Emiliano in Antimafia: "Andai dalla sorella del boss per dirle che l’aria era cambiata"

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Il governatore della Puglia è stato sentito in audizione nell'ambito delle inchieste su presunte infiltrazioni nel territorio regionale e sull'indagine che ha portato alla Commissione di accesso al Comune di Bari. "La Regione non c'entra nulla con le indagini in corso nella città. Neanche la giunta comunale è oggetto di indagine. Non mi mettete in paragone con altre vicende dolorosissime che stanno accadendo in altre zone di Italia, vi chiedo tutela". Sulla vicenda Pisicchio: "Nessuna condotta non trasparente"

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"L'incontro" con la sorella del boss Capriati e altre donne di Bari Vecchia "da me citato dal palco aveva l'unico scopo di far capire che l'aria" a Bari "era cambiata, che dovevano comportarsi bene, mai per chiedere protezione come qualcuno sostiene in maniera strumentale". A dirlo è il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che oggi è stato sentito in audizione davanti alla Commissione parlamentare Antimafia nell'ambito dell'approfondimento sulle inchieste su presunte infiltrazioni nel territorio regionale e sull'indagine che ha portato alla Commissione di accesso al Comune di Bari. L'audizione segue le polemiche per la frase pronunciata da Emiliano durante una manifestazione sul suo presunto incontro, assieme all'allora assessore Antonio Decaro, con la sorella del boss Antonio Capriati dopo presunte minacce rivolte all’attuale sindaco di Bari da affiliati al clan. "L'evento fu un evento come tutti gli altri per imporre il rispetto delle regole anche a chi non aveva capito il significato politico e sociale dell'amministrazione che io guidavo - ha detto Emiliano - È evidente che usavo anche la mia storia personale" di magistrato antimafia.

"Mi candidai a sindaco per fare antimafia sociale"

"Sono andato dalla sorella del boss Capriati per ribadirle con determinazione e serenità che le regole non le facevano più loro a piazza San Pietro ma le facevamo noi - ha detto ancora il governatore della Puglia - Anche il rilascio degli immobili confiscati fu oggetto di questa conversazione". Poi ha ricordato il suo ruolo di magistrato nel processo Dolmen in cui fu "condannato all'ergastolo Antonio Capriati" a cui fu "attribuito l'omicidio di Vincenzo Tesse". "Una delle ragioni - ha aggiunto - che mi spinse a candidarmi a sindaco a Bari nel 2004 fu la constatazione che, nonostante noi da magistrati avessimo realizzato come Antimafia uno delle più puntuali opere di bonifica di tutta la storia italiana sino ad allora, mi ero reso conto che l'azione penale doveva essere convertita in antimafia sociale". Nel 2007, ha dichiarato il governatore, "quando diventai sindaco istituii un'agenzia per la lotta non repressiva alla mafia. Dal 2007 abbiamo stabilito l'obbligatorietà della costituzione di parte civile del Comune nei processi contro la mafia. In 20 anni abbiamo destinato al Comune 140 immobili confiscati alla mafia. In una delle case confiscate ai Capriati, in piazza San Pietro a Bari Vecchia, c'è un'associazione adesso".

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"Forse Decaro assente a incontro con sorella boss"

"Non escludo di aver dato dettagli sbagliati" durante il mio intervento sul palco e "se il sindaco di Bari Antonio Decaro dice di non essere stato presente" all'incontro con la sorella del boss di Bari Vecchia "probabilmente ha ragione lui", ha poi detto Emiliano. "Io però - ha aggiunto - ricordo un episodio simile accaduto in piazza della Cattedrale, Antonio Decaro mi disse 'vedi quelli sono stati', con riferimento all'episodio" delle minacce a lui rivolte. Io affrontai questi ragazzi e dissi 'questo ingegnere è il mio assessore quindi non toccatelo, lasciatelo lavorare'. Lo stesso discorso che facevo a tutti". E ha aggiunto: "Non siamo andati dalla polizia perché il racconto di Antonio Decaro non conteneva notizie di reato". E ancora: "La signora Capriati in una intervista al Tg1 ha detto che Decaro non è mai andato da lei e anzi che Decaro ha sempre tenuto nei suoi confronti un atteggiamento di forte distacco".

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"Sulla Regione Puglia non c'è nessuna indagine"

"Sulla Regione Puglia non è in corso nessuna indagine. Vi chiedo tutela, cioè di raccontare a tutta l'Italia, per favore, che il presidente della Regione Puglia non è oggetto di alcuna indagine, di nessun tipo, in nessuna delle inchieste", ha detto Emiliano in audizione. "C'è una confusione - ha aggiunto - per cui si ha l'impressione che debba rispondere di qualcosa. Io vi prego di ribadirlo, la Regione Puglia non c'entra nulla con le indagini in corso a Bari. Neanche la giunta comunale di Bari è oggetto di indagine, è esente da qualsiasi indagine. Non mi mettete in paragone con altre vicende dolorosissime che stanno accadendo in altre zone di Italia".

"Vi chiedo tutela"

"Donzelli dice che avrebbe dovuto chiedermi le dimissioni. Capisco che non posso chiedere a voi tutela, anche se un tempo ciò avveniva, ma io ho solo la commissione Antimafia per farmi difendere. Se qualcuno mi accusa, dicendo di aver fatto cose dal punto di vista etico e voi accertate che non è avvenuto, vi chiedo tutela. Lo faccio con tutta la fiducia del mondo", ha detto Emiliano in audizione, aggiungendo che" in fondo questa è anche la funzione della commissione", se qualcuno è "perseguitato senza motivo per fatti che non hanno rilievo e che voi avete accertato come irrilevanti".

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Scontro Emiliano-Colosimo su messaggi a Pisicchio

Durante l'audizione c'è stato poi un scambio polemico tra Emiliano e la presidente della commissione, Chiara Colosimo. È accaduto quando Colosimo ha chiesto conto al presidente della Puglia dei presunti messaggi che avrebbe inviato all'ex assessore Alfonso Pisicchio invitandolo a dimettersi perché un’inchiesta su di lui aveva subito un'accelerazione. Qualche ora dopo i presunti messaggi WhatsApp Pisicchio è stato arrestato dalla Guardia di Finanza. Colosimo ha chiesto se effettivamente siano stati inviati questi messaggi e da chi avrebbe ricevuto le informazioni sulle indagini e perché non ha denunciato la fuga di notizie. Emiliano ha risposto leggendo prima un comunicato stampa trasmesso a ridosso dell'arresto di Pisicchio, poi ha replicato sostenendo che la "domanda è incongrua rispetto all'oggetto dell'audizione". "Non ho realizzato condotte non trasparenti - ha specificato - sono a disposizione della Procura se dovesse essere necessario un approfondimento. Mi risulta leggendo la stampa che i messaggini sarebbero stati acquisiti dalla Procura, quindi l'unico soggetto che possa dare risposte è il procuratore della Repubblica che avete ascoltato". E ancora: "Nel momento in cui per ipotesi avessi saputo della casualità temporale" del suo arresto "non avrei revocato l'incarico" da commissario Arti. "La dimostrazione che non sapessi nulla" dell'imminente arresto di Pisicchio "è proprio il fatto che ho fatto la revoca, ma questa è solo una valutazione".

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Paita a Emiliano: "Non gradito atteggiamento su data audizione "

Tensione anche con la deputata di Italia Viva Raffaella Paita, che a Emiliano ha detto: "Personalmente, ma direi che posso interpretare un sentimento vasto in commissione, non abbiamo apprezzato la sua discrezionale decisione di utilizzare i tempi che a lei sembravano più giusti per fare questa audizione. Non ho gradito il suo atteggiamento. Tanto più oggi viene in audizione e ci dice cosa dovremmo fare della sua audizione, decideremo noi cosa fare o non fare del suo ragionamento in questa audizione ma che lei ci venga a dire cosa dobbiamo dire va oltre la megalomania". "È prassi concordare le date con gli auditi - ha replicato il governatore della Puglia -  In tutta sincerità non avevo capito la ragione per cui era così categorica la richiesta tra le segreterie che venissi in una data precedente al dibattito sulla fiducia". Sull’argomento è intervenuto anche vicepresidente della commissione Antimafia, Federico Cafiero De Raho: "Non ritenevo una mancanza di rispetto l'aver richiesto il rinvio dell'udienza per una serie di impegni, tra cui la mozione di sfiducia in Consiglio regionale. L'intervento di Emiliano ha avuto contenuti particolarmente significativi".

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