Shabbar Abbas, il padre della 18enne uccisa tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021 a Novellara, accusa il fratello Danish Hasnain (zio della vittima) invitandolo, insieme ai cugini Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz, a “dire la verità”. Secondo lui, la sera dell'omicidio erano presenti anche loro. A queste dichiarazioni hanno poi replicato i legali dei due cugini della ragazza già assolti, gli avvocati Luigi Scarcella e Mariagrazia Petrelli
Continua a negare di avere anche solo pensato di uccidere, insieme alla moglie, la figlia Saman Abbas. Il padre della 18enne pakistana, uccisa tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021 a Novellara, parla dal carcere dicendo di volere giustizia per la figlia. Shabbar Abbas accusa anche il fratello Danish Hasnain (cioè lo zio della vittima) invitandolo, insieme ai cugini Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz, a “dire la verità”. Secondo lui, la sera dell'omicidio erano presenti anche loro.
Le dichiarazioni del padre di Saman Abbas
Il 19 aprile, prima del deposito delle motivazioni della sentenza della Corte di assise di Reggio Emilia che ha condannato lui e la moglie Nazia Shaheen all'ergastolo, lo zio Danish a 14 anni e assolto i cugini, Shabbar Abbas ha chiesto di parlare con gli inquirenti di Reggio Emilia, per fare nuove dichiarazioni spontanee. Il verbale è stato depositato, in vista anche degli atti di appello. "Voglio sapere chi ha ucciso mia figlia", ha ribadito l'uomo davanti al procuratore Gaetano Paci e agli investigatori dei carabinieri reggiani, con l'assistenza di un interprete e dei suoi avvocati Enrico Della Capanna e Simone Servillo. Shabbar ha detto di sospettare dei tre parenti: "Quando ho sentito in Pakistan che loro erano scappati tutti e tre, allora io ho capito che sono stati tutti e tre, non ci sono dubbi". Ha detto però di non sapere chi ha fatto cosa: "Perché non dice la verità Danish? Lui sa tutto", ha detto il padre della vittima.
Le replica degli avvocati dei due cugini assolti
Alle dichiarazioni del padre di Saman hanno poi replicato i legali dei due cugini della ragazza già assolti, gli avvocati Luigi Scarcella e Mariagrazia Petrelli. "Abbiamo letto le asserite dichiarazioni spontanee rese da Shabbar Abbas. Abbiamo visto le video registrazioni che le documentano. Tralasciamo per il momento – non senza nascondere l’estremo imbarazzo – le questioni tecniche sulle modalità con cui sono state acquisite le dichiarazioni (è evidente, infatti, che siamo di fronte a un vero e proprio interrogatorio, peraltro, condotto in molte parti dai difensori). Ne tratteremo nelle sedi opportune", dicono i legali. "Veniamo, quindi, al merito, poiché è prevedibile (perché voluto) che si scatenerà, come già successo in passato, molto rumore per nulla. Nella sostanza il contenuto delle dichiarazioni corrisponde a quanto già esposto dai difensori di Shabbar in sede di arringa (per come appreso durante i colloqui difensivi) e poi ribadito dallo stesso Shabbar– seppure più genericamente - all’udienza del 19 dicembre 2023", proseguono ancora Scarcella e Petrelli. "In queste 'nuove' dichiarazioni, l’imputato, che continua a negare le proprie responsabilità, non fa altro che aggiungere ulteriori pensieri e deduzioni (proprie o dei suoi difensori), riguardo a quanto sarebbe accaduto alla povera Saman. Seppure sollecitato -più e più volte- comunque ribadisce sempre che nulla ha visto e nulla di specifico ha appreso. E figurarsi se - in questi suoi pensieri e deduzioni - poteva mancare di collocare sulla scena del delitto gli unici due assolti, nei confronti dei quali, come rimarcato in sentenza, non vi è neanche un solo indizio di colpevolezza", si legge in una nota. "E allora, se questo è il 'nuovo' apporto – del tutto privo di riscontri- di Shabbar Abbas, occorre che qualcuno di buon cuore gli faccia leggere la sentenza (almeno, da pag. 491 a 503). Scoprirà, ad esempio, che la pala utilizzata per scavare la fossa era una ed una soltanto. Scoprirà, soprattutto, che la Corte ha valutato le sue dichiarazioni rese al processo, con un giudizio che ben si attaglia anche a queste 'nuove' esternazioni, come un narrato – plasmato, in ultimo e in malo modo, sulle risultanze istruttorie – che racchiude in sé i motivi della sua intrinseca inattendibilità e illogicità”, ovvero come dichiarazioni “soprattutto con riguardo alla sera dell’omicidio, del tutto generiche e contraddette dal reale dispiegarsi dei fatti”. Probabilmente, concludono i legali, "è proprio con la realtà che Shabbar (o la sua difesa) non riesce a fare i conti, purtroppo però (anzi per fortuna) la realtà, come si legge sempre in sentenza, “per sua indole, tende sempre a riaffermare sé stessa”.
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L'omicidio
Su quanto accaduto la sera del 30 aprile 2021, Shabbar Abbas ha dichiarato che, quella sera, aveva parlato al telefono con il fratello Danish Hasnain. Il piano era quello di "dare una lezione" al fidanzato di Saman, Saqib, che di lì a poco sarebbe andato a prendere la ragazza. A Danish "ho detto di non picchiarlo così forte da far venire un'ambulanza, ma di picchiarlo per spaventarlo". Secondo le dichiarazioni del padre, Danish gli avrebbe confermato che se ne sarebbe occupato insieme ai cugini. Shabbar quindi sarebbe uscito di casa con Saman e la moglie Nazia Shaheen. Secondo il suo racconto, solo la madre e la figlia avrebbero proseguito insieme, perché la 18enne non voleva che il padre vedesse chi la veniva a prendere. Abbas ha poi spiegato di non aver più visto né sentito nulla e di aver saputo della morte della figlia solo quando era già in Pakistan, dopo essere partito il 1° maggio. A quel punto i legali gli hanno domandato il motivo per cui non sarebbe tornato in Italia in quel momento. La risposta dell'uomo è stata: “Ho ricevuto minacce da parte di un parente del cugino Ikram e temevo per l'altro figlio rimasto in Italia”.
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