Cappato indagato per reato di aiuto al suicidio, gip manda gli atti alla Consulta

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Marco Cappato è indagato per aver accompagnato in una clinica svizzera due persone che avevano scelto di ricorrere al suicidio assistito, dopo si era autodenunciato

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Il gip di Milano Sara Cipolla ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale del procedimento in cui è indagato Marco Cappato per istigazione o aiuto al suicidio. La Consulta ha il compito di valutare la legittimità costituzionale del reato di aiuto al suicidio di cui risponde Cappato per aver accompagnato due persone a morire in una clinica svizzera e per i quali si era autodenunciato nel capoluogo lombardo.

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Per questi casi la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio avevano presentato richiesta di archiviazione. Ora il gip Cipolla ha deciso di portare il caso all’attenzione dei giudici costituzionali. Il gip infatti ritiene “rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale relativa all’articolo 580 del codice penale – scrive - nella parte in cui prevede la punibilità della condotta di chi agevola l’altrui suicidio nella forma di aiuto al suicidio medicalmente assistito di persona non tenuta in vita a mezzo di trattamenti di sostegno vitale affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche intollerabili che abbia manifestato la propria decisione, formatasi in modo libero e consapevole, di porre fine alla propria vita”.

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La richiesta di archiviazione

Nell’indagine Cappato aveva aiutato al suicidio, accompagnandoli nella clinica svizzera "Dignitas” a Zurigo, Elena Altamira, 69enne malata terminale di cancro, e Romano N., 82 anni, ex giornalista e pubblicitario, malato di Parkinson e per questo costretto all'immobilità. La procuratrice Siciliano e il pm Gaglio avevano argomentato presentando la richiesta di archiviazione, inistendo sul punto dei “trattamenti di sostegno vitale”. Siciliano e Gaglio avevano affermato, infatti, che l’essere collegati alle macchine rallenterebbe di certo “il processo patologico” e ritarderebbe quindi la morte “senza poterla impedire”. Si tratterebbe, però, di tentativi “futili o espressivi di accanimento terapeutico, non dignitosi secondo la percezione del malato, forieri di ulteriori sofferenze per coloro che lo accudiscono”.

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Cosa si intende per "trattamento di sostegno vitale"

Al centro del dibattito c'è un punto controverso, ovvero l’interpretazione e l’ampiezza di significato del concetto di “trattamento di sostegno vitale”. Si tratta di una delle quattro condizioni indicate dalla Consulta nel caso di Fabiano Antoniani, conosciuto come dj Fabo, e al centro del trasferimento degli atti disposto anche dai giudici di Firenze, in un altro caso in cui Cappato aveva accompagnato in una clinica svizzera un altro paziente affetto da sclerosi multipla.

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