Terra dei Fuochi, gli imprenditori condannati riottengono i loro beni

Cronaca
Gaia Bozza

Gaia Bozza

Oltre duecento milioni di euro saranno restituiti agli imprenditori Pellini, di Acerra, nel napoletano. La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la confisca decisa dalla Corte di Appello di Napoli nei confronti degli imprenditori del settore rifiuti condannati con sentenza definitiva per disastro ambientale. Il motivo sta nel ritardo con cui è stato depositato il provvedimento

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Furono condannati a sette anni per disastro ambientale, nel 2017. Una condanna definitiva. Poi la confisca dei beni, un tesoro di oltre duecento milioni di euro derivante, secondo l’autorità giudiziaria, da attività illecite. Da allora, i mille rivoli della giustizia hanno riconsegnato quella grande mole di beni nelle mani degli imprenditori condannati. Si tratta dei fratelli Pellini, di Acerra, nel napoletano. La vicenda giudiziaria che portò al processo Carosello fu una delle più emblematiche della Terra dei Fuochi. Nei loro stabilimenti è stato stoccato un grande numero di tonnellate di rifiuti pericolosi e non, smaltiti in diverse zone o addirittura ceduti come fertilizzante agricolo. 

I motivi

I legali degli imprenditori avevano presentato un ricorso in Cassazione per ottenere l’annullamento della confisca, in quanto la Corte d’Appello ha depositato il provvedimento in grave ritardo rispetto ai termini. Una conclusione alla era giunto il sostituto procuratore generale della Cassazione, Luigi Giordano. Anni e anni di udienze rinviate, più il covid. E dunque, la decisione della Suprema Corte è che la confisca venga annullata senza rinvio. Circa 220 milioni di euro torneranno ora nelle loro casse. Alla Suprema Corte si erano rivolti i difensori dei tre imprenditori chiedendo di dichiarare l’inefficacia del decreto di confisca perché, sostenevano, “affetto da vizio di tardività”. Era stato il sostituto procuratore generale della Cassazione Luigi Giordano, nell’udienza tenuta a dicembre, a concludere per l’inefficacia del provvedimento con richiesta alla Corte di annullare la confisca dei beni ai fratelli Pellini. Il magistrato aveva dovuto constatare che il provvedimento di appello era arrivato con largo ritardo. Ma anche la stessa Corte d’Appello di Napoli, nel confermare a luglio scorso la confisca rigettando le istanze dei legali degli imprenditori, aveva ammesso che il decreto era stato depositato fuori termine, ma “la Corte ha esercitato e al tempo stesso esaurito – si legge nel provvedimento – la potestà decisionale in merito al provvedimento ablatorio”.

Le reazioni alla sentenza della Cassazione

"Usare la parola scandalo non basta" ha detto l'ex ministro all'Ambiente Sergio Costa. In Parlamento, l’ex Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho ha chiesto una informativa urgente al ministro della Giustizia Carlo Nordio. La destra ha ribattuto accusandolo di voler “interferire con la giustizia”. Durissime le proteste di Libera e Legambiente. “E’ un’ulteriore ferita inferta a chi vive in territori devastati dai traffici illegali di rifiuti”, hanno scritto Mariateresa Imparato e Stefano Ciafani, rispettivamente Legambiente Campania e nazionale. Anche l’associazione antimafia Libera ha chiesto al ministro Nordio di intervenire: “Auspichiamo che il ministro della Giustizia si faccia carico di questa vicenda che ha dell’incredibile. Va trovata subito un’altra strada. Va risarcita un’intera comunità che sta pagando con la propria vita e sulla propria pelle gli affari criminali di questi imprenditori”. I comitati ambientalisti e delle vittime della Terra dei Fuochi hanno annunciato una manifestazione di protesta, forse già nei prossimi giorni.

Un momento dell'insediamento del neo procuratore di Napoli Nicola Gratteri, Napoli, 20 ottobre 2023. La pubblica udienza di insediamento si e' svolta al tribunale di Napoli in una sala gremita da magistrati, avvocati e operatori del mondo della giustizia. In aula presente anche una delegazione di cittadini di Catanzaro dove fino a ieri Gratteri ha svolto la funzione di guida dell'ufficio inquirente. 2023. ANSA/CIRO FUSCO

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