Due le richieste concrete: scuole aperte anche a giugno e luglio con attività extra scolastiche, con conseguente rimodulazione delle pause durante l’anno e l’introduzione obbligatoria e generalizzata del tempo pieno dai 3 ai 14 anni in tutte le scuole
Tre mesi senza scuola sono troppi? La denuncia arriva dall’organizzazione no profit WeWorld e da Sarah Malnerich e Francesca Fiore, autrici e attiviste del blog Mammedimerda, che hanno lanciato la petizione “Ristudiamo il calendario! Un nuovo tempo scuola non è più rimandabile”. Le richieste sono quelle di cambiare il calendario scolastico e ridurre la durata delle vacanze estive.
La petizione
Una petizione lanciata su Change.org il 7 settembre 2023, poco prima del rientro a scuola dopo le vacanze estive, e che è ancora in corso. In 7 mesi ha raccolto oltre 33mila e 600 firme. In Italia milioni di studenti e studentesse sono stati lontani dai banchi di scuola per 14 settimane, la pausa estiva più lunga in Europa”, hanno spiegato i promotori dell’iniziativa, secondo i quali questo comporterebbe “perdita di competenze, aumento di disuguaglianze e casi di abbandono scolastico, soprattutto per chi viene da contesti più svantaggiati a livello socioeconomico e culturale, e un aggravio pesante per le famiglie, costrette a districarsi tra cura, lavoro e i costi di campus estivi, con grande difficoltà nel conciliare i tempi di vita e lavoro, che pesa soprattutto sulle madri”.
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Le richieste
Le richieste concrete sono due. La prima vuole le scuole aperte anche a giugno e luglio con attività extra scolastiche, e conseguente rimodulazione delle pause durante l’anno. La seconda invece prevede l’introduzione obbligatoria e generalizzata del tempo pieno dai 3 ai 14 anni in tutte le scuole per offrire agli studenti e alle studentesse la possibilità di scegliere ovunque tra tempo pieno e parziale. Infatti, nella petizione si sottolinea che meno di quattro studenti delle elementari su 10 frequentano il tempo pieno. La percentuale si riduce al Sud, dove solo il 18% degli alunni sotto gli 11 anni sta a scuola oltre l’orario di pranzo (al Centro-Nord la percentuale è pari al 48%).
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La pausa estiva amplifica le disuguaglianze
“Una pausa estiva così lunga si trasforma di fatto in un enorme moltiplicatore di disuguaglianze” ha commentato la consigliera delegata di WeWorld Dina Taddia. “Non tutti i bambini e le bambine hanno, infatti, la possibilità di partecipare ad attività ricreative e di socializzazione, al contrario di altri che durante la pausa praticano sport, coding, imparano nuove lingue”, aggiungendo che “lo stesso si può dire delle vacanze che non solo rappresentano un’occasione di svago, ma anche un’esperienza educativa a tutto tondo, e che nel nostro Paese quasi la metà delle famiglie con più di un figlio non può più permettersi”.