Terza udienza, davanti alla prima Corte d'Assise di Roma, del procedimento che vede imputati quattro 007 egiziani, accusati di aver sequestrato e ucciso il ricercatore friulano nel 2016. È stato il giorno della deposizione del padre Claudio. Un'amica: "Disse che in Egitto c'era repressione politica. Al Cairo teneva profilo basso, era felice tornare a Cambridge". Legale famiglia Regeni: "Cominciano a diradarsi ombre". Schlein: "Vicenda che riguarda tutti"
Terza udienza del processo davanti alla prima Corte d'Assise di Roma ai quattro 007 egiziani accusati del sequestro e dell'omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore friulano rapito, torturato e ucciso in Egitto nel 2016. Oggi in aula sono state ascoltate diverse testimonianze, tra cui quella di Claudio Regeni, padre del ricercatore, e di alcuni amici. "Il sogno di Giulio era rendersi indipendente e trovare un lavoro che valorizzasse le sue capacità", ha detto il papà Claudio Regeni. "La sua grande passione era lo studio: non è mai stato alle dipendenze di autorità italiane, inglesi ed egiziane. Non hai mai neanche collaborato". Nel corso dell'audizione ha raccontato del figlio e della sua vita. "Lui era appassionato di materie umanistiche, parlava bene l'inglese, l'arabo, il tedesco e stava studiando anche il francese. Fin da piccolo ha viaggiato con noi intorno al mondo". In aula sono state mostrate foto dell'adolescenza di Regeni e il procuratore aggiunto ha chiesto anche dello stile di vita. "Viveva in modo non sfarzoso, vestiva in modo casual. Dopo la sua morte sul conto corrente che avevamo cointestato c'erano poco più di 1400 euro. Poi aveva un conto corrente presso una banca inglese per le spese quando viveva in Inghilterra. Su questo c'erano versamenti della società Oxford Analytica dove aveva lavorato, qualche piccolo rimborso dall'università di Cambridge per il dottorato. Il saldo era di circa 6000 sterline".
Amica Regeni: "Disse che in Egitto c'era repressione politica"
Una amica di Giulio Regeni ha raccontato in aula: "L'ultima volta che ci siamo sentiti, il 16 gennaio del 2016 via chat, mi ha detto che in Egitto c'era moltissima repressione politica ed era contento di tornare a Cambridge in primavera". La testimone ha poi raccontato dell'incontro avuto con Giulio nel Natale del 2015. "Ci siamo visti, mi ha raccontato della sua ricerca al Cairo, che stava passando molto tempo con i venditori ambulanti, che teneva un profilo molto basso, che era molto stancante", ha aggiunto.
Legale famiglia Regeni: "Cominciano a diradarsi le ombre"
"Siamo soddisfatti che finalmente in una pubblica udienza si inizi a ricostruire la verità processuale su quello che è capitato a Giulio e su chi era. Cominciano ad andar via anche un po' di ombre che hanno gettato su di lui. C'è stato un lungo percorso per arrivare sin qui. Ce ne aspetta uno altrettanto lungo, ma direi che per ora c'è soddisfazione". A dichiararlo è stato l'avvocato Alessandra Ballerini, legale dei genitori di Giulio Regeni, Paola Deffendi e Claudio Regeni, al termine dell'udienza del processo ai 4 agenti dei servizi segreti egiziani.
Schlein: "Continuiamo a batterci, è una questione di tutti"
Al presidio davanti alla città giudiziaria, con i genitori e l'avvocato della famiglia, c'è anche la segretaria del Pd Elly Schlein: "Ancora una volta siamo a fianco della famiglia di Giulio Regeni per continuare a batterci, per fare piena luce, verità e giustizia per quello che è accaduto. È un processo importantissimo questo: non è una questione della sua famiglia, è una questione della Repubblica. Noi continueremo a essere qui fino alla fine per stare al loro fianco e per continuare a fare questa battaglia giusta, senza dimenticare che se son passati così tanti anni è anche perché è un processo che ha incontrato enormi ostacoli e che continua a incontrare enormi ostacoli, anche con il rapporto con l'Egitto. Abbiamo molta fiducia e speranza per questo processo, ma continuiamo a richiamare a tutte e tutti a una massima attenzione su quello che sta accadendo e a stare accanto alla famiglia di Giulio Regeni".
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Gli imputati
Il processo Regeni si è aperto lo scorso 20 febbraio. I quattro agenti della National Security imputati sono il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim e il maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif per il reato di sequestro di persona pluriaggravato. Nei confronti di quest'ultimo, i pm contestano anche il concorso in lesioni personali aggravate e il concorso in omicidio aggravato.