Natisone, continuano le ricerche del 25enne. Le famiglie: "Potevano essere salvati"

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Se le operazioni resteranno senza esito, domenica sera al termine del decimo giorno saranno fatte delle valutazioni: non si smetterà di cercare Cristian Molnar ma non sarà più mobilitato lo stesso numero di uomini con mezzi terrestri e marini di ogni corpo e di volontari. L’avvocato della famiglia del ragazzo, Gaetano Laghi, parla di "sottovalutazione della situazione iniziale": nel mirino la gestione da parte del 112 delle tre telefonate in cui Patrizia Cormos chiedeva l’intervento dei soccorsi

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Continuano senza sosta le ricerche di Cristian Molnar, il 25enne travolto dalla piena del fiume Natisone lo scorso 31 maggio insieme a Patrizia Cormos (20 anni) e Bianca Doros (23 anni), i cui corpi sono stati trovati il 2 giugno. Intanto l’avvocato della famiglia del ragazzo, Gaetano Laghi, dopo aver raggiunto Premariacco (Udine) e aver ispezionato i luoghi della tragedia ha attaccato: "Se i soccorsi fossero partiti tempestivamente, ovvero nel momento in cui la povera Patrizia li ha richiesti, oggi i ragazzi sarebbero vivi e a casa con i loro genitori".

Le ricerche

I soccorritori che cercano Cristian Molnar, favoriti dal bel tempo, hanno sezionato il torrente in modo da procedere - adesso che le condizioni di visibilità lo permettono - andando per esclusione dal ponte Romano verso valle. I sommozzatori dei Vigili del fuoco in acqua, i fluviali in superficie, i volontari della protezione civile sulle sponde, stanno mappando tutte le aree, procedendo progressivamente per sezioni verso la confluenza con il Torre. Nel fine settimana l'assetto resterà immutato. Se le ricerche resteranno senza esito, domani sera al termine del decimo giorno di ricerche saranno fatte delle valutazioni: le operazioni non saranno interrotte ma non saranno più mobilitati gli stessi uomini con mezzi terrestri e marini di ogni corpo e i tanti volontari che ogni giorno perlustrano l'area. Anche perché le previsioni meteo dovrebbero peggiorare, con nuovi rischi. Lo sforzo è stato imponente: si sono mossi ogni giorno dagli ottanta ai cento soccorritori con elicotteri, droni, imbarcazioni e unità cinofile.

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Il legale: "Sottovalutata la richiesta d’aiuto"

"Dopo aver fatto anche un sopralluogo nella località della tragedia, mi colpisce molto la sottovalutazione della situazione iniziale - ha proseguito l’avvocato Laghi - Mi aspetterei, da chi è preposto a ricevere telefonate e richieste d'aiuto una tale preparazione che, avendo notizie di una persona che si trova in quel posto preciso, sappia come intervenire. Forse quei primi momenti di sottovalutazione del pericolo hanno determinato che i ragazzi non siano stati salvati in tempo".

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Il 112 nel mirino

Nel mirino c'è il numero unico emergenze 112 che - secondo i legali della famiglia di Cristian Molnar - non avrebbe gestito al meglio le tre telefonate in cui Patrizia Cormos chiedeva l’intervento dei soccorsi. Secondo l'avvocato, doveva decollare alle 13.29 l'elicottero sanitario da Campoformido (a otto minuti di volo dal ponte Romano) al posto di Drago, il velivolo dei vigili del fuoco di Venezia, allertato immediatamente ma decollato qualche minuto dopo le 14, forse proprio mentre i tre ragazzi venivano travolti dalla corrente. Ma sarà la Procura a stabilire se ci siano stati errori umani o nel protocollo, dopo che ha già precisato di cercare eventuali condotte omissive, e non commissive. "Sono intimamente convinto che se i soccorsi fossero partiti tempestivamente oggi i ragazzi sarebbero vivi", ha insistito il legale.

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