Che cosa sta succedendo nelle carceri italiane?
CronacaSi calcola che in media, in Italia, ogni anno muoiono prematuramente più di cento persone dietro le sbarre. Secondo i dati del dossier "Morire di carcere" redatto da Ristretti Orizzonti, i decessi prematuri sono stati 167 quest'anno (e siamo solo ad agosto), 157 nel 2023, 171 nel 2022
C’è una strage silenziosa che si consuma quasi quotidianamente nel nostro paese. Se ne parla poco e il più delle volte non se ne conoscono i dettagli. È quella che riguarda le persone detenute nelle carceri italiane. Si calcola che in media, in Italia, ogni anno muoiono prematuramente più di cento persone dietro le sbarre. Secondo i dati del dossier "Morire di carcere" redatto da Ristretti Orizzonti, i decessi prematuri sono stati 167 quest'anno (e siamo solo ad agosto), 157 nel 2023, 171 nel 2022. Sono numeri che riguardano - va sottolineato - solo le morti premature, dunque escludendo i decessi per cause naturali. Si parla quindi di persone che sono morte per omicidio, per overdose, per cause non chiare. E poi, ci sono i suicidi.
Vite spezzate
I suicidi nelle carceri rappresentano una fetta abbondante dei decessi che avvengono nei luoghi dove si sconta la pena. Nel 2023 sono stati 70, l’anno prima 85: un triste record, un numero che non si era mai visto, almeno negli ultimi trent’anni. Quest'anno però le cose potrebbero andare ancora peggio: sono infatti già più di sessanta i casi di suicidio registrati nei primi otto mesi del 2024. Il tasso di suicidio nelle carceri italiane è elevatissimo: si verificano 16 casi di suicidio ogni diecimila donne e 11 ogni diecimila uomini. Per avere un’idea di che cosa significa, basta pensare che nella popolazione italiana il tasso di suicidio è 0,67 su diecimila: meno di un caso di suicidio ogni diecimila persone. In Unione europea l’Italia è al 24esimo posto su 27 per numero di suicidi in rapporto alla popolazione, ma è al terzo posto se si considerano quelli che avvengono in carcere. Perché questo accade?
Il sovraffrollamento
Non è facile dare risposte, anche perché le storie delle persone che hanno scelto di togliersi la vita sono uniche, diverse una dall’altra, così come diverse e personali sono le scelte e le motivazioni che portano a commettere questo atto estremo. C’è però un elemento importante da considerare, perché ci dà un po’ la misura della complessità e dei limiti nel funzionamento delle nostre carceri: il sovraffollamento. Negli ultimi anni si è registrato un forte aumento delle presenze negli istituti penitenziari: 770 in più nel 2021, oltre duemila in più nel 2022, fino ad arrivare alle 3.970 unità in più nel 2023. Giungiamo così alla situazione attuale: oltre 61mila persone detenute a fronte di 47mila posti disponibili, per un tasso di affollamento superiore al 130% a livello nazionale, con punte che arrivano a superare il 200%, come accaduto quest'estate al San Vittore di Milano. Il sovraffollamento non è l’unico problema delle carceri e un’eventuale eliminazione del sovraffollamento non porterebbe automaticamente alla soluzione di tutti gli altri problemi. Ma è certo un punto da cui partire, un nodo fondamentale. Quando ci sono troppe persone detenute rispetto ai posti effettivamente disponibili, la qualità della vita in carcere si riduce, inevitabilmente, in tutti i suoi aspetti. Ma non solo, diventa anche più difficile, per gli agenti e per gli operatori, fare il proprio lavoro: garantire la sicurezza, il rispetto dei diritti, la tutela delle persone detenute, individuare problematiche e malesseri psicologici, e dunque agire tempestivamente di fronte alle necessità.
Il monito di Mattarella
La condizione drammatica in cui versano le carceri italiane è stata segnalata dallo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che nel suo discorso alla cerimonia del "Ventaglio" a fine luglio ha parlato di "condizioni angosciose agli occhi di chiunque abbia sensibilità e coscienza, indecorose per un Paese civile, qual è, e deve essere, l'Italia. Il carcere - ha detto il Capo dello Stato - non può essere il luogo in cui si perde ogni speranza, non va trasformato in palestra criminale". Il carcere non è solo una struttura fisica dove vengono recluse persone condannate per aver commesso dei reati. È uno spazio che svolge o dovrebbe svolgere una funzione sociale importantissima, indicata nero su bianco dalla stessa Costituzione, dove si dice che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Un obiettivo, questo, che è nell’interesse di tutta la società, non solo della persona detenuta.