Strage di Erba, camera di consiglio fissata al 10 luglio

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Oggi davanti alla Corte d'Appello i difensori di Olindo e Rosa hanno illustrato quelle che definiscono "nuove prove" che, secondo loro, potrebbero comportare il ribaltamento della condanna all'ergastolo. Si mettono ad esempio in discussione l'attendibilità delle confessioni e del ricordo dell’unico testimone oculare, Mario Frigerio, unico sopravvissuto al massacro (poi morto nel 2014)

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È stata rinviata al 10 luglio l'udienza davanti ai giudici della Corte d'Appello di Brescia

per le eventuali repliche sull'istanza di revisione della sentenza di condanna all'ergastolo per Olindo Romano e Rosa Bazzi per la strage di Erba. Poi ci sarà la camera di consiglio per la decisione. Lo ha detto il presidente della Corte. Oggi i difensori di Olindo Romano e Rosa Bazzi hanno provato a convincere la Corte che esistono "nuove prove" in grado di demolire la condanna all'ergastolo della coppia per l’omicidio di Raffaella Castagna e il figlio Youssef, la nonna Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini dell’11 dicembre 2006. 

Gli elementi su cui punta la difesa per ribaltare la condanna

La scorsa udienza si era tenuta il 1° marzo. Il procuratore generale Guido Rispoli e l’Avvocato dello Stato Domenico Chiaro avevano chiesto ai giudici di dichiarare "inammissibili" le richieste di revisione della difesa e del pm di Milano Cuno Tarfusser. Gli elementi su cui si punta per ribaltare la condanna all’ergastolo sono diversi. Si mettono in discussione i tre pilastri dell’accusa: le confessioni degli imputati, il ricordo dell’unico testimone oculare - Mario Frigerio, marito di Cherubini e unico sopravvissuto al massacro (poi morto nel 2014) - e la prova scientifica, la traccia di sangue appartenente a Valeria Cherubini ritrovata nell'auto di Romano. Quattro gli avvocati ad affrontare questi temi, due in rappresentanza di Bazzi e due per Romano: Fabio Schembri, Nico D’Ascola, Patrizia Morello e Luisa Bordeaux. 

Le confessioni di Bazzi e Romano

Secondo il team della difesa le confessioni sarebbero "false", infarcite di "errori" e "discrepanze". Le versioni fornite dai coniugi, che avevano confessato quando erano già in carcere ma poi avevano entrambi ritrattato, sarebbero diverse l'una dall'altra e dunque non sovrapponibili. 

La testimonianza di Frigerio

La difesa della coppia, avvalendosi delle consulenze di alcuni esperti, insiste nel dire che quello per cui Figerio identificò Romano come l'aggressore fu un "falso ricordo". Nel dicembre del 2006, data della testimonianza contestata, l'uomo aveva raggiunto "l'apice del suo deficit cognitivo". Lo definiscono "soggetto cerebroleso" a cause delle ferite subite e all'intossicazione da monossido di carbonio causato dal fumo dell'incendio scoppiato nella corte di Erba. Frigerio, quando fu in grado di essere ascoltato, parlò inizialmente di una persona "dalla pelle olivastra", secondo Schembri "di etnia araba". Alcuni giorno dopo, Il 26 dicembre disse, come riportato negli atti: "La persona che ho visto in faccia era una persona a me nota. Si tratta del mio vicino di casa di nome Olindo. lo l'ho riconosciuto subito ma poi ho rimosso la cosa perché non volevo crederci e volevo cancellare tutto". L'avvocato Fabio Schembri ha parlato di "amnesia anterograda" alla base del falso ricordo del sopravvissuto, che però effettuò il riconoscimento anche in aula in primo grado. Morì pochi giorni dopo.

La morte di Valeria Cherubini

Tra le "prove nuove" citate dai legali c'è anche il fatto che Valeria Cherubini, vicina di casa dei coniugi, sarebbe stata uccisa nella sua abitazione e non colpita mortalmente al piano di sotto per poi morire nel suo appartamento, come riscostruito nelle sentenze: "I soccorritori non avrebbero potuto non vedere" i coniugi una volta intervenuti.

La macchia di sangue

L'avvocato Patrizia Morello si è concentrata sull'argomento della macchia di sangue di Cherubini, trovata sul battitacco della Seat Arosa di Olindo Romano. Una traccia che la difesa considera "degradata" e che quindi non avrebbe valore di prova. Il legale ha sottolineato come il lavoro dei consulenti della difesa sia basato su "metodologie scientifiche nuove", dopo il passato in giudicato della sentenza.

ERBA ( COMO ) - VIA DIAZ - STRAGE - OMICIDIO - UCCISE TRE DONNE E UN BAMBINO - LE VITTIME SONO RAFFAELLA CASTAGNA IL FIGLIO YOUSSEF LA MADRE DI RAFFAELLA PAOLA GALLI E LA VICINA DI CASA VALERIA CHERUBINI

NELLA FOTO AZOUZ MARZOUK IL TUNISINO TORNATO IN ITALIA IERI SERA MARITO DI RAFFAELLA CASTAGNA

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La posizione di Azouz Marzouk

A sostenere l’innocenza di Bazzi e Romano c'è anche Azouz Marzouk, marito di Raffaella Castagna e padre del piccolo Youssef. L'uomo sostiene che si debba indagare altrove: per le modalità con cui furono uccise le vittime, a colpi di spranga e a coltellate, il tunisino aveva parlato di "killer ", di "gente che sa uccidere". Al suo arrivo a Brescia per l'udienza ha spiegato: "Conduco questa battaglia per tutti, non posso dire se ho avuto nemici, ho vissuto in pace con tutti". E ancora: "Ho letto le carte, ho visto il percorso di questi anni che confermano che qualcosa non va, sono tantissime le cose che non tornano".

I fratelli Castagna

I fratelli Pietro e Giuseppe Castagna - che nella strage persero madre, sorella e nipote - vorrebbero solo "tornare alla normalità e vedere riaffermata la verità", ha detto l'avvocato Massimo Campa. Sulla posizione di Marzouk: "Di Azouz abbiamo già detto e l'abbiamo perseguito". Per i Castagna - ha aggiunto -  "sarebbe un dolore essere qui. Vorrebbero solo vedere riaffermata la verità e conservare un bel ricordo di chi non c'è più ".

 

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ERBA - STRAGE ERBA: MOGLIE ROMANO, NON SIAMO ASSASSINI -  Olindo Romano - il netturbino che e' finito all'attenzione pubblica a causa degli screzi avuti con Raffaella Castagna, uccisa a Erba con altre quattro persone - fotografato oggi a Erba . 

EMMEVI /ANSA /JI

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