Inchiesta Venezia su corruzione nel Comune, indagato il magnate di Singapore Kwong

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All'uomo d'affari la Procura contesta la somma di 73mila euro versata sui conti dell'assessore Renato Boraso, ora in carcere, per l'acquisto di Palazzo Papadopoli. Intanto il sindaco Luigi Brugnaro, anche lui indagato, è ricomparso in pubblico per aprire il Consiglio della città Metropolitana e ha detto: "Da parte mia so di avere una coscienza pulitissima. Dico ai cittadini: 'continuate a fidarvi perché sono una persona onesta'. Io preferisco andare avanti con l'amministrazione"

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C'è anche il magnate di Singapore Ching Chiat Kwong tra gli indagati nell'inchiesta per corruzione nel Comune della città. All'uomo d'affari la Procura contesta la somma di 73mila euro versata sui conti dell'assessore Renato Boraso, ora in carcere, per l'acquisto di Palazzo Papadopoli, proprietà comunale. Somma giustificata con fatture emesse da una società di Boraso per servizi inesistenti, secondo i magistrati. Intanto il sindaco Luigi Brugnaro, anche lui indagato, è ricomparso in pubblico per la prima volta dopo la notizia dell’inchiesta: aprendo il Consiglio della città Metropolitana, convocato a Ca' Corner, ha detto: "Sono pronto alla mia Via Crucis".

Brugnaro: "Sono galantuomo, lo dimostrerò nelle aule di giustizia"

"Dimostrerò nelle aule di giustizia di essere un galantuomo. Non posso rispondere oggi a domande inerenti l'inchiesta, per rispetto della magistratura, e degli altri indagati, che hanno diritto a difendersi in processo con le loro argomentazioni", ha detto Brugnaro, parlando al Consiglio della città Metropolitana di Venezia, disertato dai sindaci dei partiti di opposizione. Brugnaro ha confermato che affronterà i riflessi dell'inchiesta sul piano amministrativo e politico - non giudiziario - nel consiglio comunale fissato il 9 settembre. Ha poi annunciato di aver tenuto per sé, al momento, le deleghe dell'assessore Renato Boraso, dimissionario dopo l'arresto. Riferendosi alle proteste messe in campo in questi giorni dai comitati cittadini a lui contrari, e dai gruppi di opposizione, che l'altro ieri avevano abbandonato l'aula di Ca' Farsetti, ha voluto fare solo un accenno, per i cittadini: "Questo - ha detto - è quello che ci aspetta fuori della porta , questi sono i modi di operare, questo è il rispetto che si ha per la giustizia, il rispetto per la politica".

Brugnaro: "La magistratura fa bene a voler vederci chiaro"

"Per quanto riguarda me - ha osservato Brugnaro, sui filoni dell'accusa della Procura - le questioni sono sempre le stesse, se ne parla dal 2015: la proprietà dei PIli, il sistema del blind trust. È stata messa dentro anche la vicenda della vendita di palazzo Papadopoli, di cui io non so assolutamente nulla. So che dovevamo venderlo, è stato veduto secondo le procedure, come altre cose che non si riuscivano a vendere. Ne faccio anche un motivo di orgoglio, perchè quei soldi li abbiamo utilizzati poi nel bilancio del Comune. La magistratura vuole vederci chiaro sulle procedure adottate, fa benissimo a farlo". Infine, il sindaco ha accennato anche a un'altra delle attività a lui collegate, citate nell'inchiesta, la squadra di basket della Reyer. "È la mia passione, è il cuore - ha detto - certo che mi arrabbio o gioisco, a seconda che vincano o perdano, ma mai e poi mai ho pensato di fare pressioni su chicchessia per far sponsorizzare la Reyer. Lo dico per rispondere a tutto quello che ho letto in questi giorni".

Brugnaro partecipa al Redentore

"Qualcuno stasera - ha aggiunto Brugnaro riferendosi all'apertura del ponte votivo per il Redentore - griderà Barabba. Speriamo che non mi mettano in croce ". "Per la parte giudiziaria - ha detto il sindaco - mi difenderò io. Da parte mia so di avere una coscienza pulitissima. Dico ai cittadini: 'continuate a fidarvi perché sono una persona onesta'. Io preferisco andare avanti con l'amministrazione", ha concluso, riferendosi ai consiglieri dell'opposizione a Ca' Farsetti che avevano chiesto le sue dimissioni.

L'assessore alla Mobilità del Comune di Venezia, Renato Boraso.
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Ormenese si avvale facoltà di non rispondere

Intanto si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l'interrogatorio di garanzia Fabrizio Ormenese, l'imprenditore di 58 anni arrestato per corruzione nell'inchiesta. L'udienza si è svolta nel carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia dove Ormenese era affiancato dai suoi legali di fiducia, Massimo Pavan e Leonardo De Luca. Ormenese ha tenuto a precisare che la scelta di non rispondere è stata dettata dal fatto di non aver ancora potuto leggere le carte dell'inchiesta, di cui è entrato in possesso nella tarda serata di ieri. L'imprenditore - hanno riferito i legali - si è messo a disposizione del Gip per rispondere alle domande e fare le proprie controdeduzioni al più presto, appena avrà potuto conoscere i termini dell'inchiesta condotta dai Pm Federica Baccaglini e Roberto Terzo.

Il manager Vanin: "Ecco perché ho denunciato"

"Lo scopo di Kwong era forse quello di risparmiare sull'acquisto dei palazzi veneziani, oltre al Papadopoli anche il Donà. Vorrei ricordare che la prima perizia valutava il Papadopoli 18 milioni di euro, poi ridotti a 14 , infine 10,8. Probabilmente per ottenere questo ribasso ha pagato Boraso". È questo il pensiero del dirigente d'azienda Claudio Vanin - dal cui esposto è partita l’inchiesta - che, in un’intervista a Il Corriere della Sera, racconta: "Neppure Kwong voleva quei palazzi. Il Donà l'ha sempre odiato, il Papadopoli tutto sommato poteva anche piacergli ma non era fra le priorità. Secondo me è stato il sindaco Brugnaro a chiedergli di comprarli, per lanciare in città il nome di Kwong. L'obiettivo era l'area Pili, di proprietà del sindaco che Kwong avrebbe voluto prendere per farne qualcosa di unico. Lì c'erano progetti per 430 mila metri quadrati edificabili, palazzi alti 100 metri, una torre principale di 125 con in cima un ristorante panoramico. Un'operazione da 1,8 miliardi, non 1,3 come dicono tutti. Gli interessi convergevano". Poi dice di aver denunciato "quando ho visto cose che non andavano bene. Una serie di questioni collegate a Firenze, a Venezia e altre operazioni. Avevo in piedi 18 progetti con Kwong con decine di professionisti che ci stavano lavorando. Non mi piaceva il modo di operare di Lotti (Luis, manager italiano di Kwong, ndr), l'ho detto a Kwong, lui ha fatto finta di non vedere cosa stava succedendo e ho deciso di chiudere".

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