Il processo sul rogo alla Grenfell Tower si farà solo nel 2028, Zaia: "Autentica vergogna"

Cronaca

Nell'incendio, avvenuto nel 2017,  morirono 72 persone tra cui anche due italiani, Marco Gottardi e Gloria Trevisan, coppia di giovani originari di San Stino di Livenza (Venezia) e Camposampiero (Padova)

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Il 14 giugno ricorre il settimo anniversario del rogo della Grenfell Tower, a Londra.

Quel giorno del 2017, nell'incendio in un grattacielo di North Kensington nella capitale inglese, morirono 72 persone, tra cui una coppia di giovani italiani, la 26enne Gloria Trevisan di Camposampiero (Padova) e il 27enne Marco Gottardi di San Stino di Livenza (Venezia). In questi giorni i familiari dei due ragazzi hanno appreso che il processo non verrà celebrato prima del 2027 o, addirittura, del 2028, a distanza di più di 10 anni dal rogo in cui i due fidanzati persero la vita. Il che equivale a un ritardo di oltre 4 anni rispetto al calendario previsto per il processo.

L'incendio alla Grenfell Tower

Secondo i dati raccolti finora dall’inchiesta, i materiali utilizzati per la costruzione della Grenfell Tower erano altamente infiammabili: per questo motivo il fuoco e il fumo all'interno del palazzo non lasciarono scampo a chi era nei piani più alti.

I due ragazzi italiani erano entrambi architetti e si erano trasferiti in Inghilterra da qualche mese quando rimasero bloccati senza via di fuga all'interno del grattacielo.

I due riuscirono anche a chiamare i genitori dopo che agli inquilini del palazzo i vigili del fuoco avevano detto di non abbandonare gli appartamenti. 

I ragazzi erano consapevoli che l’incendio stava divorando il grattacielo e che nessuno sarebbe riuscito a salvarli. 

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L'attesa delle famiglie e l'inerzia della politica

“Speriamo che non si abbassino mai le luci e che questa immane tragedia non finisca nell’oblio", ha detto Giannino Gottardi, il papà di Marco, una delle 72 vittime dell'incendio del 2017. "Noi genitori- ha proseguito-non abbiamo mai chiesto nulla, non lo stiamo chiedendo e non lo chiederemo mai. Il fatto è noto e chi ritiene di poter fare qualcosa lo faccia di sua spontaneità”. Il papà di Marco però punta il dito verso la politica: “Per quello di cui sono a conoscenza in questi sette anni la politica governativa italiana si è mossa poco sulla vicenda, serve uno sforzo diplomatico deciso e autorevole. Ogni sei mesi, più o meno, c’è qualche contrattempo e si sposta la data di inizio del processo. Capisco tutto. Molto meno questi rinvii. Non ci sono tempi certi per l’inizio del dibattimento. Non lo accettiamo”.

L’unica eccezione, sostengono i genitori di Marco, è quella del presidente della giunta regionale del Veneto, Luca Zaia. Il governatore infatti ha dichiarato: “Pur nel rispetto delle leggi e dell’autonomia della magistratura inglese, voglio dire con forza che considero un’autentica vergogna che i genitori di Gloria e Marco debbano attendere dieci anni per avere giustizia. Sono tempi non tollerabili per chi vive nella sofferenza del ricordo”. È proprio Zaia a lanciare un appello al governo: “Auspico che tramite i canali governativi italiani si interloquisca al più presto con il Governo inglese, affinché i tempi della giustizia siano rispettosi di una tale tragedia”.

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Le indagini e i ritardi 

"Dal momento della tragedia la Metropolitan Police di Londra ci ha sempre tenuti aggiornati sull’evolversi delle indagini — rivela Gottardi — e in un primo momento i tempi della giustizia sembravano certi e rapidi". Poi, però, c’è stata la pandemia da Covid-19, "quindi le grandi multinazionali- racconta il papà di Marco-le aziende pubbliche e i costruttori indagati hanno iniziato a rivolgersi a studi legali importanti e l’iter ha preso a rallentare. Per di più, anche per tener testa alle difese, la polizia si è presa il tempo necessario a raccogliere con la maggior precisione possibile tutte le prove necessarie a reggere l’accusa e i tempi si sono ulteriormente dilatati".

Le indagini sono state molto complicate: la polizia, infatti, ha seguito 27mila linee di indagine separate, coinvolgendo 180 agenti a tempo pieno e spendendo 107 milioni di sterline. In tutto sono stati raccolti e analizzati più di 150 milioni di fascicoli e documenti, oltre a 12mila dichiarazioni di testimoni. Un lavoro imponente che ha visto indagate 58 persone e 19 aziende per cattiva condotta in uffici pubblici, omicidio colposo aziendale e omicidio colposo per negligenza grave, frode e manipolazione del corso della giustizia. 

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L’inchiesta pubblica

"Una ferita che non si chiude mai", così il papà di Marco descrive l'attesa delle famiglie per il processo, un tempo che sembra interminabile.

"I legali- spiega Gottardi- ci hanno detto che non c’è il pericolo della prescrizione e che gli indagati, una volta a processo, non potranno essere assolti. Ma la nostra paura è che a suon di eccezioni e cavilli i tempi si allunghino esageratamente".

L’unica certezza, al momento, è che la fase che equivale alle nostre commissioni d’inchiesta nominate dalle istituzioni e che procede in parallelo con il procedimento giudiziario, si concluderà il 4 settembre. Il giorno prima di quella data gli atti raccolti, una mole infinita di documenti e testimonianze, sarannno a disposizione delle parti lese. Da quel momento gli atti saranno a disposizione della polizia, dei periti e degli avvocati delle parti che inizieranno a esaminarle, finché la magistratura avrà a disposizione gli elementi per portare a processo gli indagati.

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