Disposta la custodia cautelare in carcere nei confronti di 13 agenti della Polizia Penitenziaria, 12 dei quali ancora oggi in servizio presso l’Istituto Penale Minorile milanese. Decisa anche la sospensione dall’esercizio di pubblici uffici per ulteriori 8 dipendenti dello stesso corpo di polizia, tutti in servizio, all’epoca dei fatti, presso la stessa struttura detentiva. Tra i reati contestati a vario titolo quelli di presunti maltrattamenti su minori, tortura e, in un caso, anche di violenza sessuale
La Polizia di Stato e il Nucleo Investigativo Regionale per la Lombardia della Polizia Penitenziaria, in collaborazione con la Procura della Repubblica di Milano, ha eseguito un’ordinanza emessa su richiesta dei Pubblici Ministeri del V Dipartimento, con cui è stata decisa la custodia cautelare in carcere nei confronti di 13 agenti della Polizia Penitenziaria, 12 dei quali ancora oggi in servizio, dell’Istituto Penale Minorile “Cesare Beccaria” di Milano. Disposta anche la sospensione dall’esercizio di pubblici uffici nei confronti di ulteriori 8 dipendenti dello stesso corpo di polizia, tutti in servizio, all’epoca dei fatti, presso la medesima struttura detentiva per minori. "E' una vicenda dolorosa e una brutta pagina per le istituzioni ma vanno assicurati il controllo della legalità e il rispetto della legge". Lo ha detto il procuratore di Milano, Marcello Viola, durante una conferenza stampa convocata per illustrare l'operazione. "Ciò che ci ha colpito sin dal primo momento è il metodo di queste persone deviate dal sistema, che picchiavano i ragazzi con un metodo tale da non lasciare il segno e i ragazzi si davano pizzicotti per lasciare sulle botte ricevute i lividi", ha riferito poi il procuratore aggiunto di Milano, Letizia Mannella. In relazione a questi agenti, quindi, ha parlato di "mele marce". Viola, ancora, ha riferito che ad esser coinvolte sono una dozzina di vittime.
I reati contestati
I reati a vario titolo contestati in relazione alle condotte degli agenti, rilevate a partire dal 2022 ad oggi e reiterate nel tempo nei confronti di diversi detenuti di età minore, sono quelli di maltrattamenti in danno di minori, anche mediante omissione, aggravati dalla minorata difesa e dall’abuso di potere. Inoltre anche concorso nel reato di tortura, anche mediante omissione, aggravato dall’abuso di potere oltre che dalla circostanza di aver commesso il fatto in danno di minori e poi, ancora, concorso nel reato di lesioni in danno di minori e concorso nel reato di falso ideologico. Infine, tra i reati contestati c'è anche quello di tentata violenza sessuale in un singolo caso. In un comunicato dell'autorità giudiziaria viene segnalata, infatti, la contestazione di "una tentata violenza sessuale ad opera di un agente nei confronti di un detenuto".
L'indagine
L’indagine, scattata dopo alcune segnalazioni in merito, è stata predisposta attraverso diversi servizi tecnici di intercettazione e acquisizione di telecamere interne al Beccaria, che hanno permesso di raccogliere indizi di reato per diversi episodi di violenze ai danni dei minori presenti nella struttura. In particolare l'inchiesta coordinata dalla pm di Milano Rosaria Stagnaro è partita dalle presunte omissioni nelle torture ad un 17enne nell'agosto del 2022, per cui, poi, erano stati arrestati tre giovani. Un fatto, quello delle torture ai danni del 17enne, che lo scorso marzo ha portato alla condanna con rito abbreviato ad 8 anni per un 19enne ivoriano, Gnagne Lath. Il giovane era stato arrestato nel dicembre del 2022 con l'accusa di tortura, violenza sessuale di gruppo e lesioni perché, unitamente a due minori, aveva agito su un 17enne, detenuto con i tre giovani proprio nel Beccaria, "con crudeltà" gravi "e reiterate violenze" e un "trattamento inumano e degradante". Nel processo, scriveva il gup titolare, si parlava anche della "probabilità" di "una manovra di "depistaggio finalizzata a rimuovere i sospetti di omesso controllo da parte degli agenti di turno la notte dei fatti". La vittima delle violenze, che aveva denunciato, ha messo a verbale che "quanto patito gli aveva fatto riaffiorare alla mente i maltrattamenti subiti durante il viaggio affrontato dalla Libia per raggiungere l'Italia". Racconti, poi, confermati anche in un incidente probatorio dal giovane, parte civile nel processo. Nella nuova inchiesta che ha portato oggi all'arresto degli agenti vengono contestate, dunque, anche le presunte condotte omissive su questi fatti: alcuni agenti non sarebbero intervenuti per bloccare le torture e avrebbero ripulito l'oggetto sequestrato per nascondere ciò che era avvenuto. Le indagini, è emerso, sono proseguite anche dopo le evasioni di sette minorenni dal Beccaria la sera di Natale dello scorso anno. Il procedimento nei confronti degli agenti, va sottolineato, si trova ancora nella fase delle indagini preliminari.
Di Giacomo: "Condanna per gli agenti ma non paghino solo loro"
"I colleghi hanno sbagliato, i loro comportamenti sono assolutamente da censurare e la mia condanna è senza se e senza ma. Nelle carceri sta succedendo di tutto e la situazione è da 'si salvi chi puo". Ci sono però anche altre responsabilità: non è giustificabile che paghi solo la polizia penitenziaria, qualcuno nell'amministrazione giudiziaria dovrebbe vergognarsi e dimettersi". Queste le parole, raccolte dall'Agi, di Aldo Di Giacomo, segretario del Sindacato di Polizia Penitenziaria (SPP).
Il sindacato degli agenti Uilpa: "Sgomenti e increduli"
"Sgomento e incredulità". Questa è la prima reazione di Gennarino De Fazio, segretario della Uilpa Polizia Penitenziaria, dopo la notizia degli arresti di 13 agenti penitenziari a Milano. "Naturalmente nutriamo incondizionata fiducia negli inquirenti, tra cui la stessa Polizia Penitenziaria, e nella magistratura e auspichiamo che si faccia presto piena luce sull'accaduto. Nondimeno richiamiamo la presunzione d'innocenza e speriamo in cuor nostro che gli agenti coinvolti riescano a dimostrare la correttezza del loro operato". Per De Fazio, a prescindere dall'esito delle indagini, "la disfunzionalità conclamata" del sistema carcere "non garantisce nè custodi nè custoditi e anzi incattivisce le coscienze generando e alimentando violenze e atrocita' talvolta da ambo le parti delle inferriate". Secondo il segretario di Uilpa, "servono riforme immediate e un decreto carceri con procedure d'urgenza per mettere in sicurezza il sistema. Tra suicidi, 32 tra i detenuti e 4 tra gli agenti dall'inizio dell'anno, omicidi e violenze, non se ne può più".
Sala: "Il Beccaria è stato abbandonato per anni"
"Su quello che è successo al Beccaria non posso ancora esprimere giudizi precisi. Però un giudizio più generico lo esprimo, cioè che il Beccaria è stato abbandonato per anni e anni, senza una direzione". Lo ha detto il sindaco di Milano, Beppe Sala, a commento dell'indagine che ha portato all'arresto e alla sospensione di agenti della polizia penitenziaria del carcere milanese. "Per cui è chiaro che certe cose possono succedere. Possono, ma non dovrebbero. Vedremo cosa uscirà da questa indagine", ha aggiunto.
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Tornando alle violenze perpetrate all'interno del carcere minorile milanese, secondo il gip "corrispondono esattamente a una pratica reiterata e sistematica su cui si fonda la convivenza dei detenuti e che connota la condotta ordinaria degli agenti che vogliono stabilire le regole di civile convivenza nel carcere ed imporle picchiando, aggredendo, offendendo, i minorenni detenuti".
Le vittime: "Insulti, sputi e stivali in faccia"
Sono emerse poi anche le testimonianze delle vittime delle presunte violenze. "Mi hanno svegliato e mi hanno picchiato mentre ero in cella con un altro. Mi hanno portato giù in una stanza singola e lì mi hanno ancora picchiato in faccia sul naso che mi faceva tanto male". Questa solo una dei diversi resoconti emersi dai racconti dei detenuti minorenni. Un altro ragazzo, che sarebbe stato picchiato da sette agenti nel novembre 2022, ha raccontato: "Il primo colpo è stato uno schiaffo, il secondo colpo è stato un pugno, il terzo colpo è stato nelle parti intime e da lì ho visto tutto nero. L'ultima cosa che mi ricordo è che mi hanno sputato addosso". Le violenze, stando alle testimonianze, avvenivano spesso "nell'ufficio del capoposto" e in alcuni casi sarebbero stati anche dieci agenti ad aggredire un solo ragazzo. "Ammanettati" e poi "picchiati", si legge negli atti dell'indagine.