Rivolte e proteste nelle carceri, l'emergenza è il sovraffollamento: cosa sta succedendo

Cronaca
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Sono sempre più frequenti le proteste da parte dei detenuti all'interno degli istituti penitenziari, senza considerare il numero dei suicidi che è salito a 60 nel 2024. L'ultimo di questi è avvenuto a Prato, dove a togliersi la vita è stato un ragazzo di 27 anni. A Genova un'altra detenuta è stata salvata dal soffocamento. Nel frattempo, il ministro della Giustizia Nordio ha annunciato questa mattina un “disegno coordinato di interventi” con uno stanziamento totale di 14,9 milioni

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Le carceri italiane stanno assistendo a una grave emergenza di sovraffollamento, con sempre più frequenti proteste e rivolte da parte dei detenuti all'interno degli istituti penitenziari. Dall'inizio dell'anno si sono registrati 60 suicidi: “una carneficina mai vista in precedenza", come l'ha definita Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria. L'ultimo episodio è avvenuto ieri a Prato, dove un ragazzo di 27 anni si è impiccato all'interno della sua cella. Ancora ieri, in serata, a Genova un'altra donna ha tentato di togliersi la vita ed è stata salvata in extremis dal soffocamento. Nel frattempo, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha annunciato questa mattina un “disegno coordinato di interventi” per “rinnovare il sistema dell'esecuzione penale in modo da coniugare la certezza della pena con l'efficacia dei percorsi di reinserimento sociale dei detenuti e garantire un impatto positivo sulla sicurezza e la coesione sociale”, ha detto il ministro.

Nordio: “Dal governo un piano di investimenti straordinario”

Per rispondere all'emergenza delle carceri italiane, il ministro Nordio ha annunciato questa mattina un piano di interventi. "Solo nel 2024 abbiamo stanziato 10,5 milioni di euro aggiuntivi, più che triplicato il budget previsto in bilancio di euro 4,4 milioni, per uno stanziamento totale di euro 14,9 milioni”, ha precisato Nordio. 

Il tentato suicidio a Genova

Una detenuta della casa circondariale di Genova Pontedecimo ha tentato il suicidio all'interno della sua cella intorno alle 21.30 di ieri, 28 luglio. "La giovane detenuta ha tentato di impiccarsi con una corda ricavata dalle lenzuola agganciate alle grate della finestra del bagno ed è stata tratta in salvo dall'immediato intervento della polizia penitenziaria, che ha staccato dal cappio la giovane detenuta e praticato i primi soccorsi con manovre salvavita, mentre erano già evidenti i primi segni del soffocamento", ha raccontato Fabio Pagani, segretario regionale della Uil Pa polizia penitenziaria, citato da GenovaToday. “Trasportata al pronto soccorso, ora è fuori pericolo ed è ricoverata presso il reparto di psichiatria dell'ospedale San Martino”, ha aggiunto Pagani. 

Un'immagine simbolica della cella di un carcere italiano . ANSA

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Il suicidio nel carcere di Prato

Un ragazzo italiano di 27 anni, detenuto nel carcere di Prato, si è impiccato ieri sera nella sua cella. Il giovane, subito soccorso e trasportato in ospedale, è deceduto poco dopo l'arrivo in pronto soccorso. “Si tratta del 60esimo suicidio di un detenuto nel corso dell'anno, a cui vanno aggiunti i 6 appartenenti alla polizia penitenziaria che si sono tolti la vita. Una carneficina mai vista in precedenza", ha detto in una nota Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria dando la notizia della morte del 27enne. Proprio nel carcere di Prato era avvenuta, nella serata di venerdì 26 luglio, una rivolta da parte di un gruppo di circa 20 detenuti della prima sezione che, “per motivi ancora da accertare” come ha riferito la Fp Cgil, aveva “divelto i neon della sezione, lasciando al buio il reparto, usato le brande di ferro per barricarsi, impedendo l'intervento degli agenti di polizia penitenziaria”. La protesta era poi rientrata alle 2 di notte di domenica 28 luglio, “dopo una lunga trattativa di mediazione”. "Sono 14.500 i detenuti in più rispetto ai posti disponibili e, nel solo 2023, sono stati ben 4.731 i reclusi nei confronti dei quali la magistratura di sorveglianza ha dovuto riconoscere rimedi risarcitori per trattamento inumano e degradante", ha precisato De Fazio. Ciò "a fronte di oltre 18mila unità mancanti al fabbisogno organico della Polizia penitenziaria, carenze di ogni genere e disorganizzazione imperante. Prova ne siano le tensioni, le proteste fino ai disordini collettivi che stanno interessando quotidianamente una vastità di carceri, dal nord al sud, isole comprese".  

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La lettera del Garante dei detenuti della Toscana

“Bisogna tacere e metter mano a riforme strutturali che allontanino il pianto dalle nostre carceri”. Così, in una nota, il garante toscano dei detenuti Giuseppe Fanfani è intervenuto a seguito dell'ennesimo suicidio in carcere. "Siamo al 60esimo suicidio in Italia da inizio anno, il terzo alla Dogaia dove già venerdì scorso si è registrata una rivolta. È una strage infinita, una vergogna generale", ha detto. "Il dramma di questo giovane ragazzo è il dramma di tutti i detenuti”, ha scritto Fanfani. E ancora: “Nelle carceri italiane il sovraffollamento, per assurdo, diventa marginale. Manca di tutto. Soprattutto manca il rispetto del dettato costituzionale secondo il quale la pena deve rispondere a criteri di umanità e deve tendere alla rieducazione". Poi ha concluso: "E manca la speranza nel futuro. Tanto che il suicidio diventa la fine inevitabile di situazioni drammatiche che ancora restano inascoltate".  

Protesta nel carcere di Biella

Si è svolta nella casa circondariale di Biella, nella notte tra il 28 e il 29 luglio, una protesta da parte di 7 detenuti, che si sono rifiutati di rientrare in cella. Gli agenti della polizia penitenziaria in servizio hanno assistito a “gravi disordini”, mentre “agenti liberi dal servizio sono stati richiamati per cercare di dare manforte allo sparuto gruppo al lavoro, attese le voragini negli organici della polizia penitenziaria”, ha spiegato Gennarino De Fazio, segretario generale della Uipa Polizia Penitenziaria. Quello di Biella non è un episodio isolato: le proteste si sono verificate anche negli istituti di "Roma Regina Coeli, Terni, e Velletri, dove ancora circa 240 detenuti sono in rivolta", ha precisato ancora De Fazio.
Sempre nel carcere di Biella, due giorni fa un detenuto aveva appiccato un incendio nella propria cella ed era stato tratto in salvo da due agenti di servizio che, rimasti intossicati, sono stati poi ricoverati in ospedale. "Da tempo l'Osapp chiede al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al premier, Giorgia Meloni, di dichiarare lo stato di emergenza nelle carceri”, ha detto il vice segretario nazionale, Gerardo Romano. “Negli istituti di pena ormai i detenuti spadroneggiano e il personale di polizia penitenziaria ha paura di svolgere il proprio servizio perché non sa al termine se rientrerà a casa. È a rischio l'incolumità personale di tutti gli operatori, servono interventi urgenti", ha aggiunto Romano.  

Il carcere di Trieste 'Ernesto Mari', in una immagine di archivio.
ANSA/ALICE RITA FUMIS

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Disordini a Velletri

Nella giornata di ieri, domenica 28 luglio, si sono registrati disordini anche nel carcere di Velletri, successivamente rientrati in serata a seguito dell'intervento della polizia penitenziaria. "Le carceri sono ormai polveriere, mentre al Governo fanno finta di nulla. A Regina Coeli, a fronte di 600 posti disponibili, sono ammassati circa 1.130 detenuti, peggio che in una qualsiasi stalla dov'è necessario rispettare regole più stringenti. A gestirli, poi, circa 350 Poliziotti penitenziari assegnati, quando ne sarebbero necessari almeno 709. Per non parlare delle pessime condizioni della struttura", aveva detto il segretario della Uilpa. 

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