In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Amanda Knox condannata per calunnia verso Lumumba: le motivazioni della sentenza

Cronaca

Secondo i giudici Knox era "l'unica delle coinquiline di Meredith Kercher presente a Perugia la sera dei fatti e con la disponibilità della chiave d'accesso all'abitazione nella quale è avvenuto l'omicidio"

Il tuo browser non supporta HTML5

Condividi:

Amanda Knox accusò ingiustamente Patrick Lumumba dell'omicidio di Meredith Kercher "per uscire dalla scomoda situazione in cui si trovava, accusando un innocente per porre termine alle indagini, reputandosi in una posizione delicata e non potendo prevederne l'esito". Lo sostiene la Corte d'assise d'appello motivando la sentenza con la quale ha condannato per calunnia la trentasettenne di Seattle. Secondo i giudici Knox era "l'unica delle coinquiline di Meredith Kercher presente a Perugia la sera dei fatti e con la disponibilità della chiave d'accesso all'abitazione nella quale è avvenuto l'omicidio". Nelle motivazioni si sottolinea che "neppure nei giorni seguenti" a quando scrisse il memoriale "abbia chiarito agli inquirenti che Lumumba era estraneo alla vicenda, nonostante la consapevolezza dimostrata e il senso di colpa manifestato". "Il perdurare di tale atteggiamento segna una netta divaricazione dal comportamento volto alla collaborazione con gli investigatori, più volte rappresentato dalla difesa e dalla stessa imputata" sostiene la Corte.

L’accusa

"È un atto di accusa nei confronti di Diya Lumumba", così si è pronunciata la Corte in merito al memoriale scritto da Amanda Knox il 6 novembre del 2007 dopo essere stata fermata per l'omicidio di Meredith Kercher (per il quale è stata poi definitivamente assolta). Knox chiamava in causa Lumumba per il delitto al quale risultò completamente estraneo. I giudici hanno per calunnia l'americana a tre anni di reclusione già scontati con i quasi quattro passati in carcere sottolineando che il testo "è stato redatto spontaneamente e liberamente come confermato dall'imputata". L'accusa a carico di Knox per la calunnia a Lumumba (che passò in carcere 14 giorni finché le indagini non rivelarono la sua estraneità al delitto e venne prosciolto su richiesta del pubblico ministero) è stata riconosciuta in tutti i processi celebrati per l'omicidio di Meredith Kercher, compiuto a Perugia la sera del primo novembre del 2007. Divenne quindi definitiva con la sentenza della Cassazione del 26 marzo del 2013 mentre poi lei e Raffaele Sollecito, nel 2015, vennero assolti sempre dalla Suprema Corte "per non avere commesso il fatto" per il delitto al quale si sono sempre proclamati estranei. La difesa di Knox - gli avvocati Carlo Dalla Vedova e Luca Luparia Donati - si sono però poi rivolti alla Corte europea dei diritti dell'uomo che ha riconosciuto la violazione del diritto all'assistenza da parte di un difensore e di un interprete negli interrogatori che precedettero il fermo. I legali si sono quindi rivolti alla Cassazione in base all'articolo 628 bis del codice di procedura penale per "ottenere provvedimenti necessari per porre rimedio alle violazioni". La Corte ha così revocato e annullato la condanna per calunnia a Knox rimettendo gli atti a Firenze per valutare se il solo memoriale "contenesse dichiarazioni accusatorie nei confronti di Lumumba formulate nella consapevolezza della sua innocenza e tali da sostenere il giudizio di colpevolezza". Ha infatti ritenuto che quel testo "non poteva dirsi compromesso dalle violazioni ritenute dalla Corte Edu".

 

vedi anche

Amanda Knox, esclusiva a Sky TG24: "In carcere da innocente"