Sardegna, video virale mostra ragazzi che lanciano un gatto nel vuoto. Due identificati

Cronaca

Il fatto è avvenuto a Lanusei alcune settimane fa. Rischiano fino a 18 mesi di reclusione o una multa fino a 30mila euro. Cinque in totale gli adolescenti che hanno partecipato al gesto. Il Comune: "Ferma condanna anche per i commenti e gli insulti nel web nei loro confronti"

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Nel video, virale sui social, si vede un ragazzino che prende in mano un gattino nero e lo lancia di sotto, come se niente fosse, da una strada sopraelevata. Presenti anche un amico - che riprende la scena col telefonino -  e un'altra ragazzina, che incitano il primo e sghignazzano mentre il cucciolo vola oltre il guard rail.
Le immagini sono raccapriccianti. Il fatto è accaduto in Ogliastra, a Lanusei, comune della Sardegna, alcune settimane fa ma il filmato è emerso solo recentemente. Sarebbero cinque in totale i giovani che hanno preso parte all'agghiacciante gesto, due dei quali, minorenni, sono stati identificati. Accompagnati dai genitori, i due sono stati convocati dagli investigatori: su di loro pende una denuncia al Tribunale dei minori di Cagliari per maltrattamento di animale.

Rischiano fino a 18 mesi di reclusione o una multa fino a 30mila euro

 

La pena prevista per maltrattamento di animali è una reclusione da tre a diciotto mesi o la multa da 5.000 a 30.000 euro, pena che aumenta se dal gesto deriva la morte dell'animale. Essendo trascorsi diversi giorni dall'evento, gli investigatori del Corpo forestale regionale non sono riusciti a trovare traccia del gattino, e quindi a constatarne lo stato. Altri tre ragazzi, che compaiono nel fimato, sono in via di identificazione. Il direttore dell'Ispettorato forestale di Lanusei, Giovanni Monaci, ha già preso contatti con i sindaci locali per promuovere azioni di sensibilizzazione nei confronti della cittadinanza e per promuovere azioni educative sia nei confronti dei ragazzi, ma anche nei confronti delle loro famiglie.

La denuncia degli animalisti

 

Le associazioni animaliste hanno presentato denuncia alla procura di Lanusei, in particolare Cosetta Prontu, presidente della Lega italiana dei diritti degli animali - sezione di Olbia, e l’onlus “Zampe che danno una Mano” con l'avvocata Giada Bernardi del Foro di Roma. "Qualcosa nella società non va nel verso giusto", osserva la Lega italiana dei diritti degli animali, in una nota. "Gli autori di atti come questo sono figli di una cultura retrograda, secondo cui la vita di un animale vale meno di niente, e di famiglie troppo spesso distratte e assenti, che scaricano le proprie insoddisfazioni sui più deboli, probabilmente alla ricerca di gratificazioni che non sono capaci di trovare in una professione o in un percorso di studi. O semplicemente per avere successo sui social network. Addiruttura per noia. Bisogna accendere i riflettori sul grave malessere da cui sono affetti i giovani. Serve immediata assunzione di provvedimenti seri e pene severe nei confronti dei colpevoli, che siano da monito e soprattutto idonei a porre fine a questa crescente ondata di violenza che sfogata oggi sull'anello più debole della catena, inevitabilmente domani verrà riversata su un uomo".

Il Comune: "Condannare anche chi alza i forconi nei commenti"

 

"La vicenda ha scosso fortemente la comunità lanuseina e quella dei comuni vicini dai quali, pare, alcuni dei soggetti coinvolti provengono, perché certamente non abituate a confrontarsi con simili manifestazioni di crudeltà”, fa sapere l'amministrazione di Lanusei. "La stessa indignazione e la stessa ferma condanna, però vanno rivolti nei confronti della violenza che questi ragazzi, le loro famiglie e le nostre intere comunità, stanno subendo sui social network. Accanto ai condivisibili messaggi di biasimo, compaiono, infatti, una miriade di post e commenti con i quali migliaia di persone rivolgono i peggiori insulti e le più gravi minacce”. L’amministrazione continua: "Lo Stato e le Istituzioni possono adottare ogni e qualsiasi misura di prevenzione e sensibilizzazione sul tema del disagio giovanile, individuare ogni e qualsiasi percorso di ascolto e intercettazione del bisogno, ma se poi l'esempio che gli adulti restituiscono è quello per cui il giudizio di colpevolezza, la misura e l'esecuzione della pena debbono essere condotti come secoli fa da una folla con torce e forconi, ancorché virtuali, è evidente che nulla potrà funzionare". “Da più parti – conclude il Comune  - si  invoca l'inasprimento delle pene per gesti come questo, ma la stessa richiesta dovrebbe rivolgersi nei confronti di chi, da dietro uno schermo e una tastiera, diffonde violenza virtuale contribuendo a generare quella di cui poi paghiamo le conseguenze nella vita reale".

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