Rapporto Almalaurea 2024, neolaureati pronti ad andare all’estero per lavori meglio pagati

Cronaca
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Introduzione

La 26esima edizione dell’analisi condotta dal Consorzio Interuniversitario ha coinvolto circa 660.000 laureati di 78 atenei fotografando la condizione occupazionale a 1, 3 e 5 anni dal conseguimento del titolo. Nel 2023 "a un anno dal titolo la quota, tra i laureati di primo e di secondo livello, di chi accetterebbe una retribuzione al più di 1.250 euro è pari al 38,1% e al 32,9%" con un calo sul 2022 "dell'8,9% e del 6,8%". Il 31,3% dei laureati nel 2023 ha almeno un genitore con un titolo di studio universitario

Quello che devi sapere

Il Rapporto Almalaurea 2024

Soddisfatti del corso di studi scelto - così per il 90,5% contro l'86% del 2013 - ma sempre più selettivi sul fronte della ricerca occupazionale, puntando ad attività che siano adeguatamente retribuite e coerenti con la propria parabola formativa. E, pertanto, pronti ad andare all'estero dove i compensi sono più alti. È questo il profilo dei "dottori" italiani che emerge dal 26esimo Rapporto sulla condizione occupazionale dei laureati, stilato dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea e che ha coinvolto circa 660.000 laureati di 78 atenei fotografando la condizione occupazionale a uno, 3 e 5 anni dal conseguimento del titolo

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Neolaureati rifiutano lavori a basso reddito

In base al rapporto "i laureati sono sempre meno disponibili ad accettare lavori a basso reddito o non coerenti con il proprio percorso". Nel 2023, viene evidenziato, "a un anno dal titolo la quota, tra i laureati di primo e di secondo livello, di chi accetterebbe una retribuzione al più di 1.250 euro è pari al 38,1% e al 32,9%" con un calo sul 2022 "dell'8,9% e del 6,8%". Sempre a un anno dal titolo, la retribuzione mensile netta è pari, in media, a 1.384 euro per i laureati di primo livello e a 1.432 euro per quelli di secondo. A 5 anni, invece, a 1.706 euro per i laureati di primo livello e a 1.768 euro per quelli di secondo

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Il confronto con gli stipendi esteri

Cifre ben diverse rispetto a quelle raccolte all'estero che, viene sottolineato, "sono notevolmente superiori: complessivamente, i laureati di secondo livello trasferitisi all'estero percepiscono, a un anno dalla laurea, 2.174 euro mensili netti, un +56,1% rispetto ai 1.393 euro" di chi è rimasto in Italia. A 5 anni dalla laurea, fuori dai confini nazionali la retribuzione è di 2.710 euro; con un +58,7% rispetto ai 1.708 euro italiani

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L’età dei laureati

Alla laurea nel 2023 ci si arriva in media a 25,7 anni (erano 26,6 anni nel 2013); il 60%, di chi la consegue è donna ed è pari al 61,5% la quota di chi chiude gli studi nei tempi previsti: nel 2023, per la prima volta dopo 12 anni, si assiste a un lieve ridimensionamento, pari all'1% sul 2022, della quota di laureati regolari

I dati sull’occupazione

Tornando al tema del lavoro, lo studio registra una riduzione del tasso di occupazione di poco superiore all'1% tra i neolaureati: nel dettaglio, nel 2023 il tasso di occupazione è risultato pari, a un anno dalla laurea, al 74,1% tra i laureati di primo livello e al 75,7% tra quelli di secondo con un -1,3% e un -1,4 % sul 2022. La forma di lavoro più diffusa tra i laureati occupati a un anno dal titolo, è il contratto a tempo indeterminato (34,9% tra gli occupati di primo livello e 26,5% tra quelli di secondo livello) mentre svolge un'attività in proprio il 10,1% degli occupati di primo livello e l'8,4% di quelli di secondo. Sul 2022 l'aumento dei contratti a tempo indeterminato è del 3% per i laureati di primo livello e del 3,3% per quelli di secondo. A 5 anni dalla laurea gli assunti a tempo indeterminato sono il 72,7% dei laureati di primo livello e il 52,6% di secondo

La laurea "ereditaria"

Quanto al cosiddetto ascensore sociale, sembra rallentare: "il 31,3% dei laureati 2023 ha almeno un genitore con un titolo di studio universitario - nel 2013 era il 27,6% - e tale quota che è pari al 29,4% tra i laureati di primo livello, sale al 30,7% tra i magistrali biennali e al 43,5% tra i magistrali a ciclo unico" evidenziando "il ruolo della famiglia di origine sulle scelte formative dei giovani", si legge nel Rapporto. Tra i laureati che hanno almeno un genitore laureato, il 20,3% completa gli studi nello stesso ambito "quota - viene sottolineato - che sale al 37,8% tra i laureati magistrali a ciclo unico, ossia all'interno delle lauree che portano più frequentemente alla libera professione raggiungendo il 42,3% tra i laureati del gruppo medico e farmaceutico e il 39,9% in quello giuridico". Inoltre, i laureati con origine sociale elevata, ossia i cui genitori sono imprenditori, liberi professionisti e dirigenti, sono nel 2023 il 22,4% (21% fra i laureati di primo livello, 21,8% fra i magistrali biennali, il 32,3% fra i laureati magistrali a ciclo unico)

Differenze di genere e geografiche

L’analisi di genere mostra, ceteris paribus, la migliore collocazione degli uomini (15,2% di probabilità in più di essere occupati rispetto alle donne). Si confermano dunque significative, spiega il Rapporto di Almalaurea, le tradizionali differenze di genere in termini occupazionali che vedono, ancora una volta, gli uomini avvantaggiati rispetto alle donne. Anche le differenze territoriali, in termini di ripartizione geografica sia di residenza sia di studio, si confermano significative. Nel dettaglio, quanti risiedono al Nord presentano una maggiore probabilità di essere occupati (+20,8%) rispetto a quanti risiedono nel Mezzogiorno; analogamente, per quanto riguarda la ripartizione geografica di studio, i laureati del Nord hanno il 39,3% in più di probabilità di essere occupati rispetto a quelli del Mezzogiorno. Sebbene l’approfondimento porti a stimare un’influenza contenuta, i laureati provenienti da famiglie nelle quali almeno un genitore è laureato mostrano una minore probabilità di occupazione (-9,4%) a un anno dal titolo, rispetto a quanti hanno genitori con titolo di studio non universitario. L’ipotesi sottesa a tale risultato è che il contesto familiare consenta ai laureati di poter scegliere di posticipare l’entrata nel mercato del lavoro, in attesa di una migliore collocazione

Le lauree con cui si trova lavoro più facilmente

Secondo il Rapporto, il percorso di studio concluso esercita un effetto sulle chance occupazionali dei neolaureati: a parità di altre condizioni, i più favoriti sono i laureati del gruppo informatica e tecnologie ICT, così come quelli del gruppo medicosanitario e farmaceutico, di ingegneria industriale e dell’informazione e di architettura e ingegneria civile; a questi, inoltre, si aggiungono i gruppi scientificoeducazione e formazione, agrario-forestale e veterinario, nonché economico. Meno favoriti, invece, sono i laureati dei gruppi disciplinari psicologico, giuridico, letterario-umanistico, così come arte e design. 

Lauree di primo o secondo livello?

Inoltre, si osserva che, a parità di ogni altra condizione, le lauree di secondo livello mostrano maggiori opportunità di occupazione a un anno dal titolo: rispetto ai laureati di primo livello, quelli di secondo livello risultano avere il 40,6% in più di probabilità di essere occupati. Tale risultato, spiega Almalaurea, "deve essere però interpretato con estrema cautela, dal momento che vengono confrontate popolazioni profondamente diverse, sia in termini di percorso formativo intrapreso sia in termini di prospettive professionali e di studio. In particolare, tra i laureati di secondo livello è rilevante la quota di chi svolge attività propedeutiche all’avvio delle attività libero professionali, quali praticantati o scuole di specializzazione che, qualora retribuite, innalzano i livelli occupazionali"

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