FdI che parla addirittura di una "classe ghetto": "Mi chiedo cosa sarebbe successo se una proposta simile fosse venuta da me o dal mio partito. Siamo di fronte a una decisione che desta profonde preoccupazioni", afferma il vice presidente della Provincia, il meloniano Marco Galateo. "Questa iniziativa - prosegue - appare in aperto contrasto con il dettato costituzionale, che garantisce il diritto all'istruzione e promuove l'inclusione e anche dal programma di governo provinciale". 

Le opposizioni

Per quanto riguarda l'opposizione, il senatore Luigi Spagnolli, vicepresidente vicario del Gruppo Aut (Svp-Patt, Cb), prende "atto che come al solito la Svp e i Freiheitlichen si pongono l'obiettivo esclusivo del 'vantaggio' dei bambini di lingua tedesca e degli altri chissenefrega. Spero almeno che tutti i bambini facciano la pausa insieme e che entrino dallo stesso ingresso", ironizza l'ex sindaco di Bolzano. Secondo Anpi Alto Adige, "alla legittima scelta compiuta da alcune famiglie per acquisire sapere, conoscenze, inclusione e comunità, non si reagisce con anacronistiche 'classi ghetto', anticamera di più gravi fallimenti ed espulsioni di fatto".  

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