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Sangue Loro - Il ragazzo mandato ad uccidere, in arrivo bonus track con Daria Bove

Cronaca

L'episodio extra, in formato podcast e video, sarà disponibile da martedì 19 marzo, su skytg24.it e su tutte le principali piattaforme. Nella puntata Daria Bove, tra i principali protagonisti della serie, dialogherà con Pablo Trincia e col vicedirettore di Sky Tg24 Omar Schillaci

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Novità in arrivo per "Sangue loro – Il ragazzo mandato ad uccidere". Il nuovo podcast di Sky Italia e Sky TG24 realizzato da Chora Media, tutt’ora primo nella classifica Top Podcast di Spotify, che ha raccontato la storia di due destini che si incrociano nella Roma anni ’80 investita da una stagione terroristica ormai dimenticata, si arricchisce di una bonus track, disponibile sia in formato podcast che video. È in arrivo, infatti, da martedì 19 marzo, su skytg24.it e su tutte le principali piattaforme, un episodio extra che vedrà l’eccezionale partecipazione di Daria Bove, tra i principali protagonisti della serie, tornata in Italia dall’Australia, dove ormai vive da anni, per raccontarsi in seguito al grande successo del podcast e all’ondata di affetto e di stima ricevuta dal pubblico. Al centro della lunga intervista con il vicedirettore di Sky TG24, Omar Schillaci, una parte importante della sua storia personale e intima che per tanti anni ha tenuto nascosto e che oggi ha scelto di condividere.

La storia di Daria Bove, figlia di Raffaella Leopardo

Tutto nasce da un appello di Pablo Trincia su Instagram nel tentativo disperato di trovare delle testimonianze sull’attentato alla British Airways il 25 settembre del 1985 ("Non ci avrei scommesso un euro" confessa l’autore). Poi, grazie al tramite di un’amica della protagonista, ecco Daria, la figlia di Raffaella Leopardo, vittima dell’attentato da cui parte il podcast, che decide di contribuire alla storia con la sua testimonianza e raccontare il suo vissuto taciuto per decenni. Una storia dolorosa che, una volta cresciuta, l’ha spinta lontano da Roma per ritrovare sé stessa. “La morte di mia madre per anni è stata un tabù. Sembravamo esserci ripresi - ha raccontato - ma quando dopo 17 anni mio fratello è morto in un incidente in moto siamo ricrollati nel baratro, soprattutto mio padre. Io con la mia gioia di vivere non sono più riuscita a stare lì, nel buio" ha ammesso. In Australia con il marito Luca e due bambini ha ricostruito la sua vita ("L’Australia mi ha ridato la vita, dandomi la forza di andare avanti con il sorriso sulle labbra"). Poi il racconto di quella lunga notte, in cui collegata con Pablo Trincia e il co-autore Luca Lancise ha deciso di aprirsi totalmente: "Abbiamo fatto le quattro di mattina, mi ha fatta piangere per due ore e mezza" ha scherzato con Pablo.

 

"Ho perdonato Hassan, se mai lo incontrerò sarà un momento tutto mio"

Ha ammesso anche la grande difficoltà nel riascoltarsi ma, soprattutto, nell’affrontare l’altra faccia della medaglia, la versione di Hassan, l'attentatore: "Stavo bene e non volevo cambiare il mio stato d’animo di quel momento. Volevo sapere, ma non volevo affrontarla. È stato difficile, ma avevo bisogno di ascoltarlo e metabolizzarlo. Volevo dargli un tempo e uno spazio tutto suo". Poi, infine, il perdono, il filo sottile lungo quarant’anni che lega le vicende dei due protagonisti. Una scelta da parte di Daria arrivata dopo averci lavorato per tutta la vita, cercando di estirpare l’odio e la rabbia verso la persona che le aveva portato via sua madre. "Io quella persona la perdono, non ce l’ho più con lui – ha detto nel corso dell’intervista - Ce l’ho con quello che ha fatto, con la situazione, ma non lo considero responsabile. Per 30 anni mi sono portata dietro sentimenti brutti. Perdonarlo è stato come camminare a un metro da terra, è stata una liberazione". Infine, su un ipotetico incontro con Hassan, ha affermato: "Non credo ci sia differenza tra il perdono personale e il perdono nell’incontro. Al momento non sento il bisogno di incontrarlo, ma quando lo farò, se lo farò, sarà un momento tutto mio".