Firenze, “Acqua calda non è diritto in cella”: verifiche del Garante a Sollicciano

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Il Garante dei detenuti avvierà degli accertamenti sulle risposte della magistratura di sorveglianza, che ha respinto le richieste dei detenuti che chiedevano migliori condizioni all'interno dell'istituto. Uno dei detenuti ha denunciato l'assenza di acqua calda e il magistrato gli avrebbe risposto che "non è un diritto essenziale, ma una fornitura che si può pretendere solo in strutture alberghiere"

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Il Garante dei detenuti ha deciso di avviare degli accertamenti nel carcere di Sollicciano a Firenze, a causa delle condizioni degradanti in cui versa la struttura. In particolare, il Garante verificherà le risposte della magistratura di sorveglianza, che ha respinto le richieste dei detenuti i quali chiedevano la liberazione anticipata, lo sconto o il risarcimento danni, per via della situazione di degrado all'interno dell'istituto. Uno dei detenuti ha addirittura denunciato l'assenza di acqua calda: "Con riferimento alla mancanza di acqua calda nel lavandino che si trova all'interno delle camere detentive, ritiene questo magistrato che la fornitura di acqua calda all'interno della cella non sia un diritto essenziale garantito al detenuto, ma una fornitura che si può pretendere solo in strutture alberghiere", si legge in uno dei ricorsi.  

I ricorsi dei reclusi

Sono centinaia i ricorsi da parte di detenuti nella casa circondariale di Firenze, che lamentano di trovarsi da diversi anni in condizioni inaccettabili e, per questo, hanno chiesto sconti di pena. Alcuni di questi sono stati accolti proprio perché ne sono state riconosciute le motivazioni ai sensi dell'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, che vieta il "trattamento inumano e degradante".

Le verifiche del Garante

Il Garante avvierà accertamenti anche su un'altra ordinanza del giudice di sorveglianza, in cui il magistrato di sorveglianza rigetta la richiesta di liberazione anticipata di un detenuto della casa circondariale di Firenze, il quale in passato aveva tentato il suicidio. La motivazione sarebbe che "il tentativo di togliersi la vita mediante impiccagione è incompatibile con il presupposto della liberazione anticipata che è la partecipazione all'opera educativa".  

Il carcere di Trieste 'Ernesto Mari', in una immagine di archivio.
ANSA/ALICE RITA FUMIS

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Le proteste nelle carceri italiane

Nello stesso carcere fiorentino, così come negli istituti di Viterbo, Trento, Vercelli e Brissogne, si sono verificate di recente varie proteste violente, con materassi bruciati, devastazioni e alcuni agenti feriti. A Trieste il giorno successivo alla rivolta un detenuto è morto per overdose, dopo il saccheggio dell'infermeria, dalla quale erano stati portati via grossi quantitativi di metadone. Nell'istituto veronese invece è stato annunciato il 58esimo suicidio di un recluso: si tratta del sesto episodio in un anno nello stesso penitenziario, che al momento in questo senso detiene il record negativo tra gli istituti italiani.

Il decreto “Carcere sicuro”

Dopo il decreto “Carcere sicuro” approvato di recente dal governo, il 23 luglio sarà discussa alla Camera la proposta di legge Giachetti, che punta a modificare il sistema di detrazione di pena per la liberazione anticipata dei detenuti: da 45 a 60 giorni per ogni semestre di pena scontata. La misura è anche contenuta in un emendamento allo stesso decreto carceri al Senato.

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